Poco ma sicuro non è una situazione economica facile quella che il governo di Giorgia Meloni appena formatosi si troverà ad affrontare nelle prossime settimane.
Le premesse non sono certo le migliori considerata la crisi energetica, l’inflazione e le tutt’altro che rosee prospettive connesse alla guerra in Ucraina.
Le notizie che giungono da Mosca e Kiev indicano che il conflitto è tutt’altro che prossimo a concludersi con un accordo di pace, e sono ancora frequenti i riferimenti ad un possibile coinvolgimento diretto della Nato e al rischio dell’impiego di armi nucleari.
Tutto ciò si traduce, per il nostro Paese, nella prospettiva di un futuro quanto mai incerto dal punto di vista energetico, con tutto ciò che ne consegue come impatto sulle famiglie e sulle imprese.
Al nuovo governo 60 miliardi tra bollette e pensioni
Il governo di Giorgia Meloni non può sperare in una svolta per quel che riguarda la situazione geopolitica internazionale, e questo significa che le sfide da affrontare non potranno che aumentare. E quelle che il nuovo esecutivo si ritrova davanti ora sono già esse piuttosto ostiche.
Le risorse necessarie per evitare il peggio sono ingenti, si parla di 60 miliardi di euro per affrontare i problemi più impellenti, tra cui i rincari sulle bollette e il nodo pensioni.
A non essere in grado di pagare le bollette, stando agli ultimi dati ufficiali pubblicati, sarebbero circa 5 milioni di cittadini italiani, ai quali si aggiungono le migliaia di imprese a rischio fermo per lo stesso motivo.
Ma non c’è solo il caro energia, c’è anche l’inflazione a pesare sulle spalle delle famiglie italiane. Il Paese si avvia a passo sostenuto verso la recessione, anche se quanto meno non ci arriverà da solo visto il quadro generale in cui si trova l’Europa.
Per salvare il salvabile il governo di Giorgia Meloni ha bisogno quindi di quei 60 miliardi di euro. 30 miliardi serviranno per finanziare misure previste dalla Legge di Bilancio 2023, ma ci sarà anche un fondo speciale di altri 30 miliardi di euro che servirà ad affrontare nel tempo le varie emergenze connesse al caro vita e al caro energia.
In questo modo i tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze ritengono di poter costituire una sorta di stoccaggio a cui attingere per finanziare i vari provvedimenti di sostegno all’economia che il governo riterrà opportuno varare.
Il governo di Giorgia Meloni dovrebbe intervenire anzitutto con un decreto Aiuti quater, necessario per coprire le istanze di dicembre, e qui servono circa 10 miliardi di euro.
Poi ci sarà da affrontare la questione del Mes, e qualcuno sospetta che questo potrebbe diventare un ostacolo difficile da superare per il nuovo esecutivo, e con una eventuale mancata approvazione del cosiddetto meccanismo ‘Salva Stati’ si innescherebbero subito attriti non indifferenti con Bruxelles.
Ci sono poi da approvare le riforme del Pnrr, senza le quali non sarà possibile accedere alla nuova tranche dei 200 miliardi di euro complessivi europei, si andrebbe anzi a mettere in forze l’intervento della Banca Centrale Europea sul mercato dei titoli di Stato, che dovrebbe essere una misura utile a mitigare un possibile balzo eccessivo dello spread.
Il governo Meloni e il nodo pensioni
Il governo di centrodestra appena insediatosi dovrà inoltre affrontare la questione delle pensioni, e pare che tra le poche certezze vi sia quella che non si tornerà alla Legge Fornero.
Molte delle alternative però potrebbero risultare troppo costose e non è dato sapere quale sarà indicata alla fine come strada praticabile. Si parla di un piccolo sconto sull’età pensionabile, che potrebbe essere impostato accoppiando la quota di anni dei contributi (41) ad una età pensionabile di 61 anni.
Un provvedimento così strutturato avrebbe un costo di circa 500 milioni di euro, molto meno quindi di quanto costerebbe l’estensione di Opzione Donna anche agli uomini, che permetterebbe il pensionamento a 58 anni di età.
Meno bonus e niente Reddito di Cittadinanza
Tra gli interventi che il governo di Giorgia Meloni sembra avere in programma vi è una netta riduzione di bonus ed agevolazioni varie, ma soprattutto la soppressione (o quasi) del Reddito di Cittadinanza.
Il reddito grillino costa circa 11 miliardi di euro l’anno, ma non potrà essere cancellato perché provocherebbe una bomba sociale visto che povertà e divario sociale sono cresciuti a dismisura da quando è stato introdotto il sussidio, e questo per via delle scelte politiche compiute nell’ambito dell’emergenza Covid-19 e della crisi ucraina.
Il nuovo esecutivo pensa quindi di operare una stretta sul sostegno destinato agli ormai 6 milioni di poveri in Italia, con il risultato che continuerebbe ad essere erogato ai soli inabili al lavoro.
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