In tempi di coronavirus e di panico sui mercati finanziari, forse la strategia migliore è non fare nulla.

Certo, si tratta di un consiglio difficile da seguire. Con l’intensificarsi dell’epidemia in Italia e nel resto del mondo, i mercati finanziari sono entrati in un periodo di straordinaria volatilità, caratterizzato, peraltro, da:

  • prezzo del petrolio che perde il 25%;
  • crollo dei mercati azionari;
  • curva dei rendimenti dei Treasury statunitensi scesa per la prima volta al di sotto dell’1%;
  • indicatore di paura del mercato obbligazionario in grado di raggiungere il suo livello più alto dalla crisi finanziaria del 2008.

Dunque, cosa fare?

Siamo nella stessa situazione del 2008 o no?

Apparentemente, siamo nella stessa situazione del 2008, pur con diverse origini delle criticità. COVID-19, il nuovo coronavirus, sta uccidendo migliaia di persone in tutto il mondo, e sta infettando una popolazione che a breve potrebbe contare milioni di unità. Le imprese chiudono i loro uffici, le serrande si abbassano, le quarantene e i divieti di viaggio stanno entrando in vigore, le aziende tagliano le stime dei propri profitti e gli economisti riducono le previsioni di crescita. Insomma, un bel caos sociale, politico ed economico, che ha contagiato – è il caso di dirlo – anche il mondo della finanza.

Se quanto sopra è vero, allora può esserlo anche il fatto che – forse – il consiglio migliore da seguire in questo momento è non fuggire dalle proprie posizioni, non vendere azioni e comprare obbligazioni, non fare uno switch dalla liquidità all’oro, o di pensare ad alternative come le criptovalute. Dunque, nessuna copertura con titoli sanitari (ma tra pochi minuti parleremo di questa scelta con un altro articolo!) né fuga dagli investimenti cinesi e italiani.

Ma perché?

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Non fare nulla conviene?

Il principio più semplice di ogni investimento consiste nella possibilità di “comprare basso e vendere alto”. Ha senso, intuitivamente, vendere quando le azioni sono in calo e comprare quando le cose vanno male. Il mercato è peraltro in preda al panico, e nessuno sa che cosa potrebbe accadere: potrebbe crollare ancora di più, man mano che i conti dei contagiati e dei decessi peggioreranno, e i governi adotteranno misure sempre più severe per contenere il virus; oppure, potrebbe rimbalzare se alcuni Paesi dovessero scoprire che il peggio dell’epidemia è alle spalle.

Quale dei due scenari si verificherà? Nessuno, evidentemente, lo sa. E proprio questo è il punto: un’analisi così approfondita del mercato è qualcosa legata al comportamento dei professionisti, e non certo dei trader retail. E anche per la maggior parte dei professionisti, peraltro, è un compito di difficile gestione, considerata anche l’evidenza che gli investitori “attivi”, cioè quelli che gestiscono in maniera dinamica i propri investimenti per sfruttare nuove presunte opportunità, tendono in media a fare peggio degli investitori “passivi”, cioè quelli che acquistano i titoli sul mercato, e si disinteressano per un po’ al loro rendimento.

Dunque, la domanda che ci si può porre è: quali sono le probabilità che vendendo oggi i titoli azionari, si stia in realtà vendendo nel momento giusto? Come sapere se il mercato azionario ha toccato il fondo? Si è in grado di reagire dinanzi a un potenziale rimbalzo a sorpresa?

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Alla ricerca della migliore strategia

Tranne che per i day trader e per coloro che hanno obiettivi speculativi di brevissimo termine, chi investe sul mercato azionario lo fa per investire su un orizzonte temporale lungo e, dunque, non dovendosi preoccupare di “acquistare basso e vendere alto”. E gli studi, a conferma di ciò, dimostrano che l’acquisto e la detenzione di asset finanziari a lungo termine è un’ottima strategia per la chi vuole risparmiare per la pensione o, comunque, per un orizzonte evidentemente elevato.

Per ora, quanto sopra significa una cosa: accettare che le cose potrebbero andare peggio, che il contagio si diffondi, che l’economia entrerà in sofferenza, che molti posti di lavoro andranno persi e che il Pil sbarcherà nel territorio recessivo.

Ma il mercato finanziario non è l’economia, e i suoi movimenti sono in gran parte impossibili da spiegare o da prevedere. Dunque, le famiglie che hanno i mezzi per investire dovrebbero evitare di agire sulla base delle loro paure: tollerare la volatilità è “parte del gioco”, e se è ben inquadrabile nella propria strategia, non c’è nulla di male nell’affrontarla.

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