Non regge la prova nelle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera la maggioranza che sostiene il governo di Mario Draghi, infatti sulle modifiche al decreto Milleproroghe va sotto ben quattro volte.

Nella nottata di oggi il governo aveva infatti espresso parere contrario su due emendamenti che prevedono il dietrofront sull’uso per la decarbonizzazione dei soldi inizialmente destinati alle bonifiche dell’acciaieria ex Ilva di Taranto, norma che era stata contestata da Pd e M5s, e sulla riduzione del tetto per i pagamenti con denaro contante.

Infatti il tetto per i pagamenti con denaro contante era stato ridotto a soli 1.000 euro a partire dal 1° gennaio 2022, invece sarà riportato a 2.000 euro almeno fino alla fine dell’anno.

Una modifica questa che è stata introdotta grazie ad un solo voto, infatti sia la Lega che Forza Italia hanno deciso di votare insieme a Fratelli d’Italia, facendo mancare i numeri alla maggioranza che sostiene Mario Draghi.

Lega e FI votano quindi con l’opposizione di Giorgia Meloni che, già durante l’esame della legge di bilancio aveva fatto pressioni per modificare la soglia per i pagamenti con denaro contante portandola di nuovo a 2.000 euro. Allora, prima del voto per l’elezione del presidente della Repubblica, il governo aveva fatto muro e gli alleati di centrodestra gli avevano retto il gioco.

Una battuta d’arresto quindi per i piani di riduzione dell’uso dei contanti nel dichiarato intento di contrastare con maggior efficacia l’evasione fiscale attraverso un potenziamento dei pagamenti cashless.

Con l’approvazione dell’emendamento sostenuto dall’opposizione infatti la soglia per i pagamenti in contanti non seguirà, come invece era previsto, l’andamento fissato nel 2011 dall’allora governo di Mario Monti con il decreto Salva Italia.

Il tetto all’uso dei contati era stato successivamente innalzato dal governo di Matteo Renzi nel 2016, attirando l’attenzione di Bankitalia Spa che aveva accusato quell’esecutivo di favorire l’economia illegale.

Il governo di Mario Draghi però è andato sotto anche in occasione del voto di altri due emendamenti al decreto Milleproroghe. Uno di questi riguardava la sperimentazione sugli animali, mentre l’altro vedeva parere favorevole del governo sulla riformulazione delle graduatorie per l’Istruzione, ma le commissioni hanno bocciato.

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