Secondo quanto afferma una recente nota curata da Nikolaj Schmidt, Chief International Economist, T. Rowe Price, negli ultimi anni l’ascesa del populismo ha rimodellato il panorama politico mondiale, ma poco si è detto sulle implicazioni che questo potrebbe avere sulla crescita economica e sugli asset finanziari.
Se infatti da una parte i mercati sembrano reagire rapidamente a singoli eventi (si pensi all’approdo al potere di un partito notoriamente populista), dall’altra parte è vero che non sembrano aver compreso pienamente quali sono gli impatti potenziali sul lungo termine, sull’economia e sulla finanza.
I rischi del populismo
Per l’analisi di T. Rowe Price i rischi del populismo, o meglio delle politiche populiste, sono riassumibili in tre diversi pericoli dalla seguente tabella:
Anche se spesso gli obiettivi delle politiche populiste sono lodevoli (si pensi alla riduzione delle diseguaglianze sociali), spesso tali obiettivi sono perseguiti adottando delle politiche di bilancio tradizionalmente caratterizzate da riforme che hanno messo in pericolo l’indipendenza delle banche centrali, la governance societaria e i diritti di proprietà.
In particolare, le pressioni che vengono esercitate sulle banche centrali affinché queste adottio delle politiche monetarie più accomodanti hanno come influenza quella di condurre a maggiori aspettative di inflazione, curve dei rendimenti più accentuate, rendimenti reali più bassi e deprezzamenti valutari.
Contemporaneamente, la spinta verso una redistribuzione dei redditi e salari più elevati riduce i margini di profitto e, in un contesto di aleatorietà macroeconomica, questo mette in difficoltà le valutazioni azionarie.
Secondo T. Rowe Price, tutto ciò è già riscontrabile, nelle sue fasi iniziali, negli Stati Uniti, o – più vicino a noi – nello scontro tra Italia e Unione europea per l’approvazione di un bilancio espansivo. Sempre in Europa si verifica già un deterioramento dei conti pubblici di Ungheria e Polonia, dopo l’elezione di governi populisti di destra, e i mercati finanziari scontano già un peggioramento delle finanze pubbliche in Messico sotto la presidenza di sinistra del neoeletto Andrés Manuel López Obrador.
Populismo come fenomeno di lungo periodo
Considerato che è ben poco probabile che l’attuale generazione di politici populisti possa effettivamente raggiungere i target di redistribuzione dei redditi e di mobilità sociale che sono stati garantiti agli elettori in campagna elettorale, il pericolo è che politiche di bilancio eccessivamente espansive possano produrre effetti in grado di intaccare la fiducia delle imprese e ridurre la formazione di capitale e la creazione di posti di lavoro.
Insomma, iniziative che potrebbero frenare la crescita, rendendo la redistribuzione dei redditi e la mobilità sociale più difficili da attuare.
Di qui, però, c’è il conseguente più grave errore: pensare che il fallimento dei politici populisti possa condurre a una morte precoce del populismo. In realtà, l’elettore medio continuerà probabilmente a domandare una maggiore uguaglianza e mobilità sociale fino a quando non le avrà ottenute. Se dunque il primo governo populista eletto non mantiene le sue promesse, gli elettori voteranno probabilmente per un altro candidato populista piuttosto che per un partito tradizionale.
I rischi in Europa e nel Resto del mondo
In questo frangente, T. Rowe Price traccia alcuni sviluppi che sarebbe opportuno monitorare. In particolare, in Europa, in vista delle elezioni di maggio la coalizione populista che governa l’Italia sembra aver intensificato la sua retorica e gli scontri con l’establishment europeo. Nel resto del mondo, Eduardo Bolsonaro, membro del Congresso brasiliano e figlio del Presidente Jair Bolsonaro, ha annunciato che rappresenterà il Sud America in The Movement, il consorzio di populisti fondato da Steve Bannon, ex consigliere di Donald Trump. Altro fronte aperto è quello della Brexit, soprattutto se dovesse condurre a nuove elezioni nel Regno Unito.
Insomma, il futuro sembra essere caratterizzato da notevoli incertezze e, in questo ambito, è molto importante che gli investitori considerino la possibilità che il movimento populista sia un fenomeno strutturale di lungo periodo, che avrà profonde implicazioni sull’economia e sui mercati finanziari per diversi anni a venire, richiedendo dunque una gestione ancora più attiva del proprio portafoglio.
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