Il “mantra” per il 2019? Spostare il proprio focus dal rendimento al rischio. O, almeno, così la pensa Robert M.Almeida, Jr, Global Investment Strategist di MFS, secondo cui con la fine dello scorso anno il mercato si è arricchito di analisi che cercano di stilare un bilancio dell’anno appena trascorso, e prevedere i rendimenti sul futuro a breve termine.

Ne consegue che fare previsioni è pur sempre un esercizio difficile, pur nella consapevolezza che i prezzi degli attivi non possono che riflettere i cash flow futuri, che quando non si manifestano come auspicato, determinano degli sconti sui mercati, e dei conseguenti adeguamenti dei prezzi.

Dunque, per l’analista la domanda – chiave è: cosa muove i cash flow? Gli elementi determinanti principali sono quattro: unità, prezzo, margine e utili.

Tuttavia, se sul lungo periodo, afferma ancora Almeida, i fondamentali determinano i cash flow, che a loro volta influiscono sui prezzi degli attivi, nell’attività quotidiano l’orientamento a breve termine la previsione sull’andamento dei mercati è un esercizio frustrante.

Uscendo dalla crisi del 2008, le società hanno osservato un aumento dei margini netti riconducibile al calo dei costi di produzione. Eppure, a tre o quattro anni dall’inizio del ciclo economico, la crescita globale stava ancora facendo i conti con i postumi della crisi finanziaria. Mentre i margini apparivano insolitamente elevati, la crescita in termini unitari e il pricing power restavano modesti” – ha affermato l’esperto. Ricordando poi come molte aziende abbiano fatto ricorso al proprio bilancio per poter supportare gli aumenti del free cash flow, e che i mercati siano stati ben disposti a concedere dei finanziamenti.

Tuttavia, con la fine del ciclo, le emissioni di obbligazioni e i coefficienti di leva finanziaria sono cresciuti, e la qualità complessiva del mercato dei bond corporate ha subito un deterioramento.

In ogni caso, a destare la principale preoccupazione sarà sicuramente il rapporto di indebitamento, considerato che – precisa Almeida – una società altamente indebitata ha meno controllo sul proprio futuro.

Sul lungo termine, MFS ipotizza una contrazione dei rendimenti rispetto a quanto si è osservato nel decennio precedente, ritenendo che i mercati rallenteranno rispetto ai rendimenti sopra la media degli ultimi 30 anni.

“A nostro parere gli investitori dovrebbero ricalibrare l’enfasi dei rispettivi portafogli spostandola dalla generazione di rendimenti sopra la media alla valutazione dei rischi. Giudizio e selettività dovrebbero diventare una priorità a questo punto del ciclo economico” – conclude Almeida.

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