Non è servita a molto la ‘lezione’ impartita con l’emergenza sanitaria Covid-19, visto che il governo guidato dall’ex presidente della Bce ha deciso di imboccare nuovamente la strada dei tagli alla sanità dopo una brevissima parentesi aperta (e in procinto di essere richiusa) nel 2021.

Per la Sanità 6 miliardi di euro di tagli in programma

Il governo di Mario Draghi, a dispetto di tutte le misure introdotte nel dichiarato intento di tutelare la salute pubblica, programma tagli alla sanità per circa 6 miliardi di euro tra il 2022 e il 2023. Non si tratta di un’ipotesi ventilata distrattamente tra un Consiglio dei Ministri e l’altro, ma di quanto scritto nero su bianco nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza.

I tagli alla sanità per 6 miliardi di euro infatti sono stati previsti nella Nadef già approvata dal Parlamento nei giorni scorsi con una risoluzione di maggioranza. Il documento prevede da un lato che il governo si impegni a consolidare la crescita del PIL utilizzando al contempo le risorse del bilancio per la sanità, e dall’altro si andranno a ridurre le spese in ambito sanitario per gli anni 2022 e 2023.

D’altra parte la spesa in ambito sanitario è stata di anno in anno ridotta in nome dell’austerità imposta dal patto di stabilità, e quella del 2021 è stata solo un’eccezione. Si è trattato niente più che di una parentesi, con un aumento della spesa per la sanità di 6 miliardi per il 2021, per un totale di 129 miliardi di spesa complessiva.

Nel 2022 però la spesa per la sanità subisce intanto un primo taglio, di 4 miliardi di euro appunto, il tutto nonostante siano piuttosto frequenti i riferimenti fatti, anche dallo stesso presidente del Consiglio Draghi, alla “prossima pandemia”.

La salute pubblica quindi è importante fintanto che si tratta di imporre chiusure e restrizioni, obbligo di mascherina, distanziamento e Green Pass, ma passa in secondo piano nel momento in cui si tratta di stanziare risorse economiche che potrebbero aumentare il numero di posti letto disponibili e di personale.

Nel 2023 la spesa per la sanità si riduce ulteriormente nei programmi di Mario Draghi, infatti da quanto scritto nella Nadef evinciamo che dai 125 miliardi di spesa del 2022 si passerà ai 123 miliardi del 2023. In tutto, tra i 4 miliardi di spesa in meno dell’anno prossimo e i 2 miliardi in meno dell’anno seguente, la spesa per la sanità si riduce in 6 miliardi di euro.

Per il 2024 invece nessun taglio, anzi si prevede di aumentare la spesa per la sanità di 1 miliardo, portandola dai 123 ai 124 miliardi di euro. Ben poca cosa se si considera che stiamo parlando di uno dei Paesi che si sono trovati maggiormente in difficoltà nell’affrontare l’emergenza Coronavirus anche per via dei pochi posti letto disponibili sia nei reparti di terapia intensiva che in quelli di medicina generale.

Nella Nadef si legge che “nel biennio 2022 – 2023 la spesa sanitaria a legislazione vigente calerà del -2,3 per cento medio annuo per via dei minori oneri connessi alla gestione dell’emergenza epidemiologica” e che “a fine periodo è prevista una crescita limitata, dello 0,7 per cento, ed il ritorno ad un livello del 6,1 per cento del PIL”.

Aiom chiede di “investire e promuovere la lotta contro il cancro”

Lo scenario descritto insomma è quello di un miglioramento della situazione emergenziale legata alla diffusione del Covid-19, motivo per cui si andranno a stanziare risorse meno cospicue alla sanità. In altre parole si gettano le basi per ritrovarsi nel caso i una nuova pandemia, esattamente nella stessa situazione di impreparazione in cui ci siamo trovati a inizio 2020 per via di 10 anni di tagli alla sanità.

A far notare le carenze del sistema sanitario nazionale anche l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) che ha evidenziato l’importanza di tornare a “investire e a promuovere la lotta contro il cancro” visto che in Italia le oltre 3 milioni di persone che hanno la malattia affrontano una situazione molto difficile sotto questo aspetto con servizi e risorse stanziate del tutto inadeguate.

Secondo alcune stime nel 2020 le nuove diagnosi di tumore sono diminuite dell’11% rispetto al 2019, i nuovi trattamenti farmacologici si sono ridotti del 13% e gli interventi chirurgici si sono ridotti del 18% circa.

Quanto agli screening, il presidente Eletto Aiom Saverio Cinieri ha fatto notare che “lo scorso anno abbiamo avuto oltre due milioni e mezzo di esami di screening in meno rispetto al 2019” e il presidente Nazionale Aiom, Giordano Beretta ha ricordato che il numero dei decessi registrati annualmente per patologie oncologiche “potrebbe aumentare anche per colpa del Covid-19 e delle sue conseguenze nefaste sull’intero sistema sanitario nazionale“.

Ed è infatti lo stesso Beretta a chiedere “un intervento delle istituzioni per continuare a poter erogare i livelli di assistenza precedenti all’avvento del Covid-19”.

Sullo stesso tema è intervenuto anche Carlo Palermo, segretario nazionale dell’Annao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri. Questi ha recentemente illustrato le pessime condizioni in cui si trova la sanità pubblica italiana, sottolineando sul problema dei dipendenti “schiacciati da una macchina che esige troppo e non li ascolta” e che, con l’inizio dell’emergenza Covid ha messo a dura prova i medici.

Infatti con la pandemia Covid-19 sono “aumentati i carichi di lavoro, complessità assistenziale, stress fisico e psichico”. Sarebbero queste ragioni che hanno spunto una buona parte dei medici a fuggire dagli ospedali.

Il segretario Palermo ha infatti chiesto di “assumere personale, riconoscere ai medici e ai dirigenti sanitari un ruolo decisionale nella governance delle aziende e valorizzare economicamente le professioni”.

Ma ancora una volta il governo di Mario Draghi segue un binario che porta in una direzione completamente diversa e non sembra incline all’ascolto. Si va avanti quindi con la linea dei tagli alla sanità pubblica che è stata portata avanti negli ultimi 10 anni e che ha fatto trovare l’Italia del tutto impreparata davanti alla pandemia.

Intanto dal ministro della Salute Roberto Speranza nessun segnale. Eppure era proprio Speranza che qualche mese addietro illustrava le grandi opportunità legate alle risorse che sarebbero arrivate con il Recovery Fund e grazie alle quali sarebbe stato possibile “rilanciare il Servizio sanitario nazionale”.

Ed era sempre Roberto Speranza che parlava di “chiudere per sempre la stagione dei tagli alla sanità”, evidentemente però la stagione non si è chiusa affatto, così nel caso di nuove pandemie non resterà altro da fare che chiedere ai cittadini di restare a casa, e se avremo più malati di quanti il sistema sanitario è in grado di gestire sarà chiaramente ‘colpa dei cittadini’.

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