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Riforma costituzionale: premierato e presidenzialismo - Borsainside.com

Nel panorama politico italiano, il termine “premierato” è diventato oggetto di dibattito soprattutto in questi ultimi giorni. E con il governo Meloni che ha trovato l’accordo sulla riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del premier, è essenziale comprendere appieno cosa questo concetto implichi e come si distingua dal presidenzialismo.

Inizialmente, la coalizione di centrodestra aveva incluso nell’agenda politica l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Tuttavia, la maggioranza ha optato per la strada del premierato. Questo cambiamento di rotta è stato motivato dal fatto che il “premierato” sembrava essere una scelta più gradita alla maggioranza delle forze parlamentari. Ma cos’è esattamente il premierato?

Cos’è il premierato in breve

Una definizione chiara di premierato è difficile da trovare. Mauro Volpi, un costituzionalista di spicco e professore di Diritto costituzionale all’Università di Perugia, ha spiegato che il termine può indicare diverse cose.

In un’interpretazione, il premierato potrebbe rappresentare “un sistema in cui il presidente del Consiglio ha poteri ampliati rispetto al nostro, come la possibilità di revocare ministri, pur rimanendo legato a un rapporto di fiducia con il Parlamento.”

In alternativa, “premierato” potrebbe significare “un sistema in cui il presidente del Consiglio viene eletto direttamente dal popolo, eliminando la necessità di un rapporto di fiducia parlamentare.”

Questo equivarrebbe a considerare il premier come il “sindaco d’Italia.” La questione della sfiducia costruttiva, che impedisce alle Camere di sfiduciare un governo senza approvare un nuovo esecutivo contemporaneamente, si inserisce anche in questa discussione.

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Differenze tra premierato a presidenzialismo

È fondamentale notare che il premierato è distinto dal presidenzialismo. Nel presidenzialismo, il presidente della Repubblica ha funzioni politiche, viene eletto direttamente dai cittadini e detiene una maggiore concentrazione di potere nelle sue mani.

Questo modello di governo varia da paese a paese, dall’americano, in cui non c’è un rapporto di fiducia tra il capo dello Stato e le Camere, al francese, che è una forma di semipresidenzialismo.

Al momento, esiste solo un Paese nel panorama internazionale in cui il premierato, inteso come elezione diretta del premier, è stato attuato: Israele. Questa esperienza, avviata nel 1992, si è conclusa nel 2002.

Un altro esempio interessante può essere trovato in Germania, dove il cancelliere è l’unico membro dell’esecutivo che deve ottenere la fiducia delle Camere. Inoltre, il cancelliere ha il potere di nominare e revocare ministri, un’autorità non prevista dalla Costituzione italiana.

I tentativi di riforma in Italia

In Italia, il termine “premierato” è stato menzionato per la prima volta nel progetto di riforma costituzionale del 1997, noto come “bozza Salvi,” promosso dall’allora capo del governo Massimo D’Alema. Questa proposta prevedeva un sistema in cui il premier veniva eletto direttamente dal popolo, e riceveva la fiducia solo dalla Camera dei Deputati, potendo anche nominare e revocare ministri. Tuttavia, questa iniziativa non andò in porto.

Nel 2006, Silvio Berlusconi propose una riforma costituzionale che prevedeva l’elezione diretta del premier, ma questa proposta fu bocciata da un referendum costituzionale.

Nel 2020, l’ex premier Matteo Renzi avanzò l’idea di un premier simile a un “sindaco d’Italia,” scelto dai cittadini secondo il modello elettorale dei sindaci dei Comuni con più di 15mila abitanti. Questa proposta è stata inclusa nel programma elettorale di Italia Viva, il partito di Renzi, alleato con Azione, di Carlo Calenda, in vista delle elezioni parlamentari del 2022.

Il disegno di legge di riforma costituzionale del governo Meloni, elaborato dalla ministra per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Casellati, prevede che il capo del governo venga eletto direttamente dai cittadini, con un mandato quinquennale e un sistema elettorale maggioritario con un premio del 55% assegnato a livello nazionale. Il presidente della Repubblica conferirebbe l’incarico al premier eletto, mantenendo il potere di nominare ministri. Inoltre, viene introdotta la norma “anti ribaltone,” che limita la possibilità delle Camere di sfiduciare il governo senza un’alternativa chiara.

Il premierato rappresenta oggi un tema di discussione cruciale nella politica italiana, con il governo Meloni che sta cercando di portare avanti una riforma costituzionale significativa. Questa riforma potrebbe cambiare in modo rilevante il sistema politico italiano, ma rimane da vedere come verrà accolta dalla società e dai partiti politici.

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