Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il testo del nuovo decreto con il quale si andrà ad istituire il Green Pass rafforzato, altrimenti detto Super Green Pass. Nel decreto sono state inserite diverse novità che riguardano le misure restrittive in chiave anti-contagio che saranno valide a partire dal giorno successivo alla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.

Con il nuovo decreto si opera una stretta che riguarda tutti i cittadini ma che andrà ad incidere in modo particolare su coloro che hanno deciso di non sottoporsi alla terapia genica sperimentale contro il Covid-19.

A sostegno della decisione di accentuare le misure discriminatorie il presidente del Consiglio in conferenza stampa disegna un quadro tutt’altro che rassicurante.

“Nei Paesi confinanti con l’Italia la situazione dei contagi è molto grave e in Italia è in lento ma costante peggioramento” dice il premier Mario Draghi che però assicura: “la situazione è comunque sotto controllo, ma abbiamo preso i nuovi provvedimenti per evitare rischi e mantenere una situazione di normalità”.

Al fianco del presidente del Consiglio siedono in conferenza stampa anche il ministro della Salute Roberto Speranza e il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini.

La decisione è stata presa e a prevalere è stata alla fine la linea dura. I cosiddetti ‘rigoristi’ hanno ottenuto la stretta sui cittadini che non hanno ricevuto il vaccino già dalla zona bianca, invece che, come altre forze di maggioranza chiedevano, solo a partire dalla zona arancione.

Il periodo per il quale saranno valide le maggiori restrizioni per i cittadini non vaccinati dovrebbe andare, quanto meno stando a ciò che stabilisce il decreto appena approvato in Cdm, dal 6 dicembre fino al 15 gennaio. Non si può ovviamente escludere tuttavia che le stesse restrizioni vengano estese poi anche per le settimane e i mesi a venire.

Per andare al lavoro basterà il Green Pass ‘tradizionale’

Non ci sarà bisogno del Green Pass rafforzato per andare al lavoro. Chi non ha ricevuto il vaccino anti-Covid potrà quindi continuare ad andare al lavoro esibendo (se e quando richiesto) il Green Pass rilasciato a seguito di tampone negativo.

Le restrizioni derivanti dall’introduzione del cosiddetto Super Green Pass (da cui il nome del decreto), influiranno invece sulla possibilità di prendere parte alla vita sociale.

I cittadini non vaccinati, e quelli che non hanno avuto il Covid, non potranno infatti entrare allo stadio, andare al cinema o a teatro, non potranno iscriversi in palestra o in piscina, non potranno sedere ai tavoli dei ristoranti e dei bar al chiuso, e sarà loro negata la possibilità di accedere a tutta una serie di attività e luoghi pubblici.

Obbligo di Green Pass per tutti i mezzi di trasporto pubblici

Il green Pass (quello tradizionale), a partire dall’entrata in vigore del decreto Super Green Pass, servirà anche per utilizzare i mezzi di trasporto pubblico locali, come treni regionali e autobus. Ciò vuol dire che dovranno esserne in possesso anche tutti gli studenti dai 12 anni in su che fino ad ora non avevano bisogno del pass per andare a scuola.

Questa novità rappresenta un grande disagio per tutte quelle famiglie in cui ci sono ragazzi di età superiore a 12 anni non vaccinati, che hanno bisogno di prendere un mezzo di trasporto pubblico per andare a scuola. Dovendo fare un tampone ogni due giorni circa per prendere l’autobus diventerebbero infatti un costo proibitivo per le famiglie.

Resta da capire in che modo verranno effettuati i controlli, e soprattutto quale sarà il livello di efficienza sui mezzi di trasporto pubblici locali. Nel testo del decreto viene specificato che i controlli saranno effettuati a campione, e si spera che non determinino ulteriori ritardi e disagi nel già di per sé farraginoso sistema del trasporto pubblico delle città italiane.

Le regole per la zona rossa non cambiano

Una delle novità, per certi versi inattese, contenute nel decreto Super Green Pass approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, riguarda le regole per la zona rossa che, in sostanza, restano invariate.

Divieti ed obblighi in zona rossa riguarderanno infatti tutti i cittadini, dalle eventuali chiusure di attività, fino ai limiti agli spostamenti ed eventualmente al coprifuoco, e non solo i non vaccinati come accade invece in zona arancione. Inoltre, stando a quanto leggiamo su La Repubblica, “non è stato istituito l’obbligo di mascherina all’aperto per nessuna zona, neanche la rossa”.

Il governo ritiene tuttavia che le probabilità che si arrivi ad istituire la zona rossa, vista l’elevata percentuale di cittadini completamente vaccinati, siano piuttosto basse. Per la zona arancione invece il rischio che anche prima di Natale vi finiscano alcune Regioni è tangibile.

Terza dose obbligatoria per sanitari, e obbligo vaccinale per docenti e forze dell’ordine

L’obblito di ricevere la somministrazione della terza dose scatta a partire dal 15 dicembre per tutti coloro che lavorano in ambito sanitario, e per il personale delle Rsa.

Scatta inoltre alla stessa data anche l’obbligo vaccinale per categorie di lavoratori per le quali fino ad oggi non era previsto, come docenti e personale scolastico, e per le forze dell’ordine e di soccorso pubblico.

Stato di emergenza, la proroga sarà decisa a fine anno

Lo stato di emergenza verrà prorogato con ogni probabilità almeno fino alla fine di gennaio, quando sarà raggiunto il limite dei 24 mesi previsto dalla normativa che disciplina appunto lo stato di emergenza.

Ad ogni modo nel decreto Super Green Pass non viene definita la proroga, ed il presidente del Consiglio ha infatti tenuto a sottolineare che la decisione in merito verrà presa solo verso la fine dell’anno sulla base dell’andamento della situazione epidemiologica.

Non solo, indipendentemente dalla proroga dello stato di emergenza, potrebbero rimanere comunque in piedi tutte le strutture che con lo stato di emergenza sono state introdotte, vale a dire il Comitato Tecnico Scientifico, la struttura commissariale ora guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo, ma anche su questo non vi sono garanzie almeno per il momento.

Il premier Mario Draghi ha comunque affrontato il tema con toni leggeri nel corso della conferenza stampa: “sullo stato di emergenza non mi azzardo a dire che abbiamo deciso niente un mese prima della scadenza, altrimenti il professor Cassese mi sgrida”.

“Valuteremo la situazione man mano che arriviamo a fine anno” ha aggiunto poi “ma la domanda è se a noi interessa prolungare l’emergenza o avere a disposizione tutta la struttura di mobilitazione che ci ha permesso di affrontare l’epidemia. La strada di buon senso è di chiedersi se è possibile mantenere questa struttura senza necessariamente promulgare un altro stato di emergenza. Non lo so se è possibile, lo vedremo”.

Al via le vaccinazioni tra i 5 e 11 anni? Si attende il via libera dell’Ema

Per quel che riguarda l’estensione della campagna vaccinale anche ai bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, il presidente del Consiglio ha precisato che l’esecutivo sta “aspettando la pronuncia dell’Ema, ma è stato deciso dal Cdm di oggi di avviare subito un’importante campagna di informazione, perché è prevedibile che ci possano essere esitazioni nel vaccinare i bambini più piccoli”.

Sull’argomento è intervenuto anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha precisato che “il primo passaggio formale è l’approvazione dell’Ema del vaccino Pfizer nella fascia 5-11 anni, nella dose di un terzo. Probabilmente può avvenire già domani, e comunque entro la settimana. A quel punto gli atti formali verranno inviati ad Aifa. che farà le verifiche e si pronuncerà, dando un parere con tutta probabilità allineato a Ema”.

A quel punto “dovremo aspettare l’arrivo e la consegna da Pfizer delle dosi pediatriche, probabilmente solo nella terza decade di dicembre” ha spiegato ancora il titolare del ministero della Salute “nel frattempo faremo una campagna di comunicazione, sono già state convocate le principali società scientifiche, a partire da quella dei pediatri. Ascolteremo i nostri pediatri e i nostri medici”.

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