La Brexit è un processo che sembra oramai inevitabile, e la data dell’uscita, il 29 marzo 2019, incombe sui mercati finanziari e – in particolare – sugli investitori britannici.
Al momento, l’attenzione sembra essere concentrata prevalentemente sul contesto economico che caratterizzerà la realizzazione dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
In tale ambito, la crescita del Pil reale nel Regno Unito ha subito principalmente l’impatto della caduta del tasso di cambio, avvenuta fin dall’esito del referendum, ma è comunque riuscita a rimanere intorno all’1,5% I consumi (che pesano per circa il 60% del Pil britannico) sono stati frenati dal restringimento dei redditi reali (ma più recentemente sono stati dati in miglioramento), mentre la disoccupazione è ai minimi degli ultimi 25 anni, con il tasso di partecipazione attualmente lievemente superiore alla media storia.
In tale scenario, Dan Nickols, gestore del fondo Merian UK Smaller Companies, Merian Global Investors, ha formulato alcune interessanti valutazioni sulle previsioni Brexit, e ciò che avverrà nei prossimi mesi.
Quali scenari per la Brexit
Per il gestore, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, pur avvenendo nel brevissimo termine, lascia aperti diversi scenari.
Tali scenari non potranno che impattare in misura varia sulla sterlina che, in tal senso, sembra essere uno dei meccanismi di base per poter trasferire su investitori e consumatori gli effetti di Brexit. In particolare, nel caso in cui si verificasse un’uscita “soft”, potrebbe rimbalzare rapidamente, fornendo peraltro supporto ai settori che sono maggiormente focalizzati sul mercato domestico e che, in attesa novità, stanno scambiando su multipli particolarmente depressi.
Di contro, se dovesse verificarsi una hard Brexit, la sterlina potrebbe scendere sotto quota 1,20 dollari. Una soft Brexit, potrebbe invece lanciare la sterlina sui massimi di 1,50 dollari.
Per l’analista, però, è ben più probabile un periodo di elusione, ovvero un periodo in cui le decisioni più importanti verranno rinviate, forse per anni. Uno scenario del genere dovrebbe limitare ogni rally, aprendo pertanto una fase di evoluzione più graduale.
Meglio diversificare l’esposizione
Alla luce di ciò, il gestore tiene che sia opportuno diversificare l’esposizione. Una strategia peraltro attuata dal fondo gestito, che vede circa il 50% degli asset focalizzati sul mercato domestico, e il 50% su società internazionali.
Dal punto di vista settoriale, gli asset internazionali su cui puntare sembrano interessare soprattutto le società che operano in un contesto più favorevole per la crescita, mentre in UK il settore dei consumi al momento risente di una serie di difficoltà strutturali.
Sotto il profilo tematico, il gestore sovrappesa le società che hanno una crescita strutturale, considerato che ritiene che queste continueranno probabilmente a generare utili in linea con le aspettative. Una Brexit più difficile determinerà decisioni più ardue, ma non per questo prive di maggiori opportunità.
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