Sembra che alla fine non ci sarà la modifica che renderebbe non più sufficiente fare il tampone, che sia molecolare o antigenico, per ottenere il Green pass e poter così continuare a lavorare o accedere a tutta una serie di luoghi ed eventi pubblici.
Il governo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea sta comunque valutando la possibilità di operare una sonora stretta per quel che riguarda il rilascio del pass verde per mezzo del quale ai cittadini è consentito ancora prendere parte alla vita sociale.
Sono sostanzialmente due le modifiche che il regolamento su cui si struttura il Green Pass potrebbe subire:
- niente più green pass a seguito di test (antigenico o molecolare) con esito negativo
- validità del Green Pass ottenuto a seguito di completamento del ciclo vaccinale ridotta da 12 a 9 (o forse a 6) mesi
Ma quali sono esattamente le prospettive per il prossimo futuro e quali misure metterà in campo il governo di Mario Draghi per far fronte all’aumento dei nuovi casi positivi in vista delle festività natalizie?
L’obiettivo principale sembrerebbe essere quello di somministrare la prima dose a chi ancora non ha aderito alla campagna, e al tempo stesso somministrare la terza dose a tutti quelli che hanno ricevuto la seconda da più di sei mesi.
Se per farlo il governo decidesse che il Green Pass non potrà più essere rilasciato sulla base dell’esito negativo di un test molecolare o antigenico, ci si avvicinerebbe pericolosamente ad una forma di obbligo vaccinale per tutti.
Aumentano i casi positivi nonostante i vaccini, cosa pensa di fare Draghi
In Italia la campagna vaccinale è stata spinta con forza fino a superare la quota dell’85% della popolazione completamente vaccinata. Resta da convincere, o costringere, il restante 15%, obiettivo che tuttavia appare sempre più difficile da raggiungere visto che a questo punto si dovrebbe andare ad intaccare lo zoccolo duro di coloro che non intendono sottoporsi alla sperimentazione del farmaco.
Il presidente del Consiglio ed il suo entourage però non sembrano proprio volersi dare per vinti, e per ‘convincere’ chi non ha ancora ricevuto il vaccino, e al tempo stesso spingere chi ha già ricevuto due dosi a farsi inoculare anche la terza (che salvo clamorosi colpi di scena sarà solo il primo di una lunga serie di richiami) stanno valutando di intervenire sul regolamento del Green Pass su due fronti.
Per far sì che chi non ha ancora ricevuto il vaccino ceda e porga il braccio alla siringa il governo ha valutato la possibilità di non rilasciare più il Green Pass a chi fino ad ora lo otteneva regolarmente facendo un tampone con esito del test molecolare o antigenico negativo.
In questo modo chiunque utilizzasse questo sistema per continuare a lavorare o per provare ad avere ancora una vita sociale sarebbe costretto a fare il vaccino o rinunciare al pass.
Al tempo stesso, per fare in modo che chi ha già completato il ciclo vaccinale riceva al più presto la terza dose, ed eviti di ‘cullarsi’ sul fatto che avendo il Green Pass con validità di 12 mesi potrebbe comodamente attendere fino alla sua scadenza, il governo sta valutando la possibilità di ridurre la durata del lasciapassare dagli attuali 12 a 9 o forse addirittura 6 mesi.
In questo modo chi ha ricevuto due dosi si ritroverà senza Green Pass come un ‘no vax’ qualsiasi, e non potendo ottenere il pass con un tampone dall’esito negativo non avrà altra scelta se non quella di farsi inoculare la terza dose. Sembra però che alla fine questa soluzione non verrà adottata e che quindi l’unica modifica che effettivamente verrà apportata riguarderà la durata del pass.
Come cambierà il Green Pass: le due possibili modifiche di Draghi
Abbiamo visto che il governo guidato da Mario Draghi sta valutando la possibilità di modificare la durata del Green pass e le condizioni per il suo rilascio, e per quanto le ragioni di tale scelta siano state palesate, e sia stato detto apertamente che l’obiettivo è quello di spingere sulle somministrazioni del vaccino, si tenta comunque di fornire una qualche motivazione ‘scientifica’.
Per quanto riguarda la questione della durata del Green Pass dopo il completamento del ciclo vaccinale, che probabilmente verrà ridotta da 12 a 9 mesi, non dimentichiamo che originariamente la sua validità era stata fissata proprio a 9 mesi, ed incredibilmente si decise di estenderla proprio quando da Israele arrivavano dati molto eloquenti circa il calo della protezione offerta dal vaccino già dopo 4-5 mesi dalla seconda dose.
All’epoca però era necessario convincere quei cittadini che non avevano ancora ricevuto il vaccino, e qualcuno potrebbe ipotizzare che estendere la durata del pass da 9 a 12 mesi fosse anche un modo per incentivare gli indecisi.
Ora invece non basterebbe estendere il Green Pass a 24 mesi per convincere chi non intende vaccinarsi, e al tempo stesso bisogna convincere chi ha già ricevuto le due dosi a fare la terza, quindi meglio ridurre la durata del pass ottenuto col vaccino, così chi ce l’ha già e se lo ritrova in scadenza sarà fortemente incentivato, per non dire costretto, a ricevere il richiamo.
Quanto allo zoccolo duro formato dai cosiddetti ‘no vax’ la durata del pass ricevuto col vaccino è del tutto inesistente come incentivo, motivo per cui una mossa che potrebbe permettere di ottenere qualche risultato sarebbe quella di non rilasciare più il pass a seguito di tampone negativo.
Per quel che riguarda la riduzione della validità del pass rilasciato ai vaccinati gli esperti del governo spiegano che effettivamente la protezione dopo alcuni mesi si riduce (cosa che era nota già quando la durata del pass è stata estesa da 9 a 12 mesi) e che pertanto la durata deve essere rivista.
Per quel che riguarda invece il mancato rilascio del pass a seguito di tampone negativo, la spiegazione ‘scientifica’ ce la fornisce direttamente Il Corriere. “Gli esperti sono scettici sull’attendibilità del tampone rapido, parlano di numerosi ‘falsi negativi’ e per questo vorrebbero escluderlo come strumento diagnostico per ottenere il Green Pass”.
Insomma lo strumento sulla base del quale vengono stabilite eventuali quarantene, sulla base del quale si certifica se un operatore sanitario può lavorare a contatto coi propri pazienti senza correre il rischio di contagiarli oppure no, improvvisamente non è affidabile abbastanza per rilasciare il pass a chi magari ne ha bisogno per andare a lavorare su un cantiere o in fabbrica.
E se alla fine si dovesse decidere di continuare a rilasciare il pass verde anche con tampone dall’esito negativo (come sembrerebbe il governo abbia deciso in queste ultime ore), è probabile che si andrà a ridurre la sua validità dalle attuali 72 a 48 ore per il test molecolare, e dalle attuali 48 a 24 ore per il test antigenico.
Lo stato di emergenza durerà fino all’estate, pronta la proroga di altri 6 mesi
Stando a quanto emerso nelle ultime ore, il ministro della Salute Roberto Speranza avrebbe confermato l’intenzione dell’esecutivo guidato da Mario Draghi di prorogare lo stato di emergenza almeno di altri sei mesi, quindi fino alla prossima estate.
Stando alle ultime indiscrezioni raccolte da La Repubblica infatti il ministro Speranza sarebbe pronto a portare in Consiglio dei Ministri due provvedimenti: uno è quello con cui si introdurrà l’obbligo di ricevere la terza dose del vaccino per tutti coloro che operano nella sanità, dagli ospedali alle Rsa; l’altro intervento prevede invece di ridurre la durata del Green pass dagli attuali 12 a 9 mesi.
Mentre viene confermata quindi l’intenzione di riportare la validità del Green pass a quella che era inizialmente, arriva anche la notizia che sarà ancora possibile ottenere il pass con un test molecolare o antigenico con esito negativo, contrariamente a quanto invece era ritenuto possibile fino a ieri.
Ma le novità non finiscono qui, perché insieme all’obbligo di terza dose per i sanitari, e alla riduzione della durata del Green pass arriva anche la conferma che lo stato di emergenza sarà prorogato per altri sei mesi. In questo modo la norma che prevede la possibilità di introdurre lo stato di emergenza con una durata massima di 24 mesi evidentemente verrà del tutto ignorata.
Il governo prepara una stretta per Natale
Altre misure che l’esecutivo sta valutando riguardano una possibile stretta in vista delle festività natalizie, come rendere a numero chiuso l’accesso ai centri storici, e regolare i flussi attraverso il posizionamento di transenne all’ingresso.
Potrebbe cambiare anche il volto dei mercatini di Natale, con la riduzione del numero di stand autorizzati e ancora una volta ingressi contingentati.
Il governo valuta anche la possibilità di concedere cenoni e pranzi di Natale liberi solo in zona bianca, mentre già in zona gialla potrebbero essere autorizzati solo a numeri limitati di partecipanti, con ristoranti chiusi e cene solo tra conviventi nel caso di zona arancione o rossa.
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