Gli ETF hanno ottenuto un importante riconoscimento nel corso del 2020, dimostrandosi uno degli strumenti di investimento preferiti dagli italiani.
A ricordarcelo è un recente report di Amundi, secondo cui nel corso del mese di dicembre la raccolta degli ETF sarebbe stata pari a 81,4 miliardi di euro, con una netta prevalenza da parte della parte azionaria, per 62,2 miliardi di euro, contro i 19,9 miliardi di euro degli strumenti passivi a reddito fisso. È invece calata di 1,5 miliardi di euro la raccolta mensile degli ETF specializzati sulle commodities.
Il trend italiano essersi contraddistinto per una dinamica comune con l’Europa, dove gli ETF azionari hanno ottenuto flussi netti mensili per 17,9 miliardi di euro, ovvero pari a quattro quinti della raccolta complessiva, per 22,7 miliardi di euro. Sui prodotti a reddito fisso si è concentrata una raccolta per 4,9 miliardi di euro, in buona parte legata agli ETF sui titoli governativi (2,9 miliardi di euro).
Estendendo poi l’analisi all’interno anno, il 2020 si è chiuso per gli ETF con afflussi complessivi pari a 666,7 miliardi di euro, rendendo così il periodo appena concluso un anno record per questo settore, nonostante la pandemia abbia evidentemente determinato dei disinvestimenti dai prodotti passivi, azionari e del reddito fisso.
Anche per l’intero 2020 a far la parte del leone è stato il comparto azionario, con 358,2 miliardi di euro di raccolta netta annua, contro i 260,1 miliardi di euro di raccolta degli ETF a reddito fisso. I prodotti focalizzati sulle materie prime, nonostante la flessione del mese di dicembre, hanno incamerato flussi netti per 46,6 miliardi di euro.
In Europa, per l’intero 2020 gli obbligazionari hanno conseguito una raccolta netta pari a 32,7 miliardi di euro, di cui 10,7 su corporate bond e 17,4 su governativi (in questo ambito, 5,3 miliardi sono legati al debito cinese).
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