estrazione petrolio e grafico al rialzo
Rendimenti alle stelle per molti ETF che replicano il petrolio - BorsaInside

A causa delle tensioni in Medio Oriente, il prezzo del petrolio è tornato a crescere e in parallelo è anche aumentato il numero di trader che operano su questo asset. L’appeal del greggio è tornato ad essere così forte da spingere ad investire sul petrolio anche chi non lo aveva mai fatto fino ad ora. Il fatto che le previsioni sull’andamento delle quotazioni petrolifere siano positive (sempre se lo scenario dovesse restare quello attuale) significa che questo mercato continuerà ad essere protagonista anche nei prossimi mesi. Con questo scenari diventa fondamentale capire quale è lo strumento migliore per investire sul petrolio. Escludendo la possibilità di comprare barili fisici di greggio, ci sono a disposizione tutta una serie di strumenti per speculare in modo più o meno diretto sul greggio. In questa fase caratterizzata da un trend marcatamente rialzista sostenuto dalla tensioni geopolitiche, sono soprattutto gli ETF a dare prova di efficienza.

In questo articolo spigheremo proprio perchè gli ETF petrolio possono essere ritenuti il modo migliori per investire sul petrolio.

Prima di scendere del dettaglio facciamo però il punto sul trend del greggio.

Le tensioni geopolitiche sostengono il rally del petrolio

Come si può vedere dall’andamento della quotazione petrolio, nelle ultime settimane c’è stata una fiammata proprio a causa dell’aggravamento delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. In particolare l’attacco missilistico dell’Iran a Israele ha innescato un boom del WTI, salito da 69 a 77 dollari al barile in poco tempo e un altrettanto marcato rally del Brent che si è portato da 71 a 81 dollari al barile. Ora è vero che in entrambi i casi la fiammata si è poi smussata ma ciò è avvenuto solo perchè si è iniziato timidamente a parlare di una possibile tregua tra Israele e Hezbollah.

A prescindere dalla traiettoria seguita dal greggio, quello che è evidente è il potere di condizionamento che le news geopolitiche sul Medio Oriente hanno nei confronti del prezzo del petrolio. Questo appeal vale sia in positivo che in negativo.

E’ tenendo conto di questa correlazione che si deve scegliere lo strumento di investimento più adatto per investire sul petrolio. Ce ne sono tantissimi come vedremo nel prossimo paragrafo.

Come investire sul petrolio: i migliori strumenti

Esistono diversi strumenti per investire sul petrolio, che variano in base a rischio, complessità e tipo di accesso al mercato. Tra i più usati ci sono:

  • Contratti futures: si tratta di contratti standardizzati che permettono di acquistare o vendere una determinata quantità di petrolio a un prezzo fissato in una data futura. Molto usati dai trader professionali, comportano un alto livello di rischio e volatilità. Le due principali tipologie di petrolio quotate nei mercati futures sono il Brent e il WTI.
  • Opzioni sul petrolio: strumento che dà il diritto (ma non l’obbligo) di acquistare o vendere contratti futures sul petrolio a un prezzo predeterminato entro una certa data. Anche le opzioni sono strumenti molto complessi che richiedono una buona conoscenza dei mercati.
  • Contratti per Differenza: i CFD permettono di speculare sui movimenti di prezzo del petrolio senza possederlo direttamente. Consentono di fare trading sul prezzo spot del petrolio, sfruttando la leva finanziaria e con la possibilità di operare al rialzo e al ribasso. Tutti i CFD comportano rischi legati alla volatilità e alla leva.
  • Fondi comuni di investimento: si tratta di strumenti di gestione attiva il cui obiettivo è quello di battere il mercato del petrolio. Possono investire in azioni di aziende del settore energetico o in commodity legate al petrolio. Offrono uno gestione professionale ma sono anche caratterizzati da costi molto alti.
  • ETF e ETC: gli Exchange Traded Funds replicano l’andamento di un paniere di titoli di aziende del settore energetico mentre gli Exchange Traded Commodities seguono il prezzo del petrolio direttamente, permettendo di investire nelle materie prime senza possedere fisicamente il petrolio (esempio di ETC sul petrolio è United States Oil Fund USO mentre esempio di ETF è Energy Select Sector SPDR XLE).
  • Azioni di società petrolifere: quello di investire in titoli petroliferi è un modo indiretto per speculare sulle quotazioni dell’oil. Il limite più importante è rappresentato dal fatto che tutte le azioni petrolifere non sono solo influenzate dal prezzo del petrolio, ma anche da fattori aziendali interni (leggi anche migliori azioni petrolio 2024).
  • Obbligazioni legate al settore petrolifero: si tratta di investire in obbligazioni emesse da aziende del settore energetico, spesso legate al petrolio. Le obbligazioni offrono rendimenti fissi, ma sono influenzate dalla salute finanziaria delle aziende e dalle condizioni del mercato petrolifero.

Trovare tutti questi strumenti su una sola piattaforma non è semplice. La stragrande maggioranza dei broker sono focalizzati su singoli strumenti di investimento e questo impedisce di avere il ventaglio di opzioni più ampio possibile per investire sul petrolio. Unica eccezione è Fineco che offre la migliore piattaforma trading tra quelle delle banche italiane oltre che la più ampia scelta di strumenti operativi per speculare sul greggio e su tanti altri asset.

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Perchè investire sul petrolio con gli ETF

Gli ETF sono il modo migliore per investire sul petrolio tra quelli citati nella lista precedente. Molti fondi a gestione passiva sul greggio hanno messo a segno prestazioni molto forti da inizio anno. Ad esempio l’ETF Alerian Mid Energy di Hanetf da inizio anno ha messo a segno una performance del 25,2 per cento che sale al 77 se si considera l’orizzonte a tre anni. Il caso di questo fondo a gestione passiva è la dimostrazione dell’efficienza degli ETF rispetto alle selezioni attive di titoli spesso molto pubblicizzate dalle banche (fondi comuni di investimento).

Secondo Stacey Morris, head of energy research di Tmx Vettafi e partner di Hanetf, il prezzo del greggio è molto volatile ed entrare su questo mercato mediante un indice di titoli energetici consente di ottenere un’ottima diversificazione facendosi carico di un rischio minore a quello dell’investimento sui singoli titoli, pur avendo una buona copertura geopolitica.

State Street è un altro gestore molto attivo con gli ETF sul petrolio. I suoi replicanti azionari tematici con focus sull’energia da gennaio hanno reso tra il 7,7 per cento e il 9,2 per cento. Secondo l’analista Francesco Lomartire nonostante le tensioni geopolitiche tra Israele e Hamas il prezzo del greggio resta basso vicino ai livelli pre-conflitto. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la produzione Usa sia a livelli record grazie anche alla crescente domanda di energia residenziale e industriale. In questo contesto scegliere un ETF petrolio può essere l’opzione più efficiente perchè consente non solo di focalizzarsi sulla commodity petrolio ma anche di inglobare gli effetti della transizione energetica verso altre fonti di energia. E a proposito di rendimenti dei fondi che investono sul greggio, cosa dire del comparto GS III Global Environmental Transition Equity Goldman Sachs Asset Management (Gsam) che da inizio anno ha messo a segno un rendimento del 7,3 per cento mentre sui tre anni è oramai arrivato al 78 per cento?

Tutti questi esempi a cui abbiamo fatto cenno, dimostrano come nel vasto panorama di opzioni per investire sul petrolio, gli ETF passivi siano una delle migliori soluzioni.

Una vastissima offerta di ETF è disponibile sulla piattaforma di Fineco. La celebra banca italiana consente di investire in ETF in due modi diversi: in modo singolo oppure con il piano Replay (un Pac automatico). In più su Fineco è anche presente una vasta selezione di ETF senza commissioni che è praticamente impossibile trovare su altre piattaforme.

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Investire sul petrolio con gli ETF: le previsioni

C’è una sola cosa in comune tra i vari strumenti per investire sul petrolio citati in precedenza: il decisivo condizionamento delle previsioni. Secondo Goldman Sachs gli scenari sono essenzialmente due: o nei prossimi mesi ci sarà la distruzione di 2 milioni di barili al giorno dall’offerta iraniana oppure ci sarà un’interruzione persistente di offerta iraniana di un milione di barili al giorno.

Nel primo caso il valore del Brent, sia pure momentaneamente, potrebbe salire fino a 90 dollari al barile mentre nel secondo, scattando la compensazione da parte dell’OPEC, il Brent può arrivare ad un picco di 85 dollari che, nello scenario peggiore salirebbero fino a 95 dollari al barile se non ci dovesse essere un’azione di compensazione da parte dei paesi produttori.

In entrambi gli scenari centrale è il peso delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente.

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