Quando si è alla prese con la scelta delle azioni da comprare, uno dei primi dubbi riguarda la tipologia di titoli da inserire in portafoglio. Una classica domanda che soprattutto i trader alle prime armi sono portati a porsi è se è meglio investire in large cap o in small cap. Non fosse altro che per una ragione di comodità molto spesso gli investitori principianti tendono ad orientarsi sulle prime. Questa scelta è semplicemente un effetto della maggior notorietà delle large cap rispetto alle small cap. Le prime si conoscono di più e quindi tanto basta per preferirle alle seconde. Ma questo ragionamento utilitaristico vale sempre oppure a volte le azioni piccole battono quelle più grandi?
Vediamo nel dettaglio.
Cosa sono le large cap e cosa sono le small cap
Le large cap (abbreviazione di “large capitalization”) si riferiscono a società con una grande capitalizzazione di mercato. La capitalizzazione di mercato (o market cap) è il valore totale delle azioni in circolazione di una società, calcolato moltiplicando il prezzo corrente di un’azione per il numero totale di azioni in circolazione.
Le società large cap sono generalmente ben consolidate e operano da lungo tempo, spesso con una posizione dominante nei loro settori di riferimento. Alcuni esempi di large cap sono aziende come Apple, Microsoft, Amazon e Google (Alphabet). Large cap italiane sono invece Enel, Eni, Unicredit, Intesa Sanpaolo
4 le principali caratteristiche delle large cap:
- la stabilità finanziaria: le large cap tendono ad avere bilanci più solidi e una maggiore stabilità finanziaria rispetto alle aziende più piccole
- La liquidità più elevata: le large cap sono generalmente più liquide e ciò significa che possono essere comprate e vendute facilmente sul mercato senza influenzare significativamente il prezzo delle azioni.
- I maggiori dividendi: sono tantissime le large cap che offrono dividendi regolari ai loro azionisti
- Un profilo di rischio relativamente basso: le large sono spesso considerate investimenti meno rischiosi rispetto alle società a media e piccola capitalizzazione (ma questo non sta a significare che siano esenti da rischi)
Le small cap (abbreviazione di “small capitalization”) sono società con una piccola capitalizzazione di mercato. In genere la market cap è più bassa di 2 miliardi di dollari ma questo parametro è da prendere con le pinze perchè tutto dipende dall’indice di appartenenza.
Tra le caratteristiche più importanti delle small cap vale la pena porre l’accento su questi punti:
- L’alto potenziale di crescita: le small cap hanno un potenziale di crescita maggiore rispetto alle large cap, poiché operano spesso in settori emergenti o che sono in fase di espansione.
- La spiccata volatilità: in linea di tendenza le small cap tendono ad essere più volatili e quindi possono subire variazioni di prezzo più significative nel breve termine rispetto alle quotate ad alta market cap.
- Il rischio più alto: investire in small cap comporta un rischio maggiore rispetto alle mid e large cap a causa della loro minore stabilità finanziaria
- La liquidità più bassa: le small cap sono generalmente meno liquide e ciò significa che può essere più difficile comprare o vendere grandi quantità di azioni senza influenzare il prezzo.
Un vantaggio indubbio delle larga cap è la maggiore solidità finanziaria mentre uno svantaggio dato dalla crescita potenzialmente più lenta rispetto alle small e mid cap. Il punto di forza di queste ultime è invece l’alto potenziale di rendimento rispetto alle aziende di maggiori dimensioni. Tuttavia è un dato di fatto che le small cap hanno minore copertura da parte degli analisti e di conseguenza vengono spesso inserire in portafoglio solo da chi ha una certa esperienza sui mercati.
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Meglio investire in small cap o in large cap?
E adesso veniamo alla domanda alla base di questo articolo: nella fase attuale è meglio privilegiare le small cap o le large cap?
La domanda se l’è posta Oscar Soppelsa, Portfolio Manager di Quaestio SGR. Secondo il manager è un dato di fatto che le quotate a più alta market cap stiano mettendo a segno una performance molto forte sia a Wall Street che sui listini europei.
Se il rally è più o meno lo stesso per intensità, le ragioni alla base della corsa a comprare large cap Usa e large cap europee sono in parte diverse. Ci sono driver simili a partire dal contenuto livello di indebitamento e dalla minore sensibilità sia ai costi di rifinanziamento del debito e sia alla performance economica generale ma ci sono anche catalizzatori del tutto diversi. Mentre il boom delle large cap americane è essenzialmente il boom di quella manciata di titoli che sono attivi nel segmento tech (soprattutto se legato allo sviluppo dell’AI), il boom delle large cap europee interessa meno di 10 titoli di settori diversi ma accumunati dalla stessa solidità del bilancio.
Tornando al confronto, il verdetto del primo semestre è assodato con le large cap che sia in Usa che in Europa hanno battuto le small cap. E nel secondo semestre cosa avverrà? Secondo l’analista attualmente è presente meno differenziale di performance e quindi almeno le società a piccola capitalizzazione di mercato con bilanci sani hanno le carte in regola per recuperare rispetto alle large cap. Un fattore di freno a questo rilancio dei multipli potrebbe essere rappresentato dall’accertata più spiccata sensibilità delle small cap rispetto alle prestazioni dell’economia nel suo insieme.
La situazione è quindi fluida e le due grandi variabili macro dei prossimi mesi, andamento dell’inflazione e politica monetaria delle banche centrali, potrebbero condizionare il quadro.
Lato operativo, quindi, la situazione non è priva di stimoli. Una buona notizia per i trader che sono soliti comprare azioni sia attraverso le piattaforme di banche come Fineco che con quelle di broker come eToro.
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