Negli ultimi giorni si è parlato sempre più spesso di investimenti nel credito e, in particolar modo, nel settore dei c.d. fallen angels, gli angeli caduti, ovvero – meno poeticamente – i titoli obbligazionari che hanno perso il loro rating IG (investment grade) e oggi potrebbero rappresentare una ghiotta opportunità di impiego. Ma come rapportarsi in questo scenario?
Stando a quanto ben riassume una recente nota a cura di Andrzej Skiba, Head of US Credit di BlueBay Asset Management, la prima cosa che bisogna chiarire è che ciò che potrebbe essere l’emittente meno attraente per un investitore IG potrebbe invece essere il più interessante per chi vuole investire nel segmento HY. Inoltre, mentre la BCE ha escluso dal proprio perimetro di acquisti i fallen angels, in realtà il programma di acquisto di bond corporate della Fed ha finito con l’includerli, contribuendo così a stabilizzare il loro prezzo.
Chiarito ciò, l’analista ricorda come i bond HY nei mercati sviluppati e in quelli emergenti si siano spesso mossi di pari paso nel mese di maggio, mentre a giugno il cluster degli emergenti abbia ottenuto prestazioni migliori. La motivazione è determinata dalla indigestione dei titoli HY sul mercato USA, dove si è registrato un livello record di nuove emissioni.
In questo ambito il gestore ricorda che sono tre i principali fattori che hanno contribuito alla sovraperforamnce degli USA:
- la riapertura dell’economia statunitense, che ha dato una spinta ai titoli critici che in precedenza aveva perso il proprio passo rispetto al resto del mercato;
- il rallentamento del ritmo di declassamenti di rating negli USA, un elemento che ha contribuito a sua volta ad alleviare i timori sulla qualità del credito supportando il mercato HY;
- l’acquisto di ETF da parte della Fed, qui compresi anche quelli della gamma HY, che ha aiutato a smaltire le “scorte” del mercato.
Per quanto concerne il futuro a breve termine, l’esperto di BlueBay sottolinea come si sia raggiunto un punto tale in cui le valutazioni di molti emittenti cin rating più elevato appaiono ragionevoli. Per questo motivo alcuni emittenti che hanno rating inferiore stanno iniziando a rimettersi al passo con la ripresa del mercato, scambiando con spread più elevati rispetto ai livelli pre-Covid e recuperando così un po’ di terreno man mano che le economie riaprono.
Si consideri infine che una componente dei titoli con rating più basso sono società energetiche, occupanti un settore in cui si è registrato un forte rimbalzo grazie anche alla ripresa del prezzo del petrolio.
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