Il private banking italiano continua a crescere, e lo fa anche nell’anno della crisi. Secondo i dati formulati dall’AIPB, l’Associazione Italiana Private Banking, al 31 dicembre 2020 le masse gestite erano pari a 932 miliardi di euro, mentre la raccolta netta era di 36 miliardi di euro, in incremento del 5,1% rispetto all’anno precedente e, in questo modo, segnando un nuovo record storico.
Stando a quanto forniscono ulteriormente i dati dell’AIPB, la quota di ricchezza delle famiglie benestanti (ovvero, quelle che per il database hanno una ricchezza finanziaria investibile superiore a 500.000 euro) servita dal private banking, è cresciuta costantemente arrivando nel 2020 al 63% (si attestava invece intorno al 60% tra il 2016 e il 2018).
Ancora, negli ultimi 5 anni il valore della ricchezza finanziaria affidata dalle famiglie benestanti al private banking ha mostrato un tasso di incremento medio annuo del 4,4%, ovvero il doppio del tasso di crescita delle famiglie che non si sono rivolti agli operatori private per la gestione dei propri investimenti (2%).
Passando poi ad un ulteriore dettaglio, sul fronte dei prodotti di risparmio gestito gli operatori del private banking hanno generato volumi di raccolta netta positivi pari a 7 miliardi di euro, contro una prestazione negativa per 3 miliardi di euro per gli altri operatori. Anche sulla raccolta amministrativa il private banking presenta volumi positivi di raccolta netta, pari a 8 miliardi di euro, con prevalenza per gli strumenti azionari, ma con un buon contributo anche per i titoli di Stato. Gli altri canali hanno invece registrato una flessione di 14 miliardi di euro per gli strumenti amministrati.
E per il 2021? Le previsioni affermano che il settore dovrebbe crescere di un altro 5%, raggiungendo i 978 miliardi di euro di masse in gestione entro fine anno.
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