Cresce il peso dei fondi comuni di investimento sul mercato. Secondo James Hay, Investment Associate, MainStreet Partners, ad oggi in Europa di sono ben 2000 fondi di investimento sostenibili. Il dato è stato recentemente diffuso da Morningstar.
Il trend dei fondi sostenibili sembra essere orientato alla crescita anche perchè nella sola prima metà del 2019 quetso tipo di fondi ha riscontrato afflussi netti per 36,9 miliardi di euro, quasi lo stesso valore registrato in tutto il 2018. Se il trend dovesse essere confermato anche a fine anno, allora non ci sarebbero dubbi: gli afflussi netti sui fondi comuni di investimento sostenibili sono in crescita.
Secondo i dati snocciolati da Morningstar, alla luce dei dati del primo semestre 2019, l’ammontare complessivo che in Europa viene investito in fondi comuni sostenibili è salito a quota 595 milioni di euro. Nei soli ultimi sei mesi la crescita è stata del 20,5 per cento.
Questi i numeri ma quali fondi possono essere classificati come sostenibili? Secondo Hay c’è oggettivamente un problema di definizioni nel senso che oggi una definizione di investimento sostenibile che vale in tutto il mondo. E’ vero che ci sono dei criteri ma manca una definizione ed è per questo motivo e la Commissione Europea ha deciso di pubblicare una serie di linee guida riassunte nel report Tassonomia UE.
Questo strano termine indica un documento che ha il merito di provare a identificare le attività sostenibili e le soglie per cui un investimento è green e un altro non lo è. La tassometria UE è ancora tutta da costruire anche perchè solo due delle sei aree green sono state specificate. Si tratta dell’area mitigazione e di quella relativa all’adattamento al cambiamento climatico.
Come spesso avviene nel contesto UE, i governi si sono però messi di traverso e hanno deciso di posporre la Tassonomia UE al 2022. Ovviamente gli analisti hanno giudicato negativamente questa decisione degli esecutivi UE.
Ma c’è anche dell’altro che va a nutrire un certo scetticismo. Secondo Hay il report UE ha alcuni pregi ma anche alcune lacune a partire dal fatto che viene presa poco in considerazione la sostenibilità sociale. Per l’analista, invece, le tematiche ambientali e quelle sociali devono avere lo stesso peso.
Va notato che fino a pochi anni fa la difesa dell’ambiente e la ricerca di una società più giusta erano considerati obiettivi alternativi. Con gli SDGs ha prevalso una nuova prospettiva che è quella di cercare di combinare queste due dimensioni. Premesso questo il fatto che la Tassonomia UE guardi solo all’mbiente e non al sociale, rappresenta un passo indietro. Gli investimenti sostenibili, infatti, dovrebbero essere quelli che puntano ad una migliore allocazione delle risorse a vantaggio dell’ambiente ma anche dei cittadini stessi.
Nella tassonomia UE ci sono comunque anche molti aspetti positivi a partire dal riconoscimento di quelle attività più tradizionali che oggi ancora inquinano ma che avranno un ruolo importante nel passaggio verso un’economia a basse emissioni.
Secondo Hay, infatti, solo se l’intero sistema economico sarà coinvolto sarà possibile riuscire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. La Tassonomia UE inoltre non dovrà allocare danni significativi ossia non dovrà portare ad una prevalenza di un settore green sugli altri.
Altro importante elemento legato alla Tassonomia UE riguarda la pubblicazione della bozza di standard per benchmark climatici. Nella bozza si fa riferimento a due tipi di indice: l’EU Paris-Aligned Benchmark (PAB) e l’EU Climate Transition Benchmark (CTB).
Questi indici dovranno essere recepiti dai fondi che vogliono essere classificati come sostenibili. I fondi che ambiscono a questo riconoscimento dovranno infatti comparare la loro impronta di carbonio all’indice PAB o CTB.
Come sulla Tassonomia UE anche su questi indici le critiche non mancano. Secondo James Hay molti investitori temono che questi nuovi standard possano andare ad interferire con gli standard che generalmente accettati dal mercato. Tra l’altro il cammino dei nuovi standard è solo all’inizio poichè l’Unione Europea sta definendo l’EU Green Bond Standard (EU GBS), un indice che andrà a sovrapporsi ai popolari Green Bond Principles pubblicati dall’ICMA.
Insomma la strada per l’identificazione dei fondi di investimento sostenibili e la loro differenziazione da asset che invece sostenibili non sono è ancora lunga.
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