Secondo quanto emerso in occasione dell’evento Corporate Governace Conference, il settore del risparmio gestito in Italia vale oltre 2.200 miliardi di euro e, dunque, a fine ottobre ammontava al 130% del PIL.
Una tendenza che, si è affermato in sede Corcos, rende obsoleto il modello di azionariato diffuso basato sulla divergenza tra interessi dei gestori e degli azionisti, la maggior parte dei quali sono riconducibili all’interno della classe degli investitori retail, e che ha dato origine al nuovo modello di agency capitalism: la proprietà è incentrata nelle mani di investitori istituzionali, ai quali i piccoli investitori delegano la gestione dei propri investimenti.
Come sanciva una nota di Monitor Immobiliare in tal senso, in tutto il mondo si sta registrando un crescente attivismo da parte dei gestori sulla corporate governance delle società in cui investono, e sta aumentando altresì il numero dei membri dei consigli di amministrazione che sono “ottenuti” dagli investitori.
Anche questo trend risulta essere ben confermato in Italia, dove si registrano più attivisti e activist campaign rispetto a quanto non fosse in vigore in altri Paesi europei, anche con mercati più grandi e maturi. Di fatti, il nostro Paese è stato il secondo per maggiore presenza di attivisti al mondo dopo gli USA nel periodo 2000-2010, sulla base della ponderazione dell’attività di engagement con le dimensioni del mercato.
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