Questa settimana la Banca centrale europea è stato l’istituto monetario più attivo sul fronte decisionale e comunicativo, ma le sessioni delle Banche centrali non sono certamente finite qui.
Nei prossimi giorni sono infatti in programma le riunioni di Federal Reserve, Bank of England e Bank of Japan.
Federal Reserve
Cominciamo dalla Federal Reserve e dalla relativa riunione del Federal Open Market Committee (FOMC). Una riunione che potrebbe essere “piuttosto noiosa”, visto e considerato che gli analisti non si attendono particolari cambiamenti nei toni delle comunicazioni che seguiranno la riunione, eccetto forse un miglioramento delle prospettive economiche e un riconoscimento che il programma di vaccinazione degli Stati Uniti, che sta procedendo più rapidamente del previsto, ha ridotto i rischi al ribasso per l’economia. Tuttavia, la Fed dovrebbe mostrarsi molto cauta e, dunque, è molto probabile che il tenore narrativo sia molto contenuto e discreto.
La parte più importante della nuova sessione sarà il prossimo Summary of Economic Projections (SEP), che contiene le previsioni economiche e dei tassi dei membri del FOMC. Le previsioni aggiornate terranno conto del passaggio del pacchetto di sostegno fiscale da 1,9 miliardi di dollari dell’amministrazione Biden e della diffusione più veloce del previsto del vaccino. Molti funzionari della Fed hanno in tal senso già anticipato che il vaccino avrebbe portato a una crescita molto più forte quest’anno, e che i rischi al ribasso erano diminuiti.
Confrontando le previsioni di dicembre con quelle odierne del mercato, il mercato sembra oggi essere più ottimista della Fed per quanto riguarda la crescita quest’anno e il prossimo, ma più pessimista per quanto riguarda la disoccupazione.
Per BDSwiss, il mercato si aspetta che l’inflazione torni al livello target della Fed del 2% prima di quanto non faccia la Fed, ma tornare al 2% non è comunque più sufficiente per giustificare una stretta monetaria. Nella sua dichiarazione recentemente rivista sugli obiettivi di lungo periodo e la strategia di politica monetaria, la Fed ha detto infatti che “dopo periodi in cui l’inflazione è rimasta costantemente al di sotto del 2%, una politica monetaria appropriata probabilmente mirerà a raggiungere un’inflazione moderatamente superiore al 2% per qualche tempo“. Ora, dato che l’inflazione misurata dal deflatore delle spese per i consumi personali (PCE), l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed, non ha mai superato il 2% per un anno consecutivo dal 2006, è probabile che i dati dovranno essere più elevati per poter giustificare una stretta.
Insomma, il FOMC non dovrebbe esprimere attuale preoccupazione per le pressioni inflazionistiche, notando peraltro come gli aumenti temporanei dell’inflazione quest’anno siano stati determinati da effetti di base o da colli di bottiglia temporanei.
Sempre in merito ai dati USA, rileviamo come il segretario al Tesoro Yellen abbia affermato come il recente pacchetto di sostegno fiscale dell’amministrazione Biden potrebbe permettere al mercato del lavoro di recuperare la piena occupazione entro la fine del prossimo anno. Questo è significativamente meglio di quello che la Fed ha previsto a dicembre e, dunque, val la pena prestare particolare attenzione alle loro previsioni sull’occupazione.
A parte questo, la cosa importante sarà quello che diranno sul recente aumento dei tassi a lungo termine e cosa, se c’è, hanno intenzione di fare al riguardo, tra aumentare gli acquisti di obbligazioni, modificarli comprando meno sul breve e più sul lungo, o – infine – istituire un “controllo della curva dei rendimenti” fissando un obiettivo per la parte lunga del mercato.
Bank of England
La riunione della Bank of England, la Banca d’Inghilterra, dovrebbe essere ancora meno interessante. Il mercato sta in questo momento pensando che forse potrebbe esservi un aumento dei tassi di 10 punti base tra due anni e un aumento completo di 25 punti base tra tre e quattro anni, mentre nel breve termine non dovrebbero esserci particolari sorprese.
La nota rammenta come nell’ultima riunione della Banca d’Inghilterra, il 4 febbraio, i relativi verbali riportarono come “sarebbe appropriato iniziare i preparativi per fornire la capacità di (implementare un tasso bancario negativo) se necessario in futuro“. Tuttavia, da allora il lancio della campagna vaccinale è andato meglio delle previsioni, e la probabilità di tassi negativi è stata tolta dal tavolo delle discussioni.
Con il Bank Rate allo 0,10% e cinque mesi prima che possa essere reso negativo, c’è poco spazio per tagliare i tassi, e un aumento dei tassi in questo momento è impensabile. Per quanto riguarda gli acquisti di asset, nella testimonianza al Comitato del Tesoro, il vice governatore Broadbent ha detto che la BoE avrebbe rivisto il ritmo degli acquisti, ma che “ci vorrebbero notizie significative” per modificare il ritmo degli acquisti.
Insomma, ci si può attendere una dichiarazione post-meeting piuttosto debole, forse con un tono più ottimista del passato, ma con voto unanime per mantenere la politica invariata. Una simile eventualità potrebbe sostenere le quotazioni della sterlina.
Bank of Japan
Quella in procinto di iniziare è una delle riunioni del consiglio di amministrazione della Banca del Giappone più attesa – e imprevedibile – da quando ha introdotto il controllo della curva dei rendimenti nel 2016. Nessuno si aspetta che la BoJ possa cambiare ambi sostanzialmente la sua politica monetaria, ma alla riunione del Policy Board di dicembre i membri si sono lasciati scappare che avrebbero “condotto una valutazione per un ulteriore allentamento monetario efficace e sostenibile… La Banca valuterà varie misure condotte sotto [l’attuale quadro monetario] e renderà pubblici i suoi risultati, probabilmente alla riunione di politica monetaria del marzo 2021“. Quindi, tra il 18 e il 19 marzo potrebbe essere il momento giusto per rivelare alcune innovazioni. Sarà effettivamente così?
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