E’ successo lo scorso 23 maggio, la piccola rivoluzione nel mercato delle criptovalute, il colpo di scena che si aspettava da tempo per far decollare le monete digitali: la SEC (Securities Exchange Commission) ha infatti approvato la quotazione per un ETF basato sul prezzo spot di mercato di Ethereum a Wall Street. Con un aumento della capitalizzazione di 250 miliardi in totale che ha avvantaggiato l’intero settore. Un evento che nei giorni appena precedenti aveva fatto salire il prezzo di Ethereum del +34%, da 2.800 a 3.800 dollari.
La svolta nelle criptovalute
La decisione della SEC ha decretato un passo importante per Ether, che è passato alla definizione più di commodity che di titolo, come era già successo in precedenza con Bitcoin, quando a gennaio scorso erano entrati in funzione gli ETF su bitcoin e il suo prezzo, nei mesi successivi, è schizzato ai massimi storici. Il 23 luglio la SEC, dopo due mesi dall’approvazione, ha permesso gli scambi degli ETF a 8 fondi: BlackRock, VanEck, Hashdex, Invesco, Fidelity, Franklin Templeton, ARK 21Shares e Grayscale.
Aspettative disilluse?
A qualche mese di distanza dal grande avvenimento, si può dire che la rosea situazione prevista non sia andata come sperato?
Da una prima analisi sembra che gli ETF spot sugli ether siano in perdita, ma non è esattamente così. Se l’ETHA di BlackRock, il settimo lancio di ETF che ha registrato il miglior successo dell’anno, insieme ad altri fondi hanno riunito miliardi di dollari di afflusso, Grayscale ha invece fatto perdere molti soldi, in un solo giorno, offuscando il trionfo dei fondi finora registrato. Un apparente flop, tanto da portare gli investitori a ritirare alcune centinaia di milioni di dollari di asset da questi fondi statunitensi.
Se a luglio il prezzo di Ethereum si aggirava intorno ai 3.500 dollari, con l’arrivo degli ETF sul mercato c’è stato il crollo. Come spesso avviene, gli investitori vogliono soldi facili e subito e questo calo ha portato le persone a vendere, scatenando un effetto domino al ribasso. I primi deflussi di ETHE, calcolabili a circa 460 milioni di dollari, hanno fatto scemare il loro interesse all’acquisto. Il mercato è stato subissato da un’ondata di liquidazioni che ha influito inevitabilmente sul prezzo, peggiorando la posizione di Ethereum e creando ulteriori nervosismi anche nei confronti delle criptovalute in generale distribuendo preoccupazione tra gli investitori.
L’intrinseca volatilità delle monete digitali crea incertezza e i deflussi certo non aiutano a dare risposte rassicuranti, ci sono poi alcuni prodotti, come il Grayscale Ethereum Trust, che mostrano commissioni più alte rispetto ad altri ETF, motivo per cui gli investitori potrebbero scegliere delle soluzioni più economiche. E poi l’annosa regolamentazione in materia di criptovalute è ancora in evoluzione, non è stata pienamente definita e i cambiamenti possono creare sfiducia e incertezza.
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Tra afflussi e deflussi: i segnali rassicuranti
I fattori sopra elencati possono creare diffidenza tra gli investitori istituzionali, ma da un’analisi più approfondita è bene non fermarsi alle prime apparenze.
Maxim Manturov, Responsabile della ricerca sugli investimenti presso Freedom24, afferma che: “Gli ETF semplificano il processo di accesso a Ethereum sia per gli investitori al dettaglio che per quelli istituzionali eliminando la necessità di acquistare, conservare e gestire direttamente ETH. Questa maggiore accessibilità potrebbe attrarre una gamma più ampia di investitori, compresi quelli diffidenti nell’utilizzare gli exchange di criptovalute. Inoltre, l’approvazione normativa di questi ETF conferirà maggiore legittimità a Ethereum e al più ampio mercato delle criptovalute, riducendo potenzialmente i rischi percepiti e incoraggiando la partecipazione di investitori cauti.
Il lancio degli ETF su Ethereum probabilmente farà crescere la domanda di ETH, poiché questi fondi dovranno detenere quantità significative dell’asset sottostante. Questa maggiore domanda potrebbe aumentare la liquidità del mercato, portando a prezzi più stabili. Gli investitori istituzionali che hanno familiarità con gli ETF come strumento finanziario potrebbero essere più propensi a investire in Ethereum tramite questi fondi. Ciò porterebbe a un sostanziale afflusso di capitale e a un’ulteriore crescita e sviluppo dell’ecosistema Ethereum“.
Dall’inizio dell’anno, i flussi di ETF si sono assestati sui 911 miliardi di dollari a livello globale. E sono 17 i miliardi di dollari di flussi netti rilevati dagli ETF spot sulle cripto, che valgono circa il 2% degli introiti totali modiali. Gli investitori hanno allocato circa 20 miliardi di dollari nel prodotto di BlackRock, che è stato però subissato da 17 miliardi di dollari di deflussi dal Grayscale Bitcoin Trust (GBTC). Ricordiamo che Grayscale offre una commissione maggiore per gli investitori e se escludiamo i massicci deflussi che questa ha fatto registrare, intorpidendo le acque dalle quali non si può avere una situazione chiara e lineare, gli altri fondi, nelle prime cinque settimane, sono stati nettamente positivi, definendo un successo che può continuare. E’ probabile che la domanda cresca nei prossimi mesi e che il prodotto debba ancora assestarsi e dare uno slancio significativo.
Gli investitori dovrebbero sempre monitorare attentamente gli indicatori di mercato, affidarsi a professionisti del settore per avere idee di investimento uniche e bilanciate, differenziare il portafoglio, quindi acquistare azioni oltre che ETF.
Ricordiamo che gli ETF sono solo uno degli strumenti per investire in ETH. Sulla seconda crypto a maggiore market, infatti, si può anche speculare con i CFD. Ad offrire questa possibilità sono broker come eToro e Fineco.
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