Nelle scorse ore Unigestion ha fornito un’interessante visione di quel che potrebbe accadere sui mercati finanziari a breve. In un contesto di rallentamento della crescita economica globale, che non potrà certamente essere fermata dalle banche centrali, per la società di gestione i prezzi degli asset dovranno adeguarsi di conseguenza per poter riflettere l’incremento del rischio di recessione.
Crescita economica globale in rallentamento
Nella sua nota di approfondimento Unigestion sottolinea come dall’inizio dell’anno gli asset orientati alla crescita abbiano registrato una decisa ripresa, con mercati azionari globali in aumento del 12% su base annua. Un rally piuttosto forte, con incremento medio giornaliero dello 0,7%.
La riflessione non è, tuttavia, su quanto avvenuto, bensì su quanto avverrà. Tale rally potrebbe infatti riflettere una grande espansione dell’economia globale? Per Unigestion, la risposta è negativa. L’OCSE, la BCE e il FMI – tra i tanti – hanno già rivisto al ribasso le proprie previsioni di crescita economica per quest’anno, con la sola BCE che per esempio stima una crescita del PIL Eurozona dell’1,1% nel 2019.
Ma allora il rally può essere alimentato da maggiori aspettative di guadagno? Anche in questo caso per Nordea la risposta è negativa, considerato che i dati Bloomberg – ad esempio – delineano un’ampia revisione al ribasso delle stime di crescita degli utili. Le aspettative sono per uno sviluppo del 2% nei mercati azionari dei Paesi sviluppati, e piatta per quella degli emergenti, tra il 4% e il 6% per gli statunitensi e negativa per britannici e giapponesi.
Dunque, una ragione per l’attuale apprezzamento degli asset è forse da ricercarsi nel mutato atteggiamento delle banche centrali, anche se il contesto non dovrebbe durare a lungo su tali basi.
Il rischio bolla a causa delle iniezioni di liquidità
Sempre secondo quanto affermano le ultime valutazioni compiute da Unigestion, a 10 anni dal punto di fondo del mercato finanziario, la prestazione complessiva degli asset rischiosa è stata eccezionale sotto il profilo del ritorno totale, con un rendimento del 413% in termini cumulati per l’indice S&P 500 (17% annualizzato), e per gli altri principali indici di riferimento di mercati maturi ed emergenti.
Nello stesso frangete temporale l’OCSE ci dice che l’economia mondiale è cresciuta in media del 6,3% in termini reali, con un conseguente rapporto tra la capitalizzazione di mercato e il PIL che è salito ancora, toccando il 112% per l’economia mondiale nel 2019, e il 165% per gli USA. Il divario tra asset finanziari e fondamentali è dunque ancora aumentato, superando il livello della bolla tech del 2000.
Per Unigestion, è questa una conseguenza dell’espansione dei bilanci delle maggiori banche centrali, che ha innescato una crescita della base monetaria superiore a quella del Pil. Se dunque il Quantitative easing da una parte ha favorito l’attenuazione degli effetti economici negativi del processo di riduzione della leva finanziaria dopo il 2008, è anche vero che dall’altra parte ha alimentato il crescente divario tra i prezzi delle attività e l’economia reale.
Per Unigestion, ancora, “l’effetto maggiormente negativo della crescente correlazione tra le decisioni delle banche centrali e i rendimenti degli asset rischiosi è dato dall’impatto sulla volatilità economica e finanziaria”.
Previsioni
Ma che cosa avverrà nel prossimo futuro? La società rielabora quanto accaduto in passato, ricordando come dal 1990 ci sono state tre recessioni negli Stati Uniti, più il biennio 1997/1998, in cui la FED ha allentato la sua politica monetaria. Durante questi quattro periodi di shock macroeconomici, il mercato azionario statunitense ha toccato il suo picco più elevato da 3 a 6 mesi prima della recessione e da 1 a 4 mesi prima del taglio dei tassi della FED. Dunque, il taglio dei tassi non è mai riuscito a fermare il declino del mercato e ad evitare la recessione.
Ne derivano alcune implicazioni per la situazione attuale, ben riassunte dalla nota di Unigestion:
- i mercati possono sbagliarsi nel determinare prezzi di vendita che incorporano premi di crescita elevati e che vengono contraddetti molto rapidamente;
- la FED non ha bisogno di un importante crollo del mercato per rimuovere politiche rigide;
- quando la situazione economica diventa negativa, lo diventa anche per i rendimenti degli asset;
- in ogni periodo il tasso reale a due anni degli Stati Uniti, un indicatore chiave, ha raggiunto un livello elevato in prossimità del punto di massima del mercato e del primo taglio dei tassi della FED. Nel ciclo attuale, questo indicatore ha raggiunto il suo livello più elevato nel novembre 2018.
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