Dovrebbe arrivare a Taiwan intorno alle 22.20 (ora locale) di oggi stesso, martedì 2 luglio, la speaker della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi. Si tratta però di una visita che Pechino non gradisce affatto, e non ha esitato a chiarire con largo anticipo che la considera una provocazione inaccettabile.
Aleggiano però ancora dei dubbi sul fatto che la visita alla fine avvenga realmente, anche perché né il presidente Tsai Ing-Wen, né il suo ufficio hanno confermato o smentito la notizia dell’arrivo di Nancy Pelosi in serata.
Si tratterebbe di un evento che ha effettivamente il suo peso politico, anche in considerazione del fatto che da oltre 25 anni nessuna delle più alte cariche del governo Usa ha mai messo piede a Taiwan.
Una visita che sembra gettare benzina sul fuoco nel contesto sempre più teso dei rapporti tra il blocco occidentale (NATO) e quel binomio Russia – Cina che va via via consolidandosi.
Da Pechino infatti sono arrivati avvertimenti tutt’altro che velati circa le conseguenze di una simile decisione politica da parte di Washington, con un comunicato del ministro degli Esteri, Zhao Lijian, che afferma chiaro e tondo che le forze armate cinesi “non staranno a guardare”. Lo stesso ministro ha assicurato che la Cina “prenderà sicuramente contromisure decise e forti a difesa della sovranità e integrità territoriale”.
Nancy Pelosi a Taiwan e le contromosse della Cina
Le contromosse di Pechino non si sono fatte attendere, con il governo cinese pronto a bloccare l’importazione di generi alimentari da oltre 180 imprese di Taiwan, decisione che secondo i media di Taipei “causerà un duro colpo” all’industria alimentare locale.
Ma a preoccupare è soprattutto la massiccia mobilitazione delle forze armate cinesi, che nel corso della mattinata hanno preso posizione sulle coste dello Stretto di Taiwan, con aerei da guerra che sono stati avvistati sulla linea mediana dello stretto.
Reuters ha inoltre riportato la notizia che diverse navi da guerra cinesi si sono posizionate in prossimità della linea di separazione. Alcune fonti riferiscono inoltre che aerei cinesi hanno più volte eseguito manovre tattiche “toccando” la linea mediana, cosa che viene considerata un gesto provocatorio.
Washington: “Pelosi ha il diritto di andare a Taiwan”
La posizione di Washington in merito alla possibile visita di Nancy Pelosi a Taiwan è di difficile conciliazione con quella di Pechino, infatti il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, John Kirby, dopo aver precisato che “Pelosi non ha ancora annunciato una visita a Taiwan e sta a lei decidere” ha anche sottolineato che gli Usa “non sostengono l’indipendenza di Taiwan” e che “nulla è cambiato nella politica degli Stati Uniti”.
Tuttavia se Pelosi vuole andare a Taiwan allora “ha il diritto di andare a Taiwan” ha ribadito il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale Usa. Kirby ha anche affermato che Pechino “non dovrebbe creare una crisi” su questo tema, evidenziando che “ci sono stati speaker e rappresentanti del Congresso che hanno visitato Taiwan nel passato”.
L’ultima visita risale però ad oltre 25 anni fa, e molte cose sono cambiate da allora, ciò nonostante Kirby ha rivolto al governo cinese l’invito a non usare “una visita come pretesto per alzare il livello della tensione”.
Pechino: “una visita del genere è molto pericolosa, molto provocatoria”
È poi arrivata la replica di Pechino, con l’ambasciatore cinese delle Nazioni Unite, Zhang Jun, che ha evidenziato il fatto che “una visita del genere è molto pericolosa, molto provocatoria” aggiungendo che “se una visita del genere si verifica, minerà anche le relazioni tra la Cina e gli Stati Uniti”.
Quanto all’ultima visita analoga si deve risalire al 1997, quando fu l’allora speaker della Camera Newt Gingrich a visitare Taiwan, episodio che l’ambasciatore cinese indica come “un errore iniziale” che “non rende legittimo quello seguente”. “Faremo tutto il possibile per difendere la nostra sovranità e integrità territoriale” ha poi sottolineato Zhang.
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