Secondo quanto afferma una recente nota elaborata da Roy Diao, Head of Asian Fixed Income di Schroders, l’allocazione su obbligazioni societarie asiatiche potrebbe avere dei benefici notevoli in termini di rapporto rischio / rendimento.
Schroders definisce infatti questi bond degli strumenti in grado di mostrare un equilibrio invidiabile tra rendimento e rischi nell’arco del tempo, con dinamiche sostenute da fondamentali solidi. A livello Paese, inoltre, l’Asia mostra sempre driver di crescita incoraggianti sul lungo termine, in consolidamento, così come la garanzia di finanze pubbliche relativamente prudenti ed elevati livelli di risparmio. Perfino lo stesso settore corporate genera ampi flussi di cassa, e mostra un livello di debito piuttosto contenuto.
Come strutturare un portafoglio con bond societari asiatici
Ma in che modo realizzare una buona asset allocation che possa mantenere la volatilità al minimo e, nel contempo, possa aspirare a buoni rendimenti?
Per poter ottenere questo obiettivo, Schroders ha cercato di testare diverse composizioni, in euro, riflettendo i livelli di allocazione di un investitore europeo medio nel fixed income. I parametri di tale allocazione sono stati pari a una percentuale tra il 40 e il 60% in titoli di Stato europei, tra il 10 e il 40% in Treasury Usa, tra il 5 e il 20% rispettivamente in bond societari investment grade Usa e europei, tra il 5 e il 20% rispettivamente in bond societari high yield Usa e europei e fino al 15% rispettivamente su bond societari emergenti e asiatici.
La società ha poi testato le diverse configurazioni dell’asset allocation negli ultimi 5 anni, riscontrando come l’asset allocation più efficiente possa aspirare a raggiungere un rendimento annualizzato del 6% con volatilità del 3,4%. Il portafoglio sarebbe composto da:
- 40% Titoli di Stato europei
- 10,6% Treasury Usa
- 5% bond corporate IG Usa
- 5% bond corporate IG europei
- 15% bond corporate HY Usa
- 12,6% corporate bond HY europei
- 11,7% bond corporate asiatici
In Asia un buon contesto macro
Nella sua nota, Schroders si sofferma poi sul buon contesto macroeconomico asiatico.
Di fatti, l’analisi ricorda sì come le preoccupazioni riguardo al rallentamento economico della Cina, e le sue tensioni commerciali con gli Usa, siano sempre ben presenti, bensì anche come gli investitori non dovrebbero perdere di vista che l’Asia è una delle regioni che riesce ancora oggi a crescere più rapidamente al mondo, con determinanti di sostenibilità del lungo termine sempre più solidi.
L’Asia ha infatti la percentuale più elevata di popolazione mondiale in età lavorativa (16- 64 anni), con la percentuale cinese è al momento al secondo posto con più del 20%. La classe media è inoltre in forte crescita, conducendo a un incremento dei consumi: basti pensare che in Asia le vendite al dettaglio sono cresciute a tassi superiori al 5% per diversi anni, oltre la media del resto del mondo.
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