Stando a quanto suggerisce l’ultimo dossier curato da Morgan Stanley e Oliver Wyman, i ricavi del risparmio gestito sono destinati a calare, da qui al 2023. Dunque, notizie non troppo positive per gli operatori dell’asset management, i cui bilanci potrebbero essere destinati a dimagrire, a meno che non trovino delle altre voci di “introito” utili a compensare l’assottigliamento delle commissioni e tassi di interesse sempre più bassi.

La notizia indotta dal dossier non giunge comunque come una sorpresa. Già nel corso dell’ultimo quinquennio il tasso di crescita annuo dei ricavi dell’industria del risparmio gestito è stato pari al 4%, mentre nel prossimo anno rallenterà all’1%. Tuttavia, il peggio dovrebbe ancora essere all’orizzonte: entro il 2023 i ricavi del comparto del risparmio gestito diminuiranno di più di un terzo. Gli investitori sono sempre più scettici nel pagare commissioni agli asset manager, soprattutto se ingiustificate dai rendimenti dei prodotti di gestito.

Ad ogni modo, non tutto è perduto per i gestori. È infatti lo stesso dossier a invitare a guardare alle altre opportunità che attualmente sono a disposizione, e che potrebbero permettere alle società di asset management più dinamiche di uscire fuori da questo circolo poco virtuoso. Per esempio, una delle opportunità è quella dei mercati emergenti, una torta da 30 miliardi di dollari, con la Cina che – da sola – ne vale 15.

Nei mercati privati l’industria dei fondi potrebbe invece trovare le proprie migliori soddisfazioni per poter soddisfare le esigenze dei nuovi clienti come high net worth individuals, fondi pensione e assicuratori. Il tasso di crescita in questi comparti è previsto essere del 10% annuo, conducendo l’industria del gestito a nuovi guadagni per 24 miliardi di dollari.

Infine, il dossier invita a guardare con ambizione all’evoluzione della gestione dei dati e dell’automazione, fornendo soluzioni personalizzate al mercato di massa, in cambio di nuovi ricavi che ammonterebbero a 7 miliardi di dollari.

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