L’obbligo di esibire il green pass per andare a lavorare e per accedere a tutta una serie di servizi e pubblici eventi resterà in vigore fino alla fine dello stato di emergenza. Questo è quanto detto e ribadito più e più volte da fonti interne all’attuale governo e non, e d’altra parte, almeno in teoria, che senso avrebbe un’imposizione simile fuori dal contesto emergenziale?

Quanto allo stato di emergenza, sappiamo che attualmente in base alla proroga più recente, la scadenza è fissata al 31 dicembre 2021, ma sarà possibile, per legge, fare una ulteriore proroga che faccia slittare la scadenza al 31 gennaio 2022, e a quel punto saranno stati raggiunti i 24 mesi consentiti dalla legge.

Il governo di Mario Draghi quindi, entro quella data, dovrebbe mettere da parte la struttura commissariale alla cui guida abbiamo il generale Francesco Paolo Figliuolo, e dovrebbe contestualmente disinnescare tutta una serie di misure volte, sempre in teoria, a ridurre il rischio di diffusione del contagio.

Lo stato di emergenza quindi potrebbe durare solo fino al 31 gennaio 2022, quando sarà raggiunta (per la prima volta) la durata massima di due anni prevista dal codice della protezione civile, e per l’esattezza dal decreto n. 1 del 2018.

Il governo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea tuttavia prevede già di prorogare ugualmente lo stato di emergenza, e con esso l’obbligo di Green Pass, ben oltre questo limite fissato, in modo peraltro molto chiaro, dalla legge.

La notizia è riportata da vari media, ma il governo in realtà non ha ancora preso una decisione che, invece, dovrebbe arrivare “al più tardi entro fine novembre” come riporta Il Messaggero.

Per quanto riguarda il Green Pass, il governo sta ragionando sulla possibilità di estendere la durata dell’obbligo anche al lavoro fino all’inizio dell’estate 2022. Questo dovrebbe permettere al governo di spingere ancora sulla campagna vaccinale nella speranza di riuscire a raggiungere la tanto agognata quota del 90% della popolazione.

L’obbligo vaccinale surrettizio quindi, con ogni probabilità, sarà prorogato almeno per altri 3 o 6 mesi, così pure lo stato di emergenza. Ma com’è possibile portare lo stato di emergenza fino all’estate 2022, e probabilmente anche oltre, se per legge il limite sarà raggiunto al 31 gennaio? Ce lo spiega, o almeno sembra in qualche modo provarci, Il Messaggero.

Per legge, lo ribadisce lo stesso quotidiano, lo stato di emergenza non può essere rinnovato per più di 24 mesi, tuttavia “lo status potrebbe finire incardinato in un emendamento a una legge ordinaria oppure in un provvedimento ad hoc e rinnovato per qualche altro mese”. È con queste parole che Il Messaggero ritiene di aver spiegato in che modo lo stato di emergenza potrà essere prorogato anche dopo i 24 mesi.

Non solo, perché nello stesso articolo si legge che non è da escludere che si vada anche oltre, perché “a toglierlo se i numeri lo consentono ci si mette poco” mentre “rinnovarlo ha un costo in termini di tensioni sociali e politiche” che tuttavia non sembra particolarmente alto data l’attuale situazione.

Senza stato di emergenza cosa cambierebbe?

Se lo stato di emergenza dovesse finalmente terminare magari non si tornerebbe alla normalità, ma ci sarebbero comunque dei cambiamenti più o meno interessanti.

Prima di tutto il governo centrale non potrebbe più gestire diverse delle mansioni che spettano normalmente alle Regioni, e dovrebbe anche mettere da parte il Commissario per l’Emergenza nonché il Comitato Tecnico Scientifico.

Inoltre qualcosa potrebbe cambiare anche per quel che riguarda lo smart working, anche se in tal senso le differenze sarebbero appena percettibili. D’altra parte il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, sta cercando già da ora di riportare tutti i dipendenti della PA in presenza, con una quota di lavoratori in smart working del 15% massimo.

Un cambiamento vero e proprio lo si avrebbe anche per quel che riguarda i viaggi all’estero che, una volta cessato lo stato di emergenza, non potranno essere vietati verso nessuna destinazione.

Attualmente infatti sono attive le liste che suddividono le destinazioni straniere in A, B e C a seconda del presunto rischio contagio da Sars-CoV-2, e queste liste verrebbero automaticamente azzerate con la cessazione dello stato di emergenza.

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