I prezzi del rame hanno registrato una notevole crescita dai minimi di fine marzo 2020, raggiungendo i massimi da due anni a questa parte. Ebbene, secondo gli analisti di Goldman Sachs il rally non è finito qui e, dunque, nel prossimo futuro è lecito attendersi nuove accelerazioni da parte del prezzo di questa materia prima.

Spesso interpretato come una sorta di campanello d’allarme per l’economia globale, il prezzo del rame è precipitato alla fine di marzo, quando la pandemia da Covid-19 si è diffusa in tutto il mondo e ha fatto crollare i mercati finanziari.

Tuttavia, non sfugge il fatto che il prezzo a pronti si è ripreso rapidamente da 2,1195 dollari la libbra al New York Mercantile Exchange del 23 marzo a quasi 3 dollari la libbra in chiusura di scorsa settimana. Insomma, un incremento del 5,87% su anno e del 9% su trimestre.

Anche se questo è in netto contrasto con il calo medio dei prezzi delle azioni dei principali operatori minerari (Anglo, BHP, Glencore, RIO), Goldman Sachs ha precisato di voler rimanere rialzista sul settore, all’interno di uno scenario di ripresa economica globale, guidata dalla Cina.

In particolare, il Direttore Esecutivo di Goldman Jack O’Brien e il suo team hanno attribuito il loro ottimismo in parte ad una ripresa nel settore delle auto e degli elettrodomestici, alla forza costante del mercato immobiliare cinese e alla seconda più alta emissione di credito per un solo mese in Cina, a livello record. Si prevede inoltre che un dollaro più debole e l’aumento delle aspettative globali di inï¬?azione, favorite anche dalla policy della Fed, sosterranno i prezzi del rame in futuro.

Da quanto sopra ne deriva che il rame rimane la materia prima “preferita” da Goldman sulla base del supporto ciclico e strutturale e dei problemi di approvvigionamento in corso, e che Glencore e BHP sarebbero le aziende meglio posizionate per beneficiare dell’aumento dei prezzi del rame.

Evidentemente, nel valutare le prospettive di approvvigionamento, gli strateghi della Bank of America hanno poi notato che l’offerta delle miniere di rame era in declino, mentre l’offerta raffinata è aumentata. Hanno suggerito che questa divergenza non è sostenibile a lungo, dato il consueto nesso causale tra i due, mentre la mancanza di personale nei siti di produzione ha aumentato il rischio di interruzioni per le società minerarie.

Gli strateghi di BofA hanno quindi sottolineato che la crescita dell’offerta delle miniere è diminuita costantemente negli ultimi anni, con la produzione di concentrati di rame nel 2020 che si è mantenuta all’incirca sugli stessi livelli del 2016.

Sebbene la produzione dovrebbe riprendersi l’anno prossimo, gli strateghi di BofA continuano a temere che le perdite inaspettate possano aumentare, dato che i minatori, soprattutto in Cile, negli ultimi mesi hanno avuto in loco solo personale essenziale.

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