La strategia adottata dai governi occidentali per far desistere la Russia dalla sua missione militare in Ucraina non sta funzionando, o quanto meno al momento il conflitto appare quanto mai lontano da una conclusione.
Si procede quindi seguendo la stessa strada con ancor più convinzione, esattamente come con la gestione dell’emergenza Coronavirus. Albert Einstein definì la follia come il ripetere all’ossessione la stessa azione aspettandosi risultati diversi, ma in questo caso probabilmente la follia non c’entra, il punto è che gli obiettivi evidentemente non sono esattamente quelli palesati dinanzi all’opinione pubblica.
Nel caso della gestione della crisi ucraina ad esempio, se l’obiettivo dei governi occidentali fosse stato quello di evitare la guerra, si sarebbe scelto di dare ascolto alle richieste (peraltro legittime) avanzate dalla Russia nell’ambito della politica espansionistica della Nato, e in merito alla preoccupante presenza e attività di gruppi armati dichiaratamente neo-nazisti appoggiati e finanziati dal governo di Kiev.
La strada imboccata dai governi occidentali, quella delle sanzioni contro la Russia, e al contempo degli aiuti militari all’Ucraina, prosegue quindi senza indugi, ma a cosa ci porterà questa escalation?
Mosca chiede il pagamento in rubli per le forniture di gas ai Paesi ostili
Il presidente Putin ha annunciato che darà mandato al governo perché si provveda a modificare i contratti di Gazprom per la fornitura di gas ai Paesi ostili modificando il prezzo in rubli invece che in euro o dollaro, e questo potrebbe essere un serio problema per quei Paesi, come l’Italia, che dipendono fortemente dalle forniture di gas dalla Russia.
Ma in Italia evidentemente riteniamo di poter fare a meno del gas russo anche nell’immediato, perché stando ai recenti commenti sulla dichiarazione di Vladimir Putin, è esattamente questa la direzione che stiamo per imboccare.
“Dovremmo pagare il gas russo in euro, non in rubli” osserva Francesco Giavazzi, consigliere economico del governo di Mario Draghi, ma il Cremlino non acetterà più le valute dei “Paesi ostili” accettando solo i pagamenti in rublo.
D’altra parte il presidente Vladimir Putin aveva ampiamente avvisato i vari Paesi occidentali che ci sarebbero state delle conseguenze irreversibili, ed una di queste, probabilmente nemmeno la più grave, è rappresentata dal serio pericolo di rimanere senza gas.
Tra l’altro non sarebbe nemmeno possibile affermare che Putin ha tagliato il gas ai Paesi europei, perché di fatto ha solo chiesto il pagamento in rubli, offrendo quindi la possibilità di scegliere se accettare le mutate condizioni oppure rinunciare alla preziosa materia prima.
Nei giorni scorsi i Paesi occidentali hanno deciso per il congelamento degli asset russi nell’ambito delle sanzioni imposte in seguito all’intervento armato in Ucraina e questo, come lo stesso Vladimir Putin ha spiegato, ha “distrutto la fiducia di Mosca”.
Cosa comporta la richiesta di pagare il gas in rubli?
Anzitutto bisogna capire cosa cambierà esattamente nei contratti per la fornitura di gas russo ai Paesi ostili. È stato lo stesso Putin a spiegare che la novità riguarda soltanto la valuta per il pagamento, e non il contenuto dei contratti, quindi i volumi di gas consegnato resteranno esattamente gli stessi.
Per scendere ancor più nel dettaglio, ricordiamo che il presidente russo ha ordinato al governo di emanare una direttiva con la quale si obbliga il gigante russo Gazprom a convertire in rubli i contratti di fornitura di gas con i Paesi che hanno attivato sanzioni contro Mosca.
La modifica riguarderà quindi tutti i contratti per la fornitura di gas ai Paesi ostili, compresa l’Italia appunto, ma non quelli con gli altri Paesi del mondo.
Putin, nel corso della riunione con i funzionari del governo, avrebbe affermato: “ho deciso di attuare una serie di misure per trasferire il pagamento delle nostre forniture di gas ai Paesi ostili in rubli russi”
Putin ha anche dato disposizioni affinché le modifiche vengano apportate ai contratti nel più breve tempo possibile, ma occorreranno in ogni caso diversi giorni perché Gazprom possa materialmente provvedere a quanto richiesto dal Cremlino.
Chiarito qual è esattamente la modifica che il governo Russo farà apportare ai contratti per la fornitura di gas, cerchiamo di capire cosa comporterà questa novità per i Paesi ostili, e in particolare per l’Italia. Prima di tutto però approfondiamo quali sono i vantaggi immediati per la Russia a cominciare dagli effetti sulla quotazione del rublo.
Un primo effetto immediato della decisione di modificare la valuta per le forniture di gas in rubli è il rafforzamento della moneta russa. Un effetto così immediato che il solo annuncio del presidente russo è bastato per far passare il cambio euro-rublo da 112 a 107, e il cambio dollaro-rublo da 103 a 97,75. Nel frattempo poi in tutta Europa il prezzo del gas ha subito l’ennesima impennata, registrando questa volta un balzo del +34%.
Una mossa che ha quindi prodotto dei benefici immediati per l’economia russa, e che è stata mal digerita, per usare un eufemismo, dai Paesi ostili che lamentano il fatto che una simile modifica potrebbe riguardare solo i contratti futuri, e non quelli già in essere, altrimenti sarebbe illegittima.
Curioso il fatto che del tutto illegittima sarebbe stata peraltro la decisione di congelare attraverso le sanzioni le riserve valutarie della Banca centrale russa. “Alcuni Paesi occidentali hanno preso decisioni illegittime sul congelamento dei beni russi” ha infatti sottolineato il presidente Putin.
Ma tornando alla decisione di modificare la valuta dei contratti per la fornitura di gas ai Paesi ostili, uno dei primi commenti è stato quello dell’economista Francesco Giavazzi il quale, dopo aver ribadito che il governo Draghi non ha ancora preso una decisione nel merito, ha tenuto a precisare che “farsi pagare in rubli sarebbe un modo per aggirare le sanzioni, quindi penso che continueremo a pagare in euro”.
Un’opzione che però sul tavolo non esiste, il che significa che se le forniture non saranno pagate in rubli allora la transazione non ci sarà e i rubinetti del gas russo si chiuderanno con tutto ciò che questo comporta per i cittadini dei Paesi ostili, dalle famiglie alle imprese.
Secondo il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, la situazione è piuttosto chiara, e la chiave di tutto è l’indipendenza energetica dalla Russia. “È una corsa da parte dell’Europa a rendersi quanto più velocemente possibile emancipata dal gas russo” spiega Giorgetti “se riusciamo a emanciparci dal gas russo è finita per Putin però ci vuole tempo”.
I contratti in essere però, almeno secondo quanto affermato dal ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, non possono essere modificati, quindi la pretesa di Putin di richiedere il pagamento in rubli sarebbe una violazione del contratto. “Ora discuteremo con i nostri partner europei su come reagire” ha quindi annunciato il ministro.
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