È arrivato nella giornata di ieri l’annuncio da parte dell’amministrazione Usa di Joe Biden dell’inserimento nella black list degli Stati Uniti di ben 34 aziende cinesi che sarebbero colpevoli di aver collaborato con l’esercito cinese nella repressione e nel controllo delle minoranze etniche.

Si vanno ad aggiungere a quelle che nella black list erano già state inserite in passaggio, altre 34 società cinesi per le quali quindi entrano in vigore delle sanzioni. In pratica ciò che questo comporta è che agli investitori Usa non sarà più permesso di comprare o vendere azioni di queste società.

La stessa ragione avrebbe indotto anche al boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi invernali di Pechino, scelta che ha accomunato Stati Uniti, Regno Unito ma anche Australia e Giappone. Alla base della decisione ci sarebbero le violazioni dei diritti umani nei confronti della minoranza degli Uiguiri.

In particolare la decisione del governo Usa di ampliare la black list con altre 34 società cinesi sarebbe legata al ruolo che queste avrebbero svolto nel facilitare la repressione “sostenendo le azioni dell’esercito cinese anche con strumenti di controllo delle menti“.

Gina Raimondo, segretaria al Commercio, nel commentare le recenti vicende ha spiegato che “la ricerca scientifica nell’innovazione biotecnologica e medica può salvare vite. Purtroppo, la Cina sta scegliendo di utilizzare queste tecnologie per acquisire il controllo della sua gente e per la repressione dei membri dei gruppi di minoranza etnica e religiosa”.

Un qualche ruolo lo avrebbe ricoperto anche l’Accademia militare cinese di scienze mediche, che insieme ad altri 11 istituti di ricerca collegati, avrebbe utilizzato le tecnologie e la ricerca per favorire il controllo delle minoranze etniche, iniziando con quella musulmana nella Regione dello Xinjiang.

Quali sono quindi le aziende cinesi che sono state inserite nella black list degli Usa? Ci sono Cloudwalk Technology, Dawning Information Industry, Leon Technology Company, Megvii Technology, Netposa Technologies, SZ DJI Technology, Xiamen Meiya Pico Information and Yitu.

Si tratta di aziende che erano già state inserite in un’altra lista che prevede il divieto di acquistare prodotti e tecnologie americane a meno che non siano in possesso di una speciale licenza.

Le ripercussioni per le aziende finite nel mirino Usa si fanno sentire anche nel breve termine. Ad esempio SenseTime Group, una start-up cinese attiva nel settore dell’intelligenza artificiale, si è trovata costretta a posticipare la quotazione alla Borsa di Hong Kong proprio per via dell’inserimento nella black list americana degli investimenti.

Le aziende cinesi comunque non sono le uniche ad essere state inserite in black list dal governo Usa, infatti alcune sono basate in altri Paesi tra cui Georgia, Malesia e Turchia. L’accusa in questi casi tuttavia è diversa, e riguarda la presunta esportazione di prodotti e tecnologie americane verso i programmi militari iraniani.

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