Chi segue la finanza si sarà imbattuto più di una volta nell’espressione “insider trading” magari in relazione ad alcuni casi di cronaca giudiziaria che hanno visto protagonisti noti investitori un tempo sulla cresta dell’onda e poi finiti dietro le sbarre. Ma cosa si intende per insider trading e perchè questa attività viene considerata un reato?
Come noto il trading online è un’attività legale (se viene effettuato con broker autorizzati dalle autorità di controllo) ma diventa illegale nel caso in cui assuma la fattispecie “insider”. In questo articolo spiegheremo quando tutto questo avviene. Per aiutare i nostri lettori a restare sempre nell’ambito della legalità, forniremo anche delle indicazioni su come poter fare trading online in modo conforme alla legge evitando così di ritrovarsi in situazione spiacevoli.
Nel caso in cui chi ci sta leggendo non fosse interessato a saperne di più sul reato di insider trading ma volesse subito conoscere i nomi di quei broker autorizzati che consentono di fare trading online in modo legale può andare subito all’ultimo paragrafo della guida. Il nome di un broker autorizzato ad operare in Italia possiamo però già anticiparlo qui: eToro. Questo fornitore ha il vantaggio di offrire sempre una demo gratuita da 100 mila euro virtuali per fare pratica senza rischi.
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Insider Trading: cosa è
Partiamo delle definizioni. Si parla di insider trading quando un soggetto (che può essere una persona fisica ma anche una società) effettua una compravendita di asset finanziari (l’esempio classico è quello delle azioni) dopo aver avuto accesso ad informazioni riservate che non sono note al pubblico. Il tema dell’insider trading (e il reato che da esso scaturisce) si interseca con la grande problematica dell’accesso alle informazioni finanziarie.
Sappiamo che l’andamento di un qualsiasi asset è sempre collegato alle notizie che lo riguardano. Ad esempio un titolo del settore petrolifero tende ad apprezzarsi quando viene diffusa la notizia sull’acquisizione di nuovi ordini. Oppure una società X è destinata ad un rapido crollo nel caso in cui diventi di dominio pubblico la notizia di un’inchiesta sul suo conto.
Ebbene siamo dinanzi ad un caso di insider trading nel momento in cui un soggetto inizi a comprare in modo massiccio azioni del titolo petrolifero ancora prima che esso abbia diramato la notizia dei nuovi ordini. Abbiamo sempre a che fare con insider trading anche nel caso in cui un soggetto decida di vendere tutto il suo pacchetto azionario poco prima che la notizia dell’inchiesta su quella società possa diventare di dominio pubblico.
In entrambi gli esempi che abbiamo fatto siamo sempre dinanzi alla stessa situazione: c’è un investitore che avendo appresso prima delle notizie price sensitive su una certa società, ottiene un indebito vantaggio.
Per evitare fraintendimenti chiariamo subito che, come anticipato in precedenza, un’accesso simultaneo a tutte le informazioni disponibili da parte di tutti gli investitori è impensabile. Non serve essere dei grandi esperti di finanza per intuire che i grandi investitori hanno possibilità di accesso alle informazioni che i piccoli non hanno. Con l’insider trading siamo però su un livello completamente diverso poichè ci sono pochissimi che, in modo illegale, apprendono in anticipo delle notizie non ancora ufficiali e da esse traggono vantaggio.
Nel caso della società travolta dall’inchiesta avviata dalla magistratura, una cosa è vendere quando la notizia non è stata diffusa e una cosa è vendere dopo. Nel primo caso, infatti, i prezzi sono quelli normali mentre nel secondo caso incorporano lo scandalo.
Reato di insider trading: cosa prevede la legge
Dopo aver chiarito cosa è l’insider trading da un punto di vista più generale, focalizziamo adesso la nostra attenzione sul reato di insider trading. Ovviamente il nostro punto di riferimento è la legge italiana. Del reato di insider trading in Italia si è iniziato a parlare nel Testo Unico delle disposizioni in materia di mercati finanziari (TUF o Legge Draghi) datato 1998. La normativa in questione è molto snella avendo fissato solo i principi generali mentre i dettagli tecnici sono stati lasciati ai vari regolamenti in merito.
Nel TUF sono presenti sia disposizioni in merito alle società di investimento e di gestione collettiva del risparmio che norme che hanno come obiettivo quello di sanzionare comportamenti di cui venga accertato il carattere lesivo per la stabilità dei mercati. L’insider trading rientra proprio in questa fattispecie che comprende l’altrettanto noto reato di aggiotaggio.
Il reato di insider trading per la legge italiana si configura come un abuso di informazioni privilegiate dove con questa espressione si intendono tutte quelle informazioni di carattere preciso che non sono state rese note e che riguardano “direttamente o indirettamente, uno o più emittenti strumenti finanziari od uno o più strumenti finanziari” e che se fossero state rese note potrebbero “influire in modo sensibile sui prezzi di tali strumenti finanziari”. Insomma proprio i casi degli esempi sugli ordini di un gruppo petrolifero e sull’inchiesta della magistratura contro una certa società che abbiamo citato in precedenza.
Sanzioni per insider Trading
Ma quali sono le sanzioni che il legislatore ha previsto per il reato di insider trading? A partire dal 2004 , anno di entrata in vigore della legge Comunitaria (che comunque venne recepita dall’Italia nel 2005), è stato stabilito che chi compie il reato di insider trading può essere punito con la reclusione da uno a sei anni e con una multa che va da 20mila euro fino a 3 milioni di euro. Sempre la legge assegna al giudice la possibilità di aumentare l’importo della multa fino al triplo o addirittura “fino al maggiore importo di dieci volte il prodotto o il profitto conseguito dal reato quando, per la gravità del fatto essa appare inadeguata anche se applicata nel massimo”.
Insomma le sanzioni previste della legge in Italia per il reato di insider trading sono tutt’altro che blande. La reclusione fino a 6 anni e le maxi multe sono state riconosciute dal legislatore come strumenti in grado di dissuadere i soggetti male intenzionati dal compiere reati di insider trading.
Già ma chi controlla l’eventuale presenza sul mercato di comportamenti anomali (ad esempio un maxi acquisto di azioni prima dell’ufficializzazione di una grande commessa da parte di una società). Nel nostro paese l’organo pubblico preposto ad effettuare questo genere di verifiche è la Consob. L’ente, al fine di vigilare sulla correttezza delle informazioni, può richiedere alle società quotate di ricevere comunicazione su notizie e documenti ma ha anche il potere di assumere informazioni dagli amministratori, dai sindaci e dalle società di revisione. In ultimo la Consob, laddove esistano i requisiti ha anche facoltà di disporre ispezioni nelle società finite nel suo mirino.
Modi legali per fare trading online
Abbiamo detto che fare insider trading è illegale e chi si macchia di questo reato dovrà fare i conti con la legge e con precise sanzioni. Il reato di insider trading è un modo per tutelare i tanti traders onesti che operano sul mercato finanziario. Ma è anche un modo per salvaguardare i tanti broker autorizzati che compongo il settore.
Per verificare che un broker sia legale è necessario controllare, sul suo stesso sito, la presenza del prospetto informativo dove sono riportate le autorizzazioni. Per essere ancora più sicuri si può poi effettuare anche un secondo passaggio: la verifica sullo stesso sito dell’autorità di controllo.
Il broker che abbiamo citato in precedenza, eToro, è autorizzato dalla CySEC (Cipro), dalla FCA (Regno Unito) e dall’ASIC (Australia). In particolare eToro eToro (Europe) Ltd. presso i registri della Cyprus Securities Exchange Commission (CySEC) ha licenza n. 109/10.
Il fatto che eToro sia un broker autorizzato significa che il trader può tranquillamente fare trading sui tantissimi asset disponibili senza la paura di incappare in truffe.
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Una alternativa sempre autorizzata e perfettamente legale è AvaTrade. In questo caso la registrazione è presso la Central Bank of Ireland (No.C53877). AvaTrade vanta autorizzazioni in molti paesi di tutto il mondo e questo è un segnale di affidabilità del broker. Inoltre AvaTrade mette a disposizione dei suoi clienti una vastissima gamma di piattaforme e un lungo elenco di asset disponibili. Il deposito minimo per iniziare a fare trading con Avatrade è di 100 euro ed è sempre possibile usare un conto demo gratuito per fare pratica senza rischi.
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