Le quotazioni petrolifere continuano ad essere sui massimi alimentando le preoccupazioni sulla ripresa dell’inflazione. Per il greggio ottobre è iniziato allo stesso modo di settembre ossia con una chiarissima impostazione al rialzo che, con tutta probabilità, è destinata a proseguire anche nelle prossime settimane a meno che non ci sia una radicale trasformazione del contesto di riferimento.
Senza perdere tempo a parlare delle oscillazioni continue del prezzo del petrolio (per quelle c’è il grafico in tempo reale che si può vedere in basso), diciamo che possiamo dare per acquisito questa interpretazione: la quotazione petrolio è oramai stabilmente sopra i 90 dollari al barile con il target che punta sui 100 dollari al barile (un obiettivo che si poteva considerare impossibile fino a pochi mesi fa ma che adesso è proprio a portata di mano).
Ad aggravare ulteriormente la situazione è stata la nuova decisione assunta dalla Russia in merito alla produzione di combustibile diesel. La Russia, impegnata nella guerra delle sanzioni contro l’Occidente, ha bloccato la produzione di diesel mettendo in crisi le raffinerie globali con inevitabili conseguenze su tutta la filiera, dall’industria ai trasporti fino ad arrivare all’energia.
In questo articolo fare due cose: cercheremo di capire perchè il prezzo del petrolio è aumentato e, una volta data una risposta a questa domanda, proveremo ad individuare gli asset che conviene inserire in portafoglio per investire sull’energia sfruttando il rally del prezzo del greggio.
Cosa ha spinto la quotazione petrolio sui massimi
La corsa al rialzo dei prezzi del petrolio greggio e dei prodotti raffinati, che ha preso il via alla fine di luglio 2023, sta mettendo a dura prova l’economia globale e sta avendo un impatto significativo su diverse aree chiave. Vediamo nel dettaglio i principali sviluppi e le implicazioni di questa situazione:
- Aumento del prezzo del Brent del 20%: Il prezzo del petrolio greggio, in particolare il Brent, è salito del 20 per cento rispetto a giugno 2023, raggiungendo poco sopra i 90 dollari al barile. L’incremento del valore è stato alimentato dalla crescente domanda globale di petrolio che ha raggiunto i 103 milioni di barili al giorno. Parallelamente l’Arabia Saudita ha significativamente ridotto la sua produzione di petrolio greggio, passando da 7,4 milioni di barili al giorno ad aprile a 5,4 milioni di barili al giorno ad agosto. I tagli dei sauditi e dei russi hanno causato uno squilibrio tra domanda e offerta, contesto che ha portato al rialzo delle quotazioni petrolifere.
- Aumento del prezzo del diesel del 60%: anche i prezzi del diesel sono schizzati in alto, aumentando del 60 per cento rispetto a giugno 2023 e superando la soglia dei 1.000 dollari per tonnellata. L’aumento è stato causato da problemi logistici per la sostituzione del petrolio russo nelle raffinerie europee e dall’aumento delle interruzioni non pianificate. La capacità di raffinazione globale si è quindi contratta e da qui il rally del prezzo del diesel alla pompa.
Sullo sfondo del rialzo del prezzo del petrolio c’è quindi il braccio di ferro con la Russia. Ricordiamo, infatti, che a partire da febbraio 2023, l’Unione Europea e gli Stati Uniti avevano bloccato le importazioni di prodotti petroliferi raffinati dalla Russia. Mosca, in risposta, ha bloccato l’export di gasolio verso i paesi verso cui aveva precedentemente riorientato le sue offerte, tra cui l’America Latina, il Nord Africa e la Turchia. La mossa dei russi ha contribuito ad aumentare ulteriormente i prezzi dei prodotti petroliferi raffinati.
Tirando quindi le somme, la orsa al rialzo dei prezzi del petrolio greggio e dei prodotti raffinati è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui una domanda globale crescente, tagli alla produzione da parte dei principali produttori e le geopolitiche con la Russia. Questa situazione ha importanti implicazioni per l’economia globale, con crescenti preoccupazioni per l’inflazione e l’impatto su settori chiave come l’industria e i trasporti che dipendono dal petrolio e dai suoi derivati.
Investire sul settore energia per sfruttare il rally del petrolio?
Che senso può avere speculare sul settore energia in un contesto caratterizzato dal rialzo del prezzo del petrolio? In realtà di senso ce ne è, eccome.
Secondo un’analisi di Morgan Stanley Research, investire sul settore petrolifero rappresenta un’efficace strada per proteggersi dall’inflazione. Questo per due motivi principali:
- Scarso impatto sull’inflazione: l’effetto del aumento dei prezzi del petrolio sul tasso di inflazione generale tende a essere moderato nei paesi più sviluppati. Stando a stime elaborate dalla banca d’affari Usa, un aumento del prezzo del petrolio di 20 dollari al barile avrebbe come effetto aumento di circa 50 punti base nell’inflazione complessiva ossia di 35 punti base se si considera l’inflazione di fondo. Il contributo del greggio all’inflazione è quindi contenuto.
- Impatto sui consumi: secondo una ricerca realizzata dalla Federal Reserve un aumento del 10 per cento nei prezzi del petrolio potrebbe causare una diminuzione della spesa per consumi nell’area euro di circa 23 punti base. Questo avviene perchè la domanda di energia da parte dei consumatori è poco elastica e di conseguenza è difficile sostituire l’acquisto di energia con altri beni. Morale: i cambiamenti del prezzo dell’energia impattano in modo significativo sui consumi e sull’economia.
Come investire sul settore energia sfruttando il rally del petrolio
E arriviamo al punto più pratico: come fare per investire sull’energia sfruttando il rally del greggio. La prima strada è anche quelle più immediata: comprando azioni del settore. Non è necessario andare molto lontano perchè anche Borsa Italiana è piena di titoli del settore energetico.
La strada è molto semplice da percorrere perchè si tratta di scegliere le azioni più interessanti e metterle in portafoglio (ad esempio qui abbiamo citato le migliori azioni del settore petrolifero). E se proprio i titoli che si sono scelti dovessero andare male? Allora sarebbero dolori. Comprare singole azioni espone sempre a un certo livello di rischio. A noi, però, interessa sfruttare la visibilità del settore e allora meglio delle azioni sono gli ETF.
Questi ultimi sono costituiti da un paniere di titoli, il che significa che investendo in un ETF, è possibile avere automaticamente una diversificazione istantanea riducendo così il rischio specifico legato a una singola azienda. Gli ETF sono negoziati in borsa proprio come le azioni e quindi possono essere comprati o venduti in qualsiasi momento durante le ore di mercato. Grazie a questa caratteristica la liquidità resta alta e questo è un grande vantaggio.
In realtà nessuno toglie che si possa investire allo stesso tempo sia in azioni del settore energia che in ETF. Molti investitori operano proprio in questo modo per bilanciare il loro portafoglio. E quindi comprano singole azioni del settore energia e parallelamente usano gli ETF per avere una diversificazione più ampia.
Tra l’altro non è neppure necessario usare piattaforme differenti per operare sulle due diverse asset-class perchè tutto può essere fatto da un solo account. Ad esempio scegliendo la banca online Fineco è possibile sia comprare azioni (anche tramite CFD) che acquistare ETF.
Per quello che riguarda l’offerta ETF di Fineco essa presenta diverse opzioni e vantaggi. Tra i capisaldi:
- Ordine su un ETF specifico: gli investitori possono optare per l’acquisto di singoli ETF. Questa opzione è ideale per coloro che desiderano una maggiore flessibilità e controllo sulla loro esposizione a un determinato settore o mercato.
- Piano Replay: si tratta di una soluzione che permette agli investitori di automatizzare i loro investimenti in uno o più ETF. Questo strumento è simile a un Piano di Accumulo del Capitale (PAC) e permette di investire regolarmente una piccola somma senza la necessità di fare ordini manuali. Il piano Repley è a coloro che desiderano una strategia di investimento a lungo termine e desiderano evitare preoccupazioni quotidiane.
- ETF senza commissioni: Fineco offre una vasta selezione di ETF senza commissioni da parte dei gestori iShares e Amundi/Lyxor. Questo significa che gli investitori possono accedere a determinati ETF senza dover pagare commissioni aggiuntive.
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