Nel fine settimana dell’Immacolata il settore finanziario europeo è stato scosso dalla notizia dell’interruzione delle trattative tra due giganti del risparmio gestito: Allianz e Amundi.
L’operazione, che avrebbe potuto creare un colosso dell’asset management con oltre 2.800 miliardi di euro di masse gestite, si è arenata dopo intense discussioni che si protraevano, seppur intermittentemente, da oltre un anno. La notizia ha avuto un impatto significativo sul mercato, considerando che solo venerdì il titolo Amundi aveva registrato un rialzo di quasi il 4% sull’onda delle aspettative per questa possibile combinazione.
Un negoziato lungo e difficile
Le trattative si sono concentrate principalmente sulla possibile integrazione di Allianz Global Investors nel gruppo Amundi.
Il gruppo assicurativo tedesco aveva valutato diverse opzioni strategiche per la sua divisione di asset management, contemplando sia una fusione completa sia una cessione parziale delle attività.
Un elemento significativo da notare è che Pimco, altro importante gestore patrimoniale controllato da Allianz, era stato escluso dalle discussioni, suggerendo una strategia mirata alla riorganizzazione selettiva del portafoglio di attività del gruppo tedesco.
La questione del controllo
La questione del controllo dell’entità risultante si è rivelata il principale ostacolo al successo dell’operazione.
Le parti hanno incontrato difficoltà insormontabili nel definire la struttura di governance e la ripartizione del controllo dell’eventuale entità combinata. Un aspetto particolarmente delicato nel settore dell’asset management, dove l’autonomia gestionale e il controllo strategico sono elementi fondamentali per il successo operativo e la credibilità sul mercato.
I protagonisti dell’operazione
Amundi, controllata da Credit Agricole, rappresenta attualmente il più grande gestore patrimoniale europeo, con asset under management pari a 2.200 miliardi di euro.
La società, nata nel 2010 dalla fusione delle attività di gestione patrimoniale di Credit Agricole e Société Générale, ha costruito nel tempo una posizione di leadership nel mercato europeo.
Dall’altra parte, Allianz Global Investors gestisce un patrimonio di 560 miliardi di euro e, secondo le stime degli analisti, potrebbe avere una valutazione superiore ai 4 miliardi di euro, debito incluso.
Il bisogno di un consolidamento nel settore
Il fallimento di queste trattative evidenzia le complessità intrinseche nelle operazioni di fusione e acquisizione nel settore dell’asset management.
Nonostante il momento sembri propizio per il consolidamento del settore, come dimostrato dalla recente acquisizione di Axa Investment Managers da parte di BNP Paribas per 5 miliardi di euro, le peculiarità del business rendono particolarmente complessa la realizzazione di operazioni di grande scala.
Sebbene alcune fonti suggeriscano la possibilità di una ripresa futura delle trattative, la posizione ufficiale di Allianz appare orientata verso il mantenimento dell’assetto attuale. Un portavoce del gruppo aveva infatti dichiarato il mese scorso che la compagnia assicurativa è soddisfatta della sua configurazione corrente e non sta considerando la cessione della divisione di gestione patrimoniale. La posizione potrebbe indicare una strategia di crescita organica piuttosto che attraverso operazioni straordinarie.
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