Cattive notizie per chi è solito investire con il trading di CFD. Un emendamento alla Legge di Bilancio 2020 prevede il raddoppio delle tasse sull trading online. Di questa possibilità si è iniziato a parlare due giorni fa quando alcuni media hanno riportato la notizia della presentazione di un emendamento alla Finanziaria 2020 che prevede l’incremento della Tobin Tax del 50 per cento e la sua appplicazione a tutti i CFD che vengono negoziati sulle piattaforme di trading online.

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L’emendamento, già ribattezzato come stangata sul CFD Trading, è stato presentato dai senatori di Fratelli d’Italia La Pietra, de Bortoldi e Calandrini. L’inserimento dell’articolo nella Legge di Bilancio 2020 è stato già votato a favore dal Senato e quindi la strada per il suo collocamento nella finanziaria è spianata. I promotori dell’incremento delle tasse sul trading online hanno precisato che la loro iniziativa nasce con l’obiettivo di arginare il fenomeno dei cosiddetti broker truffa. La Tobin Tax più elevata, quindi, serve a colpire quei broker che si ostinano ad offrire ai propri clienti leve molto alte. 

Se gli intenti di fondo sono di tutto rispetto, altrettanto non si può dire per i contenuti dell’emendamento. Una parte della legge che va ad aumentare le tasse sui CFD, infatti, non solo è confusa ma, al tempo stesso, potrebbe creare danni propri agli stessi traders. Si tratta del comma 3 ter che segue il più chiaro comma 3 bis in cui si fa riferimento alla citata necessità di bloccare i broker truffa che ispia tutta la normativa.

Nel comma 3 Ter si fa riferimento a tutte quelle transazioni che vengono concluse su reti telematiche e/o di telecomunicazioni aventi oggetto contratti per differenza o CFD. Il comma stabilisce che l’imposta sul nozionale negoziato (Tobin Tax) relativo ai CFD sale dallo 0.2% allo 0.4%.

Il raddoppio si profila come una vera e propria mazzata. A dispetto dei decimali, infatti, si tratta di una enormità per la negoziazione a leva. Secondo gli esperti il rischio è che a partire dal 2020 l’intera industria del trading online possa subire pesanti ripercussioni se l’aumento della Tobin Tax dovesse essere applicato non solo al mercato italiano ma a tutti i CFD trattatti dalle piattaforme di trading online.

Oggi, infatti, i contratti per differenza sono il tipo di strumento finanziario più usato dagli italiani nelle loro attività di trading. 

Tasse sui CFD allo 0,4% nel 2020: conseguenze

Per meglio comprendere quale potrebbe essere l’impatto della Tobin Tax 2020 allo 0,4 per cento sui CFD è utile fare un esempio. Se le tasse sul contovalore di un microlotto Eur/Usd dovessero passare allo 0,4 per cento come l’emendamento approvato prevede, esse arriverebbero a quota 4 euro, per la cui copertura sarebbero necessari 40 pips di oscillazione a favore del trade solo per quella operazione. 

Il retroterra legislativo del comma 3.Ter è rappresentato dal comma 492 della legge 228 del 2012 che a sua volta fa riferimento al comma 491 della stessa legge che stabilisce “Il trasferimento della proprietà di azioni e di altri strumenti finanziari partecipativi di cui al sesto comma dell’articolo 2346 del codice civile, emessi da società residenti nel territorio dello Stato, nonché di titoli rappresentativi dei predetti strumenti indipendentemente dalla residenza del soggetto emittente, è soggetto ad un’imposta sulle transazioni finanziarie con l’aliquota dello 0,2 per cento sul valore della transazione“.

Detto in parole povere, la legge di riferimento stabilisce che tutte le azioni italiane e gli indici azionari come il Ftse Mib, sia se negoziati in modo diretto che nel caso di negoziazione attraverso strumento di tipo derivato come i CFD, sono soggetti all’applicazione della Tobix Tax, indipendentemente dalla nazionalità dell’intermediario (che può quindi essere sia italiano che estero). 

E’ proprio questa incongruenza tra la normativa di riferimento e l’emendamento sull’aumento della Tobix Tax  sui CFD allo 0,4 per cento ad aver diffuso un certo nervosismo tra gli stessi traders. 

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