Che il pagamento per le forniture di gas provenienti dalla Russia sarebbe stato richiesto in rubli a tutti i cosiddetti Paesi ostili non è una novità, ed ora ecco i primi Paesi europei che si trovano a scontrarsi con le inevitabili conseguenze della linea politica delle sanzioni contro Mosca

Si va infatti verso l’ormai imminente interruzione totale dei flussi di gas dalla Russia verso Polonia e Bulgaria, cosa che non poteva che mettere in allarme gli altri Stati membri a cominciare da Italia e Germania che sono quelli maggiormente esposti in quanto per larga parte dipendenti proprio dalle forniture di Mosca.

Gli effetti dell’imminente stop delle forniture di gas verso i due Paesi dell’Europa dell’Est si sono subito visti sui prezzi del Dutch TTF, che hanno infatti subito un’improvvisa impennata.

Per Polonia e Bulgaria stop al gas dalla Russia

I flussi di gas provenienti dalla Russia sono in realtà stati notevolmente ridotti da almeno 7 mesi per quel che riguarda la Polonia che, in realtà, può contare per larga parte sulle forniture provenienti dalla Norvegia. Inoltre Varsavia può fare affidamento su due rigassificatori e sul 76% di capacità di stoccaggio, il che le garantisce un certo margine di indipendenza dalle forniture russe.

Diverso il discorso per quel che riguarda la Bulgaria, che è fortemente dipendente dalle forniture di gas provenienti dalla Russia. Sofia dipende infatti per circa il 90% dal gas russo e si trova con un contratto stipulato con Gazprom che scadrà a fine anno. Un contratto che, come il governo ha già fatto sapere, non sarà rinnovato.

Con l’imminente stop delle forniture di gas a Polonia e Bulgaria, anche gli altri Paesi Ue iniziano a toccare con mano gli effetti ‘collaterali’ delle sanzioni imposte contro la Russia, a cominciare da Italia e Germania.

Perché Mosca chiede il pagamento del gas in rubli?

La decisione di richiedere il pagamento per le forniture di gas in rubli invece che in dollari o euro fa parte naturalmente di una strategia studiata per difendere il Paese dalle sanzioni imposte nell’ambito del conflitto in Ucraina.

In linea generale è evidente che richiedendo il pagamento in rubli Mosca intende punire i cosiddetti Paesi ‘ostili’ per le sanzioni imposte. Paesi che proprio in linea con la decisione di imporre le sanzioni contro la Russia si rifiutano di pagare le forniture di gas in rubli.

Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, spiega che questa strategia di Mosca “mira a disarticolare l’unità europea”. Infatti l’esperto evidenzia che “la richiesta da parte della Russia di essere pagata in rubli rientra in questo schema” e sottolinea quanto affermato anche dal ministro dell’Energia bulgaro, Alexander Nikolov, il quale ha affermato: “è chiaro che al momento il gas naturale sia utilizzato come un’arma economica e politica nella guerra attualmente in corso”.

Ma questo non è certo l’unico scopo che il Cremlino si prefigge nel richiedere il pagamento del gas in rubli, infatti se da una parte Putin mira a far leva sulla dipendenza dell’Europa dal gas russo, dall’altra, come evidenzia Levon Kameryan, senior analyst di Scope Ratings, riflette “la strategia di Mosca di tagliare la dipendenza dai sistemi finanziari occidentali, tentando di ridurre il rischio che i ricavi accumulati dal gas diventino soggetti a sanzioni occidentali in futuro“.

In altre parole la richiesta di ricevere i pagamenti per le forniture di gas in rubli invece che in euro o dollari serve ad assicurare a Mosca gli introiti derivanti dall’esportazione della materia prima.

Per Ursula von der Leyen si tratta di un “ricatto”

Dopo aver imposto sanzioni economiche senza precedenti, aver congelato persino gli asset finanziari di liberi cittadini russi che poco o nulla avevano a che fare con le scelte politiche di Mosca ed aver confiscato beni immobili quali ville e yacht, i vertici di Bruxelles parlano di “ricatto” da parte della Russia.

In particolare è stata la presidente dellla Commissione Ue, Ursula von der Leyen ad utilizzare questo termine, definendo poi “inaccettabile” la decisione del Cremlino di imporre il pagamento in rubli per le forniture di gas.

Nel frattempo nel dichiarato intento di assicurare la pace si intensifica l’invio di armi all’Ucraina, e si tenta di correre ai ripari per quel che riguarda le forniture di gas, cercando nuovi fornitori in grado di rimpiazzare, almeno in parte, il canale russo.

Le sanzioni contro la Russia “stanno danneggiando chi le impone”

Quello energetico è però un mercato che, fino ad ora quanto meno, fruttava alle casse del Cremlino qualcosa come 100 miliardi di euro l’anno, con la previsione di raggiungere i 321 miliardi nel 2022. Il che rende ancor più evidente da una parte l’importanza delle esportazioni la Russia, ma dall’altra anche l’importanza dell’importazione per i Paesi europei.

Insomma ad essere danneggiati dalle sanzioni sono anche i Paesi europei, non solo la Russia. Anzi, con un’inflazione che nell’eurozona galoppa verso un preoccupante 7,4% nel mese di marzo, e un aumento dei prezzi energetici del +44%, ad essere danneggiati dalle sanzioni sono soprattutto i Paesi europei.

Giancarlo dall’Aglio, fondatore di Commoditiestrading.it, ha infatti affermato che “le sanzioni, per il momento, stanno danneggiando chi le impone”. “I Paesi europei vogliono rinunciare al gas russo senza aver trovato prima delle valide alternative, facendo della retorica quando si parla di forniture” spiega ancora l’esperto “l’interruzione rappresenta una guerra parallela rispetto a quella militare, a cui si accompagna appunto il conflitto economico”.

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