Secondo quanto afferma T. Rowe Price in una sua recente nota, le valutazioni delle banche giapponesi sono su livelli più bassi da oltre un decennio, e stanno attraendo nuovamente gli investitori value verso il settore. Le azioni bancarie giapponese sembrano dunque essere a buon mercato, predisponendo la base per potenziali valutazioni da parte dei trader. Ma per quale motivo?

Il ruolo della Bank of Japan

In primo luogo, giova sottolineare come le politiche monetarie super accomodanti da parte della Bank of Japan abbiano finito con il produrre un ambiente sfavorevole alla generazione di profitti da parte delle banche. Insomma, il ruolo del quantitative easing da una parte e dei tassi di interesse negativi dall’altra parte, ha finito con l’erodere gli utili delle banche giapponesi.

A nuocere al business bancario è poi stata anche la minore domanda di prestiti da parte di società (ricche di liquidità) e di una popolazione in invecchiamento. in questo scenario, le previsioni sugli utili bancari sono deboli, e probabilmente non cambieranno nel breve termine.

La super competitività giapponese

Un altro elemento che bisognerebbe assumere in considerazione è poi rappresentato dal fatto che il Giappone ha uno dei sistemi bancari più competitivi al mondo. Ci sono ad esempio 34 filiali ogni 100 mila persone, contro una media globale di 12,2. In un simile contesto, i margini di profitto continuano a ridursi, tanto che se anche vi fosse un miglioramento dei tassi di interesse, il riflesso positivo sugli utili bancari verrebbe comunque eroso dalla competizione.

La popolazione invecchia

C’è poi un trend demografico che non può essere assolutamente sottovalutato, soprattutto da parte delle banche regionali. Si tratta di istituti di piccole e medie dimensioni, che servono principalmente la popolazione delle campagne, al di fuori delle grandi città: ebbene, proprio qui la popolazione sta diminuendo e invecchiando.

Molte banche stanno pertanto cercando di porre in essere operazioni straordinarie di fusione per potersi rafforzare, altre stanno orientando le proprie mire verso asset più rischiosi o verso altri business, esponendo però il sistema finanziario giapponese a nuovi rischi.

Le partecipazioni incrociate

Vi è infine, sottolinea T. Rowe Price nella nota di Archibald Ciganer, gestore del fondo T. Rowe Price Japanese Equity, il riferimento alle partecipazioni incrociate, in riduzione rispetto al passato, ma pur sempre forte e consolidata caratteristica del mercato.

Insomma, per l’analista la situazione del mercato bancario domestico giapponese risulta essere molto impegnativa. La società rimane positiva sull’outlook dell’azionario giapponese, ma consiglia di evitare sacche di debolezza strutturale, inducendo un approccio di investimento attivo.

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