L’atteggiamento degli italiani verso il risparmio e gli investimenti sta attraversando una fase di significativa trasformazione, come emerge dall’approfondita indagine condotta da Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Centro Einaudi.
Il quadro che si delinea nel 2024 rivela una situazione complessa e per certi versi contraddittoria, dove la sicurezza finanziaria rimane una priorità assoluta per i cittadini, nonostante si registri un calo dell’interesse generale verso le tematiche economiche.
Il ritorno al disinteresse: un paradosso finanziario
Dopo un 2023 caratterizzato da un rinnovato interesse verso le questioni economiche e finanziarie, il 2024 ha segnato un ritorno alle vecchie abitudini.
I dati mostrano infatti che circa un terzo degli intervistati si dichiara completamente disinteressato alle tematiche economiche e finanziarie. Un fenomeno che risulta particolarmente preoccupante considerando l’importanza crescente della pianificazione finanziaria nel contesto attuale.
In questo scenario, il ruolo degli istituti bancari come punto di riferimento per la consulenza finanziaria si consolida ulteriormente. Le banche si confermano come il consulente preferito per oltre il 60% degli intervistati, con una particolare concentrazione nella fascia d’età tra i 45 e i 64 anni, dove la percentuale supera addirittura i due terzi. La fiducia nelle istituzioni bancarie tradizionali riflette un bisogno di sicurezza e professionalità nella gestione del risparmio.
Evoluzione delle scelte di investimento e previdenza
Il panorama degli investimenti sta subendo notevoli cambiamenti. Un dato significativo riguarda il risparmio gestito, che in Italia rappresenta una percentuale considerevole del PIL, oscillando tra il 70% e il 95%.
La distribuzione degli investimenti in strumenti gestiti mostra una grande variabilità: circa la metà dei risparmiatori mantiene una quota tra il 10% e il 30% del proprio patrimonio in questi strumenti, mentre quasi un quarto opta per una percentuale tra il 30% e il 50%. Solo una minoranza, rappresentata dal 10% degli investitori, sceglie di allocare oltre la metà del proprio patrimonio nel risparmio gestito.
Particolarmente interessante è l’evoluzione delle preferenze di investimento nell’ultimo anno. Si registra un incremento significativo dell’interesse verso le obbligazioni, con un aumento della quota in portafoglio dal 28% al 34%. Di contro, si osserva una leggera flessione negli investimenti azionari, che scendono dal 6% al 5,6%. Gli investimenti alternativi, sebbene ancora marginali, vedono i metalli preziosi mantenere la loro posizione di leadership, seguiti dagli investimenti etici e ESG.
Il settore immobiliare continua a rappresentare una componente fondamentale del patrimonio degli italiani, costituendo in media il 63% del patrimonio totale. Un dato incoraggiante emerge dalla crescita della proprietà immobiliare tra i giovani, passata dal 49,2% al 60% nell’ultimo anno.
Perché si investe in risparmio gestito?
Le motivazioni principali che spingono gli italiani verso il risparmio gestito sono principalmente due: la necessità di costruire una sicurezza finanziaria per la terza età (39,5%) e l’ottimizzazione dei risparmi esistenti (38,1%). Nonostante ciò, l’adesione alla previdenza complementare rimane ancora limitata, anche se si registra un incremento nelle sottoscrizioni da parte dei giovani. Parallelamente, cresce l’attenzione verso le assicurazioni sanitarie, con un aumento dal 14% al 17% degli intervistati che sottoscrivono polizze per la copertura delle spese mediche.
La conclusione dell’indagine sottolinea come esista ancora un significativo potenziale di sviluppo nel settore, sia per quanto riguarda la domanda di investimenti più sofisticati, sia per rispondere alle crescenti esigenze previdenziali. La chiave per sbloccare questo potenziale risiede nel miglioramento dell’educazione finanziaria e nella crescita della consapevolezza riguardo alle necessità di investimento, elementi fondamentali per costruire un futuro finanziario più sicuro per i cittadini italiani.
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