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Investire nelle small cap USA conviene. Almeno, così la pensa Curt Organt, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV – US Smaller Companies Equity, secondo cui ci sono almeno quattro motivi per cui puntare sulle small cap a stelle e strisce potrebbe essere una buona scelta. Non è peraltro la prima volta che T. Rowe Price esprime un particolare ottimismo sugli investimenti nelle small cap

Le valutazioni

Dai massimi di novembre 2021 le valutazioni sono scese rapidamente e ora sono vicine ai minimi storici rispetto alle società più grandi. Insomma, è dal crollo della bolla tecnologica che le valutazioni relative alle small cap non sono così convenienti. Il forte sconto di valutazione che è oggi applicato alle società USA più piccole suggerisce l’aspettativa di una recessione economica profonda e prolungata, che secondo T. Rowe Price è lo scenario peggiore.

Per gli analisti, infatti, anche se gli Stati Uniti dovessero attraversare un periodo di recessione nel breve termine, tale flessione sarà probabilmente più breve e meno profonda di quanto non lascino intendere gli attuali livelli di valutazione estremi.

La storia – aggiungono ancora gli analisti – insegna che quando in passato le valutazioni delle società più piccole hanno raggiunto simili livelli, le stesse hanno poi guidato la ripresa del mercato. Succederà così anche questa volta?

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Le aspettative sugli utili

Considerato il forte calo delle valutazioni delle società di minori dimensioni nel 2022, si potrebbe supporre che anche gli utili siano calati drasticamente. In verità, però, le aspettative sugli utili delle società dell’indice Russell 2000 sono rimaste relativamente stabili, ma i prezzi sono scesi bruscamente. Di contro, per i titoli più grandi dell’indice Russell 1000 abbiamo una situazione quasi inversa: le società hanno subito maggiori revisioni al ribasso, ma i prezzi non hanno generalmente seguito il loro esempio.

Ma quale risultato? Ciò che è avvenuta è una significativa compressione dei multipli prezzo-utile (P/E) delle società più piccole, nonostante le prospettive aziendali sottostanti non siano state influenzate in modo sostanziale.

Gli attuali livelli dei multipli P/E prevedono un forte calo degli utili delle società più piccole, simile a quello registrato all’indomani della crisi finanziaria globale ma, per gli analisti di T. Rowe Price, tutto ciò è improbabile.

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La determinazione dei prezzi

Storicamente, le società più piccole hanno registrato alcune delle loro migliori performance, sia in termini assoluti sia rispetto alle large-cap, durante i periodi di inflazione elevata ma in via di attenuazione. Ebbene, è proprio questo il contesto in cui si trova negli USA, principalmente a causa del fatto che le società a più piccola capitalizzazione sono ritenute più agili e reattive nel momento in cui devono riscontrare ai cambiamenti del contesto rispetto alle controparti di maggiori dimensioni.

Contemporaneamente si ritiene di norma che le società di più piccole dimensioni siano price taker, con una capacità limitata di esercitare un potere di determinazione dei prezzi. In verità, però, molte piccole imprese operano in settori di nicchia o in aree di mercato poco servite. Dunque, hanno un potere di determinazione dei prezzi superiore a quello che le loro dimensioni potrebbero far pensare.

In ogni caso, sebbene un’azienda possa anche non controllare il prezzo di un prodotto finale, ciò non significa che non possa influenzare i profitti. Per esempio, molte aziende più piccole possono essere componenti critici all’interno di processi o catene di fornitura più complessi…

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Il trend in atto

T. Rowe Price rammenta come le e aziende più piccole siano quelle che possono trarre i maggiori benefici dall’emergente trend di migrazione dalla globalizzazione verso un’economia mondiale più regionalizzata, come particolarmente evidente proprio negli USA.

È dunque probabile che le small cap possano godere di una spinta significativa sul fronte della domanda, considerato che di norma sono più sensibili all’economia nazionale rispetto alle loro controparti a grande capitalizzazione. Inoltre, anche il dollaro forte ha storicamente favorito i titoli delle piccole imprese USA mentre le società più grandi, che hanno una maggiore esposizione ai mercati internazionali, tendono a essere svantaggiate da un dollaro più forte a causa di fattori di conversione valutaria, nonché di una domanda potenzialmente più debole per i loro beni e servizi.

“L’avversione al rischio degli investitori è comprensibilmente aumentata negli ultimi tempi. Tuttavia, negli ultimi 12 mesi le società statunitensi di minori dimensioni sembrano essere state colpite in modo sproporzionato dal “risk off”. Le valutazioni relative rispetto alle società più grandi sono scese a livelli storicamente bassi, nonostante gli utili siano rimasti relativamente solidi” – affermano ancora gli analisti, ricordando che questo suggerisce uno scollamento tra i prezzi delle small-cap e i fondamentali sottostanti, che potrebbe rapidamente rientrare in presenza di segnali che indicano che l’inflazione è contenuta, che l’aumento dei tassi ha raggiunto il suo picco e che l’economia si sta dimostrando più resistente di quanto generalmente previsto.

Nel frattempo, la storia rileva come le small cap potrebbero sovraperformare all’uscita da un rallentamento e in vista della ripresa. Elementi che, conclude T. Rowe Price, inducono a pensare che questo sia il momento giusto per investire nelle small cap statunitensi…

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