Nelle ultime ore alcuni commenti degli strategist di Schroders hanno fatto il punto su cosa convenga fare per posizionarsi correttamente per il ritorno dell’inflazione, considerato che il rincaro dei prezzi dovrebbe essere all’orizzonte, concomitante con le speranze di ripresa della crescita economica.

A parlare di ciò è stato Sean Markowicz, CFA, Strategist, Research and Analytics di Schroders, che ha rammentato come sulla scia del Covid-19, gli investitori abbiano iniziato a domandarsi se i rischi posti dall’inflazione saranno o meno in grado di riemergere presto.

In particolare, sottolinea Markowicz, le restrizioni agli spostamenti e le spese pubbliche hanno determinato nei consumatori un risparmio maggiore del previsto, con una domanda repressa che potrebbe dunque condurre in futuro a un boom di spese.

Contemporaneamente, però, i lockdown hanno imposto la chiusura di molti business, mettendo alla prova la capacità, in alcuni settori dell’economia, e distruggendo alcune parti delle catene di approvvigionamento. Insomma, qualora la domanda dovesse riprendere in maniera improvvisa, e crescere più velocemente dell’offerta, potremmo vedere un rimbalzo dei prezzi.

Peraltro, i mercati stanno gradualmente prendendo piena consapevolezza di questa possibilità, tanto che le aspettative sull’inflazione, misurante con il differenziale di rendimento tra i Treasury USA nominali e quelli protetti dall’inflazione, è rimbalzato rispetto ai minimi toccati durante la pandemia, e viaggiano ora su livelli superiori alla media del 25% negli ultimi 10 anni.

Fa eco Ben Popatlal, Multi-Asset Strategist di Schroders, secondo cui è comunque necessario distinguere tra reflazione e stagflazione.

Nel primo caso, il contesto sarebbe positivo per gli asset rischiosi e negativo per i bond, via via che l’inflazione si muove verso il target Fed (2%). Un contesto di stagflazione, in cui la crescita è contenuta ma l’inflazione è alta, è invece meno positivo per gli asset rischiosi e negativo per i bond.

Come investire con la ripresa dell’inflazione

Dunque, ci rammenta l’esperto, in uno scenario tipico di stagflazione, l’asset allocation ideale prevederebbe posizioni long sul dollaro, sulle commodity e un sottopeso sui bond e neutrale sull’azionario.

Si tenga anche conto, prosegue Popatlal, che se l’inflazione crescesse troppo e troppo rapidamente, potrebbe portare i mercati a temere un possibile inasprimento delle condizioni finanziarie, a tal punto che potrebbe essere lecito attendersi mercati azionari più deboli e un appiattimento della curva dei rendimenti dei titoli di Stato USA.

Di conseguenza, la composizione ideale del portafoglio dipenderà dal tipo di scenario inflazionistico che si svilupperà nei prossimi mesi / anni. Attualmente lo scenario principale non è certo quello di un’inflazione incontrollata e, dunque, il portafoglio Schroders, afferma ancora l’esperto, si basa sostanzialmente su uno scenario di reflazione, ovvero di inflazione moderata con crescita, sovrappesando l’azionario sul value rispetto al growth e sulle small cap USA rispetto alle large cap USA, e infine sottopesando l’obbligazionario e favorendo i bond inflation linked rispetto alle obbligazioni normali. Mantiene una posizione long sulle commodity.

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