Il governo guidato da Mario Draghi sta ancora valutando le possibili strategie da adottare per spingere la campagna vaccinale fino al raggiungimento dell’obiettivo della copertura del 90% della popolazione.

Parallelamente l’autorità europea che regolamenta il commercio dei farmaci, l’Ema, dovrebbe autorizzare la somministrazione del vaccino anti-Covid anche per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni.

In questo modo sarà possibile imprimere un’ulteriore accelerazione nella campagna vaccinale in quanto si allarga la platea di persone che possono ricevere il farmaco sperimentale.

Quanto alla possibilità di introdurre un obbligo vaccinale, sembra che il governo dell’ex presidente della Banca Centrale Europea, almeno per il momento, non abbia questa intenzione. Tutto però potrebbe cambiare in base alle esigenze che si presenteranno da qui alle prossime settimane e ai prossimi mesi.

Una eventuale ulteriore stretta potrebbe essere infatti decisa intorno alla metà di dicembre, e non è da escludere che il premier decida di giocare anche la carta dell’obbligo. Da Palazzo Chigi però, nel ribadire che al momento non sembra esserci questa necessità, ricordano anche che rappresenterebbe un problema politico da non sottovalutare per via della contrarietà all’obbligo della Lega di Matteo Salvini.

Nel frattempo però bisogna andare avanti con le somministrazioni e spingere anche sulle terze dosi, che in una prima fase saranno destinate a soggetti fragili, anziani e categorie a rischio, e poi man mano estesa anche a tutti gli altri cittadini.

Stato di emergenza, cosa farà Draghi?

Ma a parte le strategie che il governo adotterà per accelerare sulla campagna di vaccinazione di massa, all’orizzonte vi sono altri interrogativi ancora senza risposta. In particolare a breve il governo di Mario Draghi dovrà fare i conti con la scadenza, ormai prossima, dello stato di emergenza, fissata attualmente al 31 dicembre 2021.

Sappiamo che lo stato di emergenza per l’epidemia di Covid-19 fu dichiarato il 31 gennaio 2020 dall’allora governo Conte bis, e che secondo quanto stabilisce il decreto che ne regola il funzionamento, non è possibile operare ulteriori proroghe dopo il raggiungimento del limite dei due anni.

Resta ancora spazio per la proroga dello stato di emergenza per un mese, dopodiché Mario Draghi in sostanza dovrà decidere se rispettare l’attuale normativa che disciplina lo stato di emergenza, oppure operare una forzatura istituzionale, insomma cambiare la legge per far lasciare tutto com’è ora e tenere in piedi la struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo.

Una struttura commissariale che come sappiamo opera in deroga a diverse regole, e ciò è reso possibile proprio dalla dichiarazione di stato di emergenza. Se questo cessa, come previsto dalla legge che ne regola il funzionamento, vi sarebbero conseguenze anche per la campagna di somministrazione delle terze dose e per inoculare il farmaco anche nei bambini tra 5 e 11 anni.

L’unica strada percorribile, nel caso in cui Mario Draghi volesse ancora prorogare lo stato di emergenza oltre il 31 gennaio, sarebbe quella della forzatura istituzionale.

Per il ministro della Salute, Roberto Speranza, ciò non rappresenta un problema, fosse per lui sarebbe già cosa fatta, e gli dà ragione con un tweet di due giorni fa Enrico Letta che scrive: “se necessario il governo proporrà la proroga. E noi saremo dalla sua parte”.

Il presidente del Consiglio però, almeno in questa fase, non si mostra particolarmente incline a seguire questa strada, e secondo La Stampa il motivo sarebbe legato anche al fatto che “Draghi non è convinto sia realmente necessario”.

Le eventuali complicazioni politiche correlate all’eventuale forzatura istituzionale per via della contrarietà di Lega e Forza Italia sarebbero solo un problema secondario. Infatti da Palazzo Chigi tengono a sottolineare che così come per l’estensione dell’obbligo del Green Pass, anche con la proroga dello stato d’emergenza oltre i limiti previsti dalla legge il premier Draghi non esiterebbe nel caso lo ritenesse necessario.

Ma considerato l’andamento dei contagi neppure lontanamente preoccupante (e sarebbe quanto meno bizzarro che lo fosse visto che oltre l’85% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino) una proroga ulteriore dello stato di emergenza sarebbe difficile da motivare.

La proroga dello stato d’emergenza non sarebbe realmente necessaria neppure per continuare a somministrare le terze dosi, o per inoculare il farmaco nei bambini tra i 5 e gli 11 anni, visto che non occorrerebbe servirsi di hub vaccinali, né tantomeno servirebbe avere l’appoggio dell’esercito.

La struttura commissariale però, stando a quanto riporta ancora La Stampa, “è in grado di ottenere i vaccini in tempi molto più rapidi, derogando a molti passaggi burocratici”, ma vista la situazione attuale, anche motivare eventuali urgenze diventa piuttosto complicato.

Eppure l’idea di andare avanti a oltranza con lo stato di emergenza è tutt’altro che messa da parte. Qualche mese fa il sottosegretario Roberto Garofoli aveva già prospettato una mezza soluzione.

“Quando verrà il momento delle decisioni, faremo una valutazione attenta e decideremo” aveva detto Garofoli, spiegando che si potrebbero introdurre norme ad hoc che salvaguardino la struttura commissariale. In pratica in questo modo pur essendo ufficialmente terminato lo stato di emergenza, di fatto resterebbe tutto invariato come se non fosse mai terminato.

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