In un contesto come quello attuale caratterizzato dall’incombente rischio recessione, la composizione del portafoglio di investimento diventa determinante.
Gli ultimi 40 giorni sono stati molto movimentati. La crisi delle banche ha causato quello che tutti gli analisti si attendevano: il crollo dell’appeal dei titoli di stato. I dati non lasciano spazio a dubbi: secondo l’Epfr, solo nel mese di marzo c’è stato un afflusso di ben 286 miliardi di dollari nei fondi monetari che investono soprattutto in obbligazioni governative a breve termine. Il dato è il massimo dallo scoppio della pandemia di covid19. A seguito di questo movimento, nel giro di pochissime settimane, il rendimento dei Treasury a 2 anni è calato di ben l’1 per cento registrando il ribasso più ampio dal crollo delle borse dell’ottobre 1987. Ripercussioni anche sulla lunghezza decennale dove i i tassi sono scesi di mezzo punto percentuale nel giro di pochissimi giorni.
Dopo la grande paura sembra però arrivata la fase della stabilizzazione. Gli investitori attenti potrebbero approfittare di questo nuovo contesto per provare a capire se quanto avvenuto sia effetto di timori irrazionali oppure sia un comportamento logico alla luce di quelle che sono le tendenze in atto.
Secondo Flavio Carpenzano, direttore investimenti per il reddito fisso di Capital Group, è palese che il mercato sta scontando un taglio dei tassi di riferimento di 100 punti base entro gennaio 2024. Si tratta di uno scenario poco convincente visto che il rallentamento dell’inflazione è più lento del previsto. Per l’esperto i tassi restano quindi volatili e non è da escludere che il costo del denaro possa anche salire un pò prima di scendere. Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli esperti di Goldman Sachs secondo i quali il decennale Usa potrebbe arrivare al 4,25 nel prossimo semestre (ovvero un ribasso della quotazione di quasi 5 punti percentuali rispetto a quelli che sono i livelli attuali).
Secondo Cosimo Marasciulo, deputy head of Euro fixed income di Amundi, gli Usa dovrebbero entrare in recessione proprio quest’anno. Negli States, ha affermato l’analista, i rendimenti dei titoli di stato a breve termine sono oramai troppo competitivi nel confronto con la remunerazione delle giacenze sul conto corrente. Proprio per evitare che i correntisti vadano via, le banche dovranno alzare i tassi riconosciuti sul conto e questo aumenterà in modo più che proporzionale il costo della raccolta a breve rispetto alla redditività degli impieghi a lungo termine. In soldoni: flessione del credito e quindi rallentamento dell’economia.
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Come proteggersi dalla recessione
In questo contesto, a livello di portafoglio, gli investitori dovrebbero iniziare a considerare la possibilità di proteggersi dall’incombente recessione. La strada maestra coincide con il posizionamento sulla parte di breve della curva e non sulle scadenze più lunghe (dai 10 anni ad oltre). C’è una sostanziale convergenza tra gli analisti sul fatto che nel reddito fisso sia possibile trovare valore.
Gli stessi titoli governativi non vanno guardati solo nell’ottica del rendimento assoluto ma anche come strumento di diversificazione.
Attualmente i bond societari americani di un certo livello offrono un ritorno a scadenza compreso tra il 5 e il 6 per cento. Si tratta di un livello che non si vedeva da decenni. Se ci dovesse essere la recessione proprio questi titoli trarranno beneficio da un calo dei tassi di riferimento che sarà in grado di bilanciare il più possibile l’allargamento degli spread. Secondo gli esperti di Goldman Sachs ci potrebbero essere ritorni sui 12 mesi compresi tra l’1,3 per cento dei bond di buona qualità Usa e il 7 per cento per le obbligazioni high yield.
Con queste prospettive, l’approccio più convincente è quello della cautela perchè è vero che la componente a più alto rischio e rendimento è capace di garantire un rendimento a scadenza pari ad oltre il 9 per cento, tuttavia si tratta anche della più suscettibile al peggioramento dell’economia. Determinante sarà l’andamento della recessione perchè c’è una bella differenza tra una recessione gestibile e una dura.
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