Nel corso dell’ultimo quarto del 2018 le preoccupazioni degli investitori sembrano essere svanite almeno in parte, almeno a giudicare dal ritorno della propensione al rischio cui abbiamo assistito nei primi due mesi del 2019 sui mercati azionari e obbligazionari globali.

Dunque, come domanda nella sua recente nota Robert M. Almeida, Portfolio Manager e Global Investment Strategist di MFS, gli investitori sono stati troppo pessimisti allora o sono troppo ottimisti ora?

La domanda è tutt’altro che irrilevante e, per l’analista, la risposta è affermativa in entrambi i casi.

La speranza degli investitori

Per poter argomentare le proprie riflessioni, Almeida inizia con il rammentare che in linea generale gli investitori sembrano essersi aggrappati a tre motivi di speranza nei primi mesi del 2019:

  • un cambio di tono da parte delle banche centrali verso posizioni più accomodanti,
  • la prospettiva di una soluzione alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina,
  • la fine del più lungo blocco delle attività amministrative nella storia degli USA.

Evidentemente, tali eventi macro sono difficili da prevedere. In tale scenario sarebbe bene porsi alcune questioni essenziali, come – ad esempio:

  • se la società candidata all’investimento è incline a guadagnare o a perdere quote di mercato nei prossimi cinque anni;
  • se storicamente detiene un potere di prezzo o subisce quello di mercato e in quali circostanze;
  • se, più in particolare, il management sarà in grado di innalzare i prezzi perché la società possiede qualcosa di unico che sarà richiesto nei prossimi cinque o dieci anni e quali sono i rischi che la proposta di valore della società subisca una svalutazione;
  • come si colloca il costo operativo odierno rispetto al possibile costo tra cinque anni e ancora, ma soprattutto, quali effetti si generano sulla struttura dei margini societari rispetto a ciò che viene scontato dal mercato.

Cosa è cambiato

Introdotto quanto sopra, l’analista passa all’elemento centrale dell’osservazione: è cambiata la realtà dei fatti, oppure i fattori che influiscono davvero sui prezzi degli attivi?

Per rispondere, è innanzitutto opportuno rammentare come i profitti netti societari si mantengano in condizioni di solidità, soprattutto negli USA, ma siano in rallentamento, e che le valutazioni non sembrano essere comunque irragionevoli.

Il settore del tech e del gaming

Passando nel dettaglio di alcuni settori, si può ben evidenziare come la tecnologia e le piattaforme online stiano rivoluzionando i modelli di business di molte industrie. Si pensi, tra le varie, alle società di videogiochi, che per lungo tempo sono state incentrate per lo più su un singolo prodotto, spesso fortemente dipendenti dalla necessità di avere un gioco di successo, con conseguente significativa variabilità dei cash flow.

Di contro, negli ultimi anni il modello di business è cambiato radicalmente, visto e considerato che l’avvento della rete ha consentito agli sviluppatori di passare dai giochi fisici commercializzati da rivenditori al dettaglio a un sistema di distribuzione interamente digitale diretto al consumatore. Ne è derivata una contrazione dei costi e una crescita dei margini, oltre che una minore dipendenza delle console dal ciclo.

Negli ultimi 18 mesi, ha poi fatto comparsa un ulteriore modello di business, rappresentato dai videogame gratuiti online multigiocatore. L’esempio principale è rappresentato da Fortnite, ma non solo.

Il settore delle crociere

Altro settore che sta cambiando radicalmente è quello crocieristico. Gli operatori di navi da crociera hanno sempre dovuto affrontare importanti ostacoli d’ingresso nel settore, tra cui la necessità di investire da subito ingenti capitali. Ne deriva che le stesse società protagoniste si sono spesso trovate in condizioni di forte indebitamento, oltre che di dipendenza dalla disponibilità dei consumatori a spendere per il tempo libero, con conseguenti risultati volatili.

Il settore è però stato recentemente investito da un cambiamento generalizzato, con la tendenza crescente a spendere di più per vivere esperienze piuttosto che per acquistare beni fisici e a gestire meglio il capitale.

Ne è derivato che il comparto crocieristico sta registrando una crescita (a volte sorprendente) unitaria in varie fasce d’età, che coinvolge i pensionati, i millennial e persino la generazione Z.

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