I mercati hanno reagito al graduale rallentamento dell’economia globale in maniera sorprendente. Se infatti all’inizio i segnali di rallentamento sono stati interpretati come un’improvvisa recessione, con mercati fortemente ribassisti, a due soli mesi di distanza da questo punto di profondità gli osservatori sembrano aver evidentemente cambiato opinione, scommettendo invece che quanto avvenuto ricalchi ciò che è successo nel 2016, con ripartenza del mercato rialzista e ripresa degli utili. Ma è così?
Non sarà un altro 2016
Secondo quanto afferma in una recente nota Lorenzo Di Mattia, gestore del fondo HI Sibilla Macro, Hedge Invest Sgr, sia lo scenario di una recessione sia lo scenario di una ripetizione del 2016 sono piuttosto improbabili.
Per quanto attiene lo scenario di una recessione, i segnali di un rallentamento sono inequivocabili ma non sufficienti per favorire un’interpretazione recessiva. Il rischio di recessione è segnalabile per il 2020, ma sicuramente non per 2019.
Per quanto concerne il secondo scenario, la realizzazione di quanto avvenuto nel 2016 è altrettanto rara, considerato che all’epoca il mercato aveva sperimentato una piccola battuta d’arresto nella crescita degli utili, seguita da una crescita più marcata nel biennio successivo. Di contro, Hedge Invest ricorda come nel 2019 gli utili raggiungeranno un picco, a cui però farà seguito una recessione degli utili, prima di una recessione economica.
Cosa succederà nel 2019
Insomma, per l’analista anche se è possibile che possa verificarsi un ulteriore marginale rialzo dei mercati, soprattutto in caso di accordo commerciale positivo tra Stati Uniti e Cina e in caso di FED ancora più accomodante, il downside potenziale è almeno due volte maggiore rispetto all’upside della situazione attuale, e forse anche tre volte maggiore. Il range previsto per l’S&P 500 nel 2019 è tra 2500 e 2900 punti.
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