Continua a crescere – pur essendo ancora un fenomeno piuttosto marginale nel mondo del risparmio – il mondo degli ETF obbligazionari sostenibili, con il loro numero che è salito a quota 36, per un patrimonio complessivo di 11 miliardi di euro.
Certo, come rammentava MorningStar in un suo recente approfondimento, si tratta solamente del 5% di tutti gli strumenti di reddito fisso che strizzano l’occhio al comparto ESG (i fattori ambientali, sociali e di governance), con la conseguenza che la maggior parte del patrimonio è in strategie attive. Tuttavia, le prospettive sembrano – eccome – essere incoraggianti.
Nel corso del 2019, infatti, i fondi indicizzati ESG hanno raccolto 6 miliardi di euro, ovvero sei volte più di quanto non abbino fatto nell’anno precedente. Nello stesso periodo, peraltro, il patrimonio risulta essere triplicato da i3,8 miliardi di euro del 2018.
Le specializzazioni
Sempre secondo la ricostruzione statistica effettuata da MorningStar, la maggior parte dei prodotti obbligazionari indicizzati sostenibili è specializzata in emissioni societarie investment grade, con quota su asset totali ESG del 68%.
Minoritarie sono le quote (13%) sui green bond, e (10%) sui mercati emergenti.
I rischi nelle scelte di investimento
Secondo Jose-Garcia Zarate, direttore associato della ricerca sulle strategie passive di Morningstar, con dichiarazioni riportate nel report European Passive ESG Bond Landscape, le prospettive di crescita di queste strategie sono dunque sicuramente opsitive.
“Le considerazioni ESG stanno diventando rapidamente un fattore chiave nelle scelte degli investitori. In particolare, l’attenzione è sempre più focalizzata su come buone credenziali da questo punto di vista possano mitigare il rischio e migliorare i rendimenti di lungo periodo” – dichiara l’esperto.
Per quanto concerne il futuro, le società di gestione sono attese da alcune sfide, prima fra tutte quella dei titoli governativi, visto e considerato che applicare criteri ambientali, sociali e di governance in questo segmento è sicuramente più complicato rispetto ai corporate bond.
Una seconda sfida sembra essere legata alla mancanza di dati e analisi sulle aziende di medie e piccole dimensioni, tipicamente quelle che hanno un merito creditizio più basso. Una terza sfida arriva invece dai fondi ad impatto, cioè quegli strumenti che hanno come obiettivo (anche) quello di ottenere un risultato ambientale o sociale misurabile, insieme a quello finanziario, usando green e social bond. Strumenti che, per loro natura, sono molto difficilmente confrontabili con gli investimenti tradizionali, viste e considerate le loro caratteristiche peculiari.
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