La ripresa economica che è iniziata lo scorso mese di maggio continuerà anche nel 2021. E secondo quanto afferma Michael Grady, Head of investment strategy and Chief economist di Aviva Investors, ci sono dunque concreti motivi per poter confidare con fiducia sul suo prolungamento.
Sebbene si siano già verificate ulteriori ondate di Covid-19, e sia molto difficile cercare di capire in che modo potrebbe evolversi lo scenario nel prossimo futuro, permane dunque un tiepido ottimismo sul fatto che le nuove ondate di coronavirus possano essere fronteggiate grazie a lockdown mirati (e non su scala nazionale) e restrizioni più limitate.
Di conseguenza, i rischi per le attività economiche sembrano essere dimiuiti, e uno scenario migliore potrebbe essere ulteriormente rafforzato all’inizio del 2021 dal possibile sviluppo e conseguente distribuzione di vaccini efficaci, oltre alla garanzia di un ampio sostegno monetario e fiscale.
Per Aviva, peraltro, la ripresa economica in corso non potrà che focalizzarsi proprio sull’esistenza di un sostegno politico continuo, sotto forma di una politica monetaria espansiva e di un sostegno e uno stimolo fiscale piuttosto generoso per imprese e lavoratori. Questo mix di fattori dovrebbe pertanto condurre a un cambio di passo per le economie e per i mercati finanziari.
Secondo Grady “l’insieme dato da prospettive economiche più rosee, minori rischi legati al COVID-19 e un persistente sostegno politico ci hanno portato ad adottare una view più positiva verso gli asset di rischio. Ravvisiamo maggiori rischi nei mercati del credito, mentre adottiamo una view che sovrappesa il credito globale high yield e quello investment grade statunitense. Complessivamente, la nostra view, che in precedenza era negativa sull’azionario globale, è ora più vicina alla neutralità”.
Ancora, per il manager di Aviva “le valutazioni relative e la forma della ripresa ciclica favoriscono l’Europa e i mercati emergenti rispetto agli Stati Uniti e al Giappone”.
Detto ciò, è anche vero che il calo dei rendimenti dei titoli obbligazionari sovrani in scala globale renda questi asset meno attraenti. “Pur avendo una visione complessivamente neutrale, bilanciamo gli overweight verso Stati Uniti, Italia e Australia con un underweight verso i paesi core europei. Probabilmente il cambiamento più significativo nella nostra view di asset allocation è stato il passaggio a una posizione che sottopesa il dollaro USA rispetto alle principali valute G10, dove preferiamo sovrappesare sia l’euro che lo yen” – conclude Grady.
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