Stando a quanto affermato da Nikolaj Schmidt, Chief International Economist di T. Rowe Price, all’orizzonte non vi sarebbe alcuna recessione globale, come invece stimato da altri osservatori. Stando all’economista, invece, lo scenario più probabile che ci attende è quello di sei mesi di crescita debole, seguiti probabilmente dall’avvio di una ripresa alimentata da capex.

Nella sua nota, Schmidt rammenta come la crescita mondiale sia in declino da circa 12 mesi a questa parte, e che le ragioni di questo rallentamento sono tre:

  • la Cina, che ha drasticamente ridotto la leva finanziaria, andando così a mettere un freno all’espansione del credito (per l’FMI la Cina pesa per circa un quarto alla formazione del capitale globale);
  • l’incertezza politica che viene acuita dall’ascesa del populismo e dalle note controversie commerciali, in primis tra Stati Uniti e Cina;
  • la contrazione monetaria negli Stati Uniti, con la forza del dollaro che di norma tende a far scorrere il flusso di capitali dalla periferia verso il centro, svantaggiando la crescita globale.

L’analista di T. Rowe Price afferma che tali tre determinanti siano ancora in azione, e che pertanto la crescita continuerà a decelerare almeno per altri sei mesi. Tuttavia, nel contempo le autorità monetarie e fiscali stanno adottando misure che sono finalizzate a contrastare tali venti contrari.

Insomma, per l’economista lo scenario centrale futuro non è certamente quello della recessione, evento che di norma è preceduto da ampi squilibri macroeconomici, che attualmente non sono verificabili.

Se le mie aspettative sulla recessione si riveleranno corrette, potremmo assistere piuttosto a una ripresa più avanti nel corso di quest’anno o all’inizio del 2020. Con ogni probabilità, la Fed manterrà i tassi invariati, ma è possibile che la decelerazione della crescita spinga i banchieri centrali americani a optare per un allentamento di metà ciclo, con due o tre tagli dei tassi mirati a favorire la ripresa” – afferma Schmidt. E per l’Europa?

Nel vecchio Continente le prospettive economiche non sono certamente brillanti, e ciò non dovrebbe favorire una strategia di rialzi dei tassi da parte della BCE in tempi brevi.

Fino all’arrivo della ripresa globale, è dunque probabile che il rallentamento della crescita terrà ancora a freno le performance azionarie. I tassi di interesse dovrebbero rimanere bassi, ma potrebbero manifestarsi opportunità per investire nelle obbligazioni di Paesi in cui potrebbero verificarsi dei tagli dei tassi, come Sudafrica, Messico e Russia. Infine, sul fronte Forex, Schmidt afferma che le valute dei mercati emergenti sono piuttosto attraenti, soprattutto in America Latina grazie al supporto del mercato dei metalli in rialzo.

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