All’orizzonte c’è una recessione economica o un rallentamento della crescita? Per Keith Wade, Chief Economist & Strategist, Schroders, non vi sarebbero grandi dubbi. Sebbene gli indicatori di breve termine siano deboli e i volumi degli scambi commerciali a livello globale siano crollati alla fine del 2018, e i prezzi delle materie prime industriali siano anch’essi bassi, non assisteremo a una vera e propria recessione, quanto piuttosto a un rallentamento. Ma per quale motivo?

Secondo l’analista esistono tre fattori che sembrerebbero scongiurare il rischio di una recessione.

Prezzi energetici più bassi

Anche se questo fattore è in parte una conseguenza dell’indebolimento della domanda globale, sta in realtà aiutando ad abbassare il livello di inflazione, sostenendo così il potere di acquisto dei consumatori a livello globale. Tutto ciò, combinata a un incremento dei compensi negli USA e di una tassazione relativamente bassa sulla benzina sullo stesso mercato, sta conducendo una crescita dei salari reali vicina al 2%, per il livello più alto negli ultimi 3 anni.

Rapporti tra Stati Uniti e Cina

L’analisi ritiene che Stati Uniti e Cina possano essere vicini a un’intesa commerciale, dopo la scelta del presidente Trump di condurre la dead line oltre il 1 marzo per l’incremento dei dati dal 10% al 25% su 200 miliardi di dollari di import dal Paese asiatico.

È pur vero che ci sono numerosi ostacoli da superare, soprattutto in relazione alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale, ma tutto ciò ha segnato un evidente miglioramento rispetto a quanto tempo fa. L’accordo tra le due parti dovrebbe altresì contribuire a ridurre l’incertezza e condurre più chiarezza nelle società che hanno in sospeso le attività di budgeting.

È tuttavia da ammettere che non tutte le notizie sull’accordo commerciale sono in realtà positive. Una parte dell’intesa prevederà infatti maggiori acquisti di prodotti energetici, agricoli e manufatturieri USA da parte della Cina, portando così a una riduzione delle vendite per le aziende non USA.

Policy monetaria più accomodante

La politica monetaria della FED si è fatta più accomodante in conseguenza del minore livello di inflazione, e non solo. Il risultato è che la banca centrale è diventata sicuramente più propensa a riscontrare alle condizioni del mercato finanziario, anticipando la fine – rispetto alle precedenti previsioni – del quantitative tightening, il processo di riduzione di bilancio che dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno stando alle aspettative attuali.

Tali fattori sono dunque alla base delle previsioni di Schroders in merito al rallentamento economico globale, ma non alla recessione.

Per quanto attiene ora le stime sulla crescita del PIL globale, l’analista rammenta come il dato venga portato in ribasso dal 2,9% al 2,8% per il 2019. Viene però aumentata la crescita su un arco temporale più lungo, con le previsioni 2020 di crescita per gli Stati Uniti che passano dall’1,3% all’1,6%, quelle del Giappone dallo 0% allo 0,4% e quelle della Cina dal 6,0% al 6,1%.

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