simbolo dell'OMS

Il passaporto sanitario mondiale, che un tempo veniva considerato una teoria del complotto, è diventato una realtà. Ciò che inizialmente era stato introdotto come una misura emergenziale durante la pandemia, si è trasformato in qualcosa di ordinario, sottolineando il ruolo delle emergenze nel favorire la creazione di nuovi assetti sociopolitici, sanitari e di sicurezza.

Un nuovo accordo firmato tra l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la Commissione Europea ha confermato questo cambiamento, stabilendo l’adozione del sistema di certificazione digitale Covid-19 dell’Unione Europea, noto come Green Pass, al fine di creare un sistema di controllo uniforme tra gli Stati membri dell’OMS.

Questo sistema dovrebbe, almeno in teoria, facilitare la mobilità globale e proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future, comprese le pandemie.

È da tempo che esperti e organizzazioni internazionali avvertono il mondo di prepararsi a future pandemie, spiegando che potrebbero essere ancora più pericolose di quelle che abbiamo già affrontato, nonostante questo in Italia per potenziare il sistema sanitario è stato fatto ben poco.

Inoltre, queste previsioni hanno sollevato alcune domande e interrogativi. Il passaporto sanitario mondiale è solo il primo passo verso la creazione di una rete globale di certificazione della salute digitale da parte dell’OMS.

Questa iniziativa è perfettamente in linea con i progetti di digitalizzazione totale della vita promossi dalla Commissione Europea e dal World Economic Forum di Davos. L’OMS ha iniziato a lavorare in questa direzione già da tempo, come aveva anticipato una piccolissima fetta del mondo dell’informazione, tra cui L’Indipendente più di un anno fa.

Come funzionerà il passaporto sanitario mondiale

Questa partnership rappresenta un passo importante per il piano d’azione digitale della strategia sanitaria globale dell’Unione Europea. Utilizzando le migliori pratiche europee, si contribuirà agli standard sanitari digitali e all’interoperabilità a livello globale.

Le certificazioni vaccinali, che non sono state eliminate con la fine della pandemia, continueranno a essere utilizzate ancora. Questo permetterà di monitorare in modo accurato lo stato vaccinale dei cittadini, impedendo a coloro che non sono in regola con le vaccinazioni di spostarsi e di godere dei diritti garantiti dalla Costituzione.

L’iniziativa del passaporto sanitario mondiale si integra con il progetto europeo del portafoglio di identità digitale, che mira a digitalizzare tutti i dati, compresi quelli sanitari relativi alle vaccinazioni.

Ciò porterà ad una totale digitalizzazione della vita e della realtà, cui nessuno potrà sfuggire senza rimanere escluso dall’accesso ai principali servizi e dalla possibilità di viaggiare liberamente.

Questo progetto non è di recente concezione, ma è stato promosso dai multimiliardari cosiddetti “filantropi”, dalla Commissione Europea e dal World Economic Forum da diverso tempo. Nel 2020, ad esempio, Bill Gates aveva lanciato l’ID2020.

Oggi, i progetti di Bill Gates e del World Economic Forum stanno per essere realizzati grazie all’OMS e alla Commissione Europea. L’iniziativa attuale fa seguito all’accordo del 30 novembre 2022 tra la Commissaria Kyriakides e il dottor Ghebreyesus, che mira a rafforzare la cooperazione strategica sulle questioni sanitarie globali.

L’OMS adotterà a livello globale i certificati Covid-19 interoperabili dell’Unione Europea, noti come “certificato digitale Ue Covid-19” o “Eu Dcc”, come primo passo verso la costruzione di una rete globale di certificazione sanitaria digitale.

Questa iniziativa sarà già operativa a partire da giugno 2023 e sarà sviluppata progressivamente nei mesi successivi. Il Direttore Generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che l’OMS mira a offrire a tutti gli Stati membri l’accesso a uno strumento sanitario digitale open-source, basato sui principi di equità, innovazione, trasparenza, protezione dei dati e privacy.

Le implicazioni dell’adozione del passaporto sanitario mondiale

L’adozione del passaporto sanitario mondiale rappresenta un passo significativo verso la transizione digitale auspicata da vari attori globali, come il mondo finanziario, i sostenitori dell’estremismo tecnologico, i cosiddetti filantropi e il World Economic Forum.

Questo passo determinante ha implicazioni sia a livello antropologico che sociopolitico. Dal punto di vista antropologico, contribuisce alla costruzione di un “nuovo uomo digitale”, dipendente dalla tecnologia e dalla presunta “comodità” che offre.

Dal punto di vista sociopolitico, si assiste a una sostituzione della democrazia con la tecnocrazia, in cui la tecnologia governa l’uomo e la realtà, limitando al minimo la libertà di scelta dei cittadini i cui dati e movimenti sono tracciabili e monitorabili in ogni momento.

Il prossimo passo in questa direzione, di cui si parla ancora poco, potrebbe essere l’adozione di chip sottocutanei che, grazie al 5G e all‘Internet of Things (IoT), offrirebbero la possibilità di compiere digitalmente ogni tipo di azione, dalle transazioni di acquisto all’apertura remota delle porte delle auto e delle case.

Al momento, ciò che è certo è che la tecnologia adottata dall’Unione Europea durante l’emergenza ha permesso l’istituzione di un sistema sanitario globale basato su un certificato internazionale digitale di vaccinazione o profilassi, senza il quale sarà difficile spostarsi liberamente.

Questo si accompagna a una delle prime iniziative politiche globali, giustificate dalla “crisi sanitaria” e dal rischio di future pandemie, che convergono verso il progetto di governance globale promosso dal World Economic Forum e guidato da entità sovranazionali e forze finanziarie globali.

È importante riflettere attentamente sulle implicazioni di questa transizione digitale, valutando gli equilibri tra tecnologia e privacy, l’esercizio della libertà individuale e la salvaguardia dei diritti fondamentali.

Mentre il mondo si evolve verso un’era sempre più interconnessa e tecnologicamente avanzata, è cruciale promuovere una discussione inclusiva e una regolamentazione adeguata per garantire che tali sviluppi siano in linea con i valori umani fondamentali e il rispetto della dignità e dei diritti delle persone.

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