Il premi al rischio delle obbligazioni 2020 aumenteranno a no? A porsi questa domanda è stato Peter De Coensel, CIO Fixed Income di DPAM, autore di un report basato sull’analisi della tendenza disinflazionistica oramai in corso da 40 anni. L’esperto si è chiesto se tale tendenza, alla luce della sua lunga durata, possa essere definito strutturale oppure momentaneo e quindi comunque aperto a possibili cambiamenti.
Secondo l’analista l’ipotesi prevalente è la seconda. Lo scenario base a lungo termine di DPAM è basato sulla seguente prospettiva: la disinflazione evolverà verso un’inflazione pari o addirittura superiore a quelli che sono i target e di conseguenza la crescita reale globale registrerà un aumento salendo ad ritmo sostenibile e pari al 3 per cento. Questa dinamica avrà come effetto l’aumento dei premi al rischio per i bond. Nell’analisi Peter De Coensel indica quelli che sono i tre fattori che andranno a determinare l’incremento dei premi al rischio. Si tratta di tre fattori di cambiamento con cui il mercato delle obbligazioni 2020 sarà chiamato a fare i conti.
Il primo fattore citato dall’analista è anche il più importante e si basa sulla convinzione che il predominio della politica monetaria sia destinato a venire meno nei prossimi anni e ad essere sostituito dalla politica fiscale.
Negli ultimi 15 anni si è registrato un forte calo dei tassi di interesse e tutto questo è avvenuto grazie ad un atteggiamento accomodante da parte delle banche centrali. A partire dalla scorsa estate molte banche centrali hanno iniziato ad adottare politiche monetarie più prudenti mettendo in stop il taglio dei tassi. Senza andare troppo lontano la BCE e la FED hanno fatto capire che il futuro sarà nel segno di una pausa nella politica dei tassi. La posizione delle due banche centrali è condivisa da Peter De Coensel. Tutto questo è stato prezzato dai mercati a partire da settembre. Secondo Peter De Coensel le possibili sorprese sulla crescita saranno legate ad una combinazione tra una politica monetaria accomodante e una politica fiscale di pugno caratterizzata da forti investimenti privati.
Il secondo fattore che contribuirà ad incrementare i premi al rischio delle obbligazioni è l’inflazione. Secondo l’esperto è possibile che le previsioni di un’inflazione sopra i target vengano testate addirittura prima di quanto si possa pensare. E’ possibile che le tensioni sociali in atto possano causare un aumento dell’inflazione salariale in tutti i paesi. Inoltre le tendenze demografiche in atto, con i tassi di natalità stagnanti, inducono a pensare che il punto di non ritorno sia superato. E’ infatti un dato incontesabile che la flessione della quota di popolazione attiva possa causare una spinta dell’indice di dipendenza verso su.
Per finire il terzo elemento che secondo l’analista è alla base dell’incremento dei premi di rischio sul mercato obbligazionario è il blocco del processo di globalizzazione. Storicamente la globalizzazione è stata alla base della disinflazione. Questo rapporto tra le due variabili spiega il motivo per cui lo shock demografico giapponese non sia mai evoluto verso uno scenario di inflazione. Tra l’altro è da notare che l’impegno del Giappone per tenere viva la propria economia ha avuto inizio nel momento in cui il boom disinflazionistico globale è diventato più forte.
In questo contesto Peter De Coensel si attende che le curve dei rendimenti dei titoli di Stato dell’area UE e degli Usa assumano quello che l’analista chiama irripidimento ribassista. Dal punto di vista operativo Peter De Coensel consiglia di investire sui titoli di Stato dell’area Euro e globali adottando un approccio basato sulla diversificazione intelligente dei paesi e delle curve e una sottoponderazione della durata finanziaria ma anche della sensibilità ai tassi d’interesse.
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