La questione del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) sta creando agitazione nel governo guidato da Giorgia Meloni. Attualmente, il calendario prevede che il 30 giugno il disegno di legge per la ratifica del Mes approdi in Aula alla Camera, a condizione che questa data venga confermata dalla conferenza dei capigruppo nel pomeriggio di mercoledì. Ci sono quindi diversi scenari possibili.
La scorsa settimana, in Commissione, si è verificata una situazione simile all'”Aventino al contrario”, con la maggioranza e il governo che hanno disertato la votazione. Oltre alle possibilità di approvazione e bocciatura del disegno di legge, si sono aggiunte altre opzioni, come un rinvio del voto tramite escamotage regolamentari.
Ogni scenario comporta numeri diversi, legati a scelte differenti dei partiti. Sulla carta, i partiti dichiaratamente europeisti che sostengono la ratifica non possono schierare un grande numero di deputati: il Partito Democratico (Pd) ne ha 69, Azione-Iv ne ha 21, +Europa 3 e le minoranze linguistiche 4, per un totale di 94 sì.
Finora, Forza Italia (Fi) e Noi moderati hanno messo da parte il loro europeismo, non presentandosi in Commissione, per preservare l’unità del centrodestra.
Ma anche se i loro voti, 44 di Fi e 10 di Noi moderati, si aggiungessero ai sì, si raggiungerebbe quota 148 voti, numeri comunque insufficienti, dal momento che i partiti contrari, Fratelli d’Italia (Fdi) e Lega, possono contare rispettivamente su 118 e 65 voti (il presidente Fontana non vota), per un totale di 183 no.
In Commissione, il Movimento 5 Stelle (M5s), che dispone di 52 deputati in Aula, e l’Alleanza Verde e Sinistra (Avs), con 11 deputati, si sono astenuti. Ancora sconosciute sono le posizioni di Francesco Gallo (Sud chiama Nord) e dell’ex membro di Avs Soumahoro. Se in Aula ogni partito votasse in linea con quanto sostenuto finora, la ratifica verrebbe bocciata, indipendentemente dalle scelte di Fi e Noi moderati.
Come il governo di centrodestra farà ratificare il Mes senza votarlo
Tuttavia, da alcuni giorni si parla di una situazione simile all'”Aventino al contrario” che si è verificata in Commissione, con il centrodestra che potrebbe disertare l’Aula e permettere l’approvazione del disegno di legge solo con i voti del Pd, Azione-Iv, +Europa e delle minoranze linguistiche.
La presenza degli astenuti (M5s e Avs) consentirebbe di raggiungere il numero legale solo con un trucco parlamentare della stessa maggioranza: molti deputati del centrodestra dovrebbero assumere impegni ufficiali validi (missioni), in modo che la metà più uno dei presenti non sia calcolata sulla totalità di 400 seggi, ma su un numero inferiore, ad esempio 320 o 350. In alternativa, qualche parlamentare della maggioranza dovrebbe rimanere in Aula per garantire il raggiungimento del numero legale.
Un’ipotesi che circola da alcuni giorni è quella che la maggioranza proponga all’inizio della seduta una sospensiva prevista dall’articolo 40 del Regolamento: una richiesta di rinviare l’esame del disegno di legge “fino al verificarsi di scadenze determinate”.
In questa situazione, il centrodestra avrebbe i numeri a proprio favore. “Il 30 giugno è una data indicativa per iniziare la discussione generale”, ha infatti dichiarato il capogruppo di Fdi, Tommaso Foti.
L’idea, in sostanza, sarebbe quella di posticipare la discussione sul Mes in Parlamento a settembre. Nella maggioranza, questa potrebbe essere la linea che si cercherà di seguire, forse già a partire dalla conferenza dei capigruppo, quando il centrodestra potrebbe proporre lo slittamento al prossimo mese, sottolineando che la vigilia coinciderebbe con una visita di Giorgia Meloni a Bruxelles e si rischierebbe di mettere in difficoltà il lavoro del Primo Ministro.
A luglio, infatti, il calendario sarà intasato da decreti, ad agosto non si discutono questioni non urgenti, quindi si potrebbe arrivare a dopo l’estate, rinviando uno degli ostacoli che più ha creato problemi alla stabilità del governo.
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