Nel periodo compreso tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 tra gli investitori ha fatto capolinea un dubbio diventato sempre più ricorrente: siamo davvero alla fine di un ciclo economico/finanziario? Questa domanda ha percorso gli ambienti finanziari di mezzo mondo. A chiedersi se davvero siamo arrivati alla fine di un ciclo economico sono stati gli investitori americani ma anche quelli europei fino ad arrivare ai semplici traders italiani che magari operano da casa con il trading di CFD.

In generale la comunità finanziaria si è divisa tra chi effettivamente ritiene che il mondo sia arrivato alla fine di un ciclo e chi invece pensa che di strada da fare ve ne sia ancora tanta e che sia meglio percorrere questa strada senza cedere al pessimismo ma anzi con sano realismo.

Una posizione intermedia tra le due parti è quella che è stata espressa da Adrian Owens, Investment Director, Global Macro & Currency Fixed Income di GAM, secondo il quale a fine ciclo nel 2020 arriveranno alcuni mercati ma non tutti i mercati globali.

In un outlook 2020, l’analista ha messo nero su bianco quelle che sono le sue previsioni. Secondo Owens si può parlare di fine ciclo per l’economia britannica e per quella statunitense ma non si può parlare di fine ciclo per il Giappone, la Cina e l’Europa.

Per l’analista sia il Regno Unito che gli Stati Uniti sono davvero arrivati alla fine di un ciclo ma le paure per la Brexit e per le tensioni commerciali con la Cina hanno distorto l’attenzione. Per tale ragione l’esperto ritiene che sia più appropriato parlare di un QE tardivo. Secondo Owens non è da escludere che le banche centrali abbiano iniziato adesso a rendersi conto che gli effetti distorsivi del Quantitative Easing si stanno facendo progressivamente più rilevanti.

Partendo da tali premesse, il giudizio di Adrian Owens è il seguente: siamo in una fase in cui il QE tenderà a diminuire e le banche centrali faranno maggiore affidamento alla politica fiscale. Così facendo emergeranno più opportunità che saranno capaci di spingere i mercati.

Di outlook 2020 ha anche parlato Swetha Ramachandran, Investment Manager, azioni del settore lusso di GAM, secondo il quale la fase finale del ciclo non ha la stessa rilevanza per il settore lusso essendo questo caratterizzato da due forze che sono in contrasto tra di loro. Da un lato c’è la tematica strutturale ossia i consumi del ceto medio nei mercati emergenti mentre dall’altro ci sono le oscillazioni a breve termine del ciclo economico.

Durante questa fase l’impressione è che a prevalere sia il fattore ciclico. Alla luce di tale prospettiva il giudizio dell’analista resta positivo. Attenzione però a non accedere con l’ottimismo poichè nessuno pensa che il comparto del lusso sia immune dell’eventuale fine del ciclo economico. Nel 2019 si è verificato una frenata di breve durata ma il settore lusso ha mostrato di essere capace di recuperare anche velocemente. Occhio quindi alle valutazioni e alla ricerca del prezzo giusto da pagare.

Outlook 2020 e possibile fine del ciclo anche nell’analisi di Christophe Eggmann, Investment Director, azioni del settore sanitario di GAM. L’analista parte da un presupposto molto particolare affermando che il termine fine ciclo fa generalmente riferimento al ciclo economico. Tuttavia in ambito sanitario la situazione è leggermente diversa poichè in questo settore quello che conta è il ciclo di prodotto che è intimamente legato alla scienza e allo sviluppo delle nuove tecnologie. Come già emerso negli ultimi anni in questo settore si sta verificando un’ondata senza precedenti di innovazioni. Le previsioni per i prossimi anni sono positive e tutti sono concordi nel ritenere che ci potrebbe essere un boom di nuovi prodotti. Alla luce di tale elemento non è possibile dire che in ambito sanitario si sia arrivati alla fine di un ciclo. Secondo l’analista nel settore sanitario, siamo a metà del ciclo corrente e c’è ancora una storia tutta da scrivere.

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