Se stai prendendo in considerazione la possibilità di investire sui titoli legati alle materie prime, allora devi sapere che in questo settore le opportunità non mancano. A fare il punto sulle prospettive del comparto sono stati gli esperti di BlackRock in un loro recente report. Secondo gli analisti è possibile che, perlomeno nel breve termine, la stretta monetaria della Fed possa frenare la ripresa. Questa è ovviamente una brutta notizia per le materie prime ma lo è di meno nel caso in cui fosse dimostrato che si è oramai dentro un’era caratterizzata da alti prezzi delle commodities.
A seguito del recente sell-off, hanno poi proseguito da BlackRock, si sono create interessanti opportunità tattiche su una serie di titoli energetici che potrebbero trarre beneficio dalla corsa a rimpiazzare le forniture dalla Russia. In questo contesto, hanno aggiunto gli esperti, i settori a basso contenuto di carbonio come tech e sanità potrebbero trarre più beneficio rispetto ai tradizionali titoli energetici. Parallelamente è anche possibile che emergano grandi opportunità su aziende ad alta intensità di carbonio con piani credibili di de-carbonizzazione.
Insomma, come si può vedere da questa premessa, gli spunti per investire non mancano. Tra l’altro oggi il trading online sulle materie prime e sui titoli legati alle commodities è ancora più accessibile a tutti grazie al broker come ad esempio eToro (leggi qui la nostra recensione completa) che offrono anche la demo gratuita da 100 mila euro virtuali per imparare ad operare senza correre il rischio di rimetterci soldi veri.
Ma torniamo all’analisi di BlackRock. Secondo gli esperti, la guerra e la transizione verso le emissioni zero potrebbero continuare a tenere alti i prezzi delle commodities. Del resto, gli ultimi dati hanno rilevato come l’inflazione sia ancora molto forte sia nell’Eurozona che negli Usa. Gli esperti ritengono anche che si stia andando ad un’era caratterizzata da prezzi strutturalmente alti delle commodity, ciò a causa della spinta esercitata dalla ripartenza in un contesto in cui l’offerta resta bassa. L’Europa è alle prese con il tentativo di emanciparsi dalle forniture di energia della Russia dopo che per decennio la politica energetica dell’UE è stata a dir poco sottovalutata. Per tale ragione, le commodity che sono in qualche modo destinate alle rinnovabili conosceranno per molti anni a venire una domanda molto forte. Parallelamente anche la richiesta di energia globale dovrebbe registrare aumenti molto significativi a causa del crescente peso dei mercati emergenti in crescita.
Giusto per dirne una, le turbine eoliche e le auto elettriche, per funzionare, richiedono grandissime quantità di minerale di ferro, rame, litio e altri metalli. Secondo l’Agenzia Internazionale per Energia, la domanda di minerali per l’energia pulita da qui al 2040 dovrebbe quadruplicare per poter consentire gli obiettivi fissati dall’agenda climatica.
Il cammino verso un mondo a zero emissioni, però, non procede allo stesso modo in tutte le aree del pianeta. La guerra in Ucraina ha allungato la lista di paesi che hanno messo nel cassetto l’agenda ambientale. A voler essere sinceri fino in fondo, solo l’Europa si sta davvero sforzando per attuare una politica zero emissioni mentre altrove se ne parla poco.
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