Secondo quanto afferma la Banca d’Italia nel suo rapporto “L’economia delle regioni italiane”, in seguito all’epidemia da Covid-19 alla fine del 2020 potrebbe registrarsi un peggioramento delle condizioni patrimoniali delle imprese italiane, tanto che il 12% di loro potrebbe trovarsi in una situazione di insufficienza.
Un aumento piuttosto notevole rispetto ai tempi precedenti, e che sarebbe notevolmente mitigato dalle misure di contenimento che sono state fino a questo momento adottate dal governo, in assenza delle quali – precisa ancora Bankitalia – il tasso di sottocapitalizzazione sarebbe stato superiore al 14%.
In particolare, prosegue poi il dossier di Bankitalia, l’aumento sarebbe stato più incisivo al Centro rispetto alle altre aree del Paese.
Ancora, per Banca d’italia gli ultimi dati disponibili che riguardano le società di capitali indicano che nel 2018 la sottocapitalizzazione sarebbe stata più diffusa nel Centro e nel Mezzogiorno, dove la quota di imprese in stato di crisi era pari all’8%, contro poco più del 6% nel Nord Italia, e una media a livello nazionale del 7,2%.
Ma perché il dato è così importante? Secondo l’istituto banchiere, spesso le evoluzioni dei dati della sottocapitalizzazione sono in grado di anticipare la conclusione delle attività di impresa. Di fatti, tra le società di capitali attive nel periodo 2010-15, circa il 60% di quelle entrate in uno stato di crisi in un dato anno risultava non più operativo a tre anni di distanza. In aggiunta a ciò, più di un terzo delle imprese ancora attive dopo tre anni dall’entrata nello stato di crisi, si trovava ancora in tale stato, a conferma della difficoltà a rendere reversibile tale scenario.
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